CAPITOLO 8: Il risoluto riscatto

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Imperare sibi maximum imperium est”


"Drav..."
udii una voce lontana chiamarmi.
Cercava di strapparmi alla landa desolata in cui mi ero rifugiato, per restituirmi alla realtà.

"Drav!"
Seph urlava, scuotendomi e schiaffeggiandomi vigorosamente.

"È viva, amico! Ritorna da me!"
aggiunse con forza.

È viva.

Una tenue fiammella di speranza si accese esitante nella mia oscurità.

"Carmilion diglielo tu!"
aggiunse lui, il tono impregnato d'angoscia.

"Draven"
esortò una confortante voce famigliare
"la tua Compagna è viva!
Ha perso molto sangue, ma ha mancato gli organi vitali...
mi senti?"

È viva.

"Non l'ho mai visto in questo stato Carmilion...cosa cazzo succede?"
mormorò Seph esasperato.

"Seph, tu non hai ancora una Compagna.
Non conosci ancora l'effetto devastante e annientante della Comunione"
spiego' pazientemente.
"Quando l'avrai ti renderai conto dell'enormità della cazzata che hai fatto, anche se in buona fede"

"Draven, mi senti?"
mi richiamò il medico con un tono calmo e confortante
"La tua Compagna è viva, ma ha bisogno di te".

Con un grandissimo sforzo, lentamente, aprii gli occhi.
Mi sembrò come di riemergere dalla nebbia.
Di riemergere a fatica dalle sabbie mobili poco prima di esserne risucchiato completamente.

"Dov'è?"
tuonai, balzando in piedi e scansando con violenza tutti gli ostacoli tra me e la porta.

Nella mia furia lo individuai e mi scaraventai su di lui con ferocia.

"Ti distruggo"
soffiai ferino artigliandogli convulsamente le mani sul collo, mentre Carmilion si fiondava su di me per trattenermi.

"D-Drav..."
balbettò Seph soffocando nella morsa, sgranando gli occhi incredulo.
"t-tu dovevi dirglielo!"

"Tu non ne avevi il diritto!"
urlai a squarciagola continuando a stringere, mentre refoli del suo respiro crepitavano tra le mie dita.

Seph rantolava cianotico, le labbra bluastre socchiuse alla disperata ricerca di aria.
I suoi occhi iniettati di sangue erravano implorando perdono.

Carmilion, che era al mio fianco, appoggiò una mano sulla mia spalla mantenendo la calma.
Pacato e flemmatico come sempre.

"Draven...Dux.
Torna in te.
Ci sarà tempo, dopo, per appianare le vostre divergenze.
La tua Compagna ha bisogno di te, ora"
incalzò carismatico e persuasivo.

La sua voce divenne un balsamo per lenire le mie ferite interiori.
Una minuscola serratura dentro me scattò, aperta con la potente chiave della Comunione.

"A te penserò dopo"
sussurrai monocorde lasciando di scatto la presa mentre Seph crollava esanime sul pavimento, spezzato a metà da spasmi di tosse e conati.
Ansimava rumorosamente, anelando aria.

"Dov'è"
chiesi in preda alla smania incontrollabile di vederla e assicurarmi delle sue condizioni.

Aveva tentato di uccidersi per colpa mia.
E c'era quasi riuscita.

Mille pensieri si rincorrevano disperatamente nella mia mente mentre mi accompagnavano da lei.
Poi, nell'ansia e nel dolore, fu come se si squarciasse un velo che ricopriva pesante la mia vista interiore, il mio terzo occhio sino ad allora rimasto cieco.

Non potevo più essere come prima.
Nulla poteva più essere come prima.
Ora c'era lei nella mia vita.
Ora era lei la mia vita.

"È qui dentro"
mormorò Carmilion, afferrando la mia mano avida mentre agguantava la maniglia.

"L'ho sedata con la tintura di laudano"
mi spiegò trattenendo con una presa decisa la mia impazienza
"ho estratto la lama e l'ho suturata con filo di seta imbevuto nell'argento".

Fremevo dall'urgenza di vedere il suo viso e di proteggerla, ma Carmilion mi afferrò le spalle saldamente
"Ascoltami"

"Devo vederla! Voglio vederla...ti prego!"
lo implorai.

"Temo che dovrai rimandare qualsiasi rimprovero perché è salva, tuttavia la situazione è ancora molto delicata"

Delicata?

"Mi spiace dover infierire, ma è necessario che tu comprenda.
Lei è quasi morta, perciò deve riposare.
Non può permettersi nessuno sbalzo d'umore o tensione,
ti è chiaro? "

È quasi morta.

"Avrà bisogno di assoluto riposo e di alimentarsi costantemente.
E dovrebbe assumere il tuo sangue..."

"No!"
urlai.

"Lei non vuole trasformarsi, e non glielo imporrò"
sentenziai.

"Ma, rischia di non farcela..."
insistette.

"Io non le mentirò più. Non la costringerò più.
Tutto quello che avverrà d'ora in avanti sarà solo ed esclusivamente una sua libera scelta"

Carmilion mi guardò a lungo sostenendo il mio sguardo spiritato, ma irremovibile.

"Allora dovrai starle accanto nel modo più discreto possibile e non potrai nutrirti sino a quando non si sarà rimessa completamente"

"E sia"
dissi d'un fiato.

Carmilion lasciò la presa e si voltò suo malgrado per allontanarsi.

"Sai cosa ti costerà questo, vero?"
mi chiese rimanendo di spalle.

"Ne sono perfettamente conscio"
ammisi.

"Chi regnerà se tu morirai?"

"Se sarà necessario, abdicherò in favore di Seph.
È come se fosse mio fratello, nonostante tutto.
E ti nominerò consigliere, così lo aiuterai a sedare i suoi impulsi e a regnare con equilibrio e cognizione "

Si girò lentamente di tre quarti.

"Faresti questo per lei?"
mi chiese incredulo.

"Io non esisto più senza di lei"

"La Comunione...non può essere, la Comunione è auto-conservativa"
riflette' ad alta voce.

"No" considerai.
"È qualcosa di distruttivo, degenerativo e logorante come una malattia".

Carmilion mi guardò interrogativo inclinando di lato il capo ed aggrottando la fronte.

"È amore".





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