CAPITOLO 6: Alto tradimento

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"Et monere et moneri proprium est verae amicitiae”

"Draven"
vociò Sephirot con voce grave e lo sguardo spiritato.

"Che c'è Seph..."
mormorai stanco scendendo da cavallo.
Indugiai in una delicata carezza sulla sua criniera nera ringraziandolo silenziosamente del suo sforzo e lui sbuffo'.
Era stato un lungo viaggio senza soste, pur di fare al più presto ritorno.

"La piccola donna rossa..."
balbettò timoroso.

Mi bloccai afferrandolo per i polsi, le pupille dilatate dal terrore.
Un cupo presagio mi oscurò la mente.

"Dov'è la mia Immortale?"
tuonai.

"Draven non lo sappiamo"
confessò lui abbassando lo sguardo colpevole.
"Era in biblioteca, c'è stata tutto il giorno..."

"Sephirot Bolshov, il mio fottuto comandante dell'esercito, mi sta dicendo che si è perso una ragazzina?"
imprecai fuori di me.

Lui, affranto, stava a testa bassa davanti a me, con le ampie spalle ingobbite pronte ad incassare il colpo.

"Se tieni alla tua stupida vita ti conviene ritrovarla prima che cali il buio e il freddo" ringhiai, afferrandolo per il bavero della giacca sino ad alzarlo da terra di una spanna.

"Guardie!"
urlai come un forsennato nel cortile antistante le stalle, mentre Sephirot si inchinava rapido per poi correre dentro al palazzo.

"Sire"
i soldati si radunarono facendo tintinnare le armi nella corsa per poi schierarsi davanti al mio cospetto ansimando.

I miei occhi divenuti pericolosamente di bronzo lampeggiavano ira e paura.

"Dividetevi in gruppi e setacciate tutte le tenute"
sibilai
"ORA".

Spalancai il portone d'ingresso facendolo sbattere con un forte tonfo e ordinai alla servitù di procedere alle ricerche anche all'interno del castello.

L'arcigno consigliere Zaphir emerse da un angolo d'ombra e si avvicinò, le labbra piegate in una sadica smorfia d'ironia, incurante della mia rabbia.
"E così vi siete già perso l'umana..."

Perso.

Un rivolo gelato di sudore scese lentamente lungo la spina dorsale.

"Consigliere Zaphir, mantenete contegno al mio cospetto"
sibilai
"e non osate mai più denigrare la mia Immortale o vi farò incriminare per lesa maestà" conclusi duro.

Un lampo ostile di sdegno percorse i suoi piccoli occhi da insetto.

"Perdonate Sire"
mormorò untuoso piegandosi in un profondo inchino
"Non volevo affatto offendere la vostra Immortale"
aggiunse strascicando malvolentieri le ultime parole e si allontanò, facendosi inghiottire dalle stesse ombre da cui era comparso.

Attraversai i lunghi corridoi a grandi falcate, il cuore che pompava fiotti di angoscia.

Dove sei?’ urlava disperatamente la mia mente, cercando di percepire il suo richiamo.
La nostra intima connessione bruciava come l'inferno.
Non era morta, quindi.
Il dubbio iniziò a serpeggiare dentro di me, lacerandomi la carne con le sue spire velenose.
‘E se fosse scappata?’ ammisi a me stesso la possibilità.
Eppure sembrava avere iniziato a comprendere la nostra natura.
Le sue credenze avevano iniziato a scalfirsi...o la mia era solo speranza?
Illusione?
Il pensiero del tradimento faceva dannatamente male.

DUX BRUMAEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora