Il Dux Brumae era di una bellezza superba ed innaturale.
Era come un maestoso felino.
Una bellissima pantera elegante e letale, con il suo mantello nero lucidissimo e teso sui suoi muscoli guizzanti, gli occhi gialli vibranti e selvaggi e zanne e artigli pronti a proteggere ma anche ad uccidere.
Era proprio come lo ricordavo poco prima che il suo elegante profilo sparisse dietro l'uscio in cui mi aveva segregato con l'inganno.
Proprio come lo ricordavo prima che decidesse di negarmi il nutrimento e farmi morire di fame.
E nonostante tutto faticavo ancora a credere che il Draven che diceva di amarmi e che avevo amato visceralmente e quello che invece mi aveva inflitto questa pena disumana,
fossero davvero la stessa persona.Il mio aguzzino continuava a guardarmi con i suoi occhi neri come l'onice e profondi come gli abissi,
pretendendo di farmi credere di essere sollevato che fossi miracolosamente sopravvissuta alla morte certa a cui lui stesso mi aveva assoggettato.
Eppure lui stesso mi aveva rinchiuso con l'inganno in quella angustia stanzetta che era stata il mio sepolcro.
Credeva non sapessi che era stato lì a vegliarmi tutto il tempo del supplizio che lui stesso mi aveva riservato, per assicurarsi sadicamente che il suo maleficio fosse compiuto senza ombra di dubbio?Il mio Compagno Immortale,
lo stesso che aveva giurato di amarmi più della sua stessa miserabile vita che più volte aveva barattato senza indugio alcuno pur di salvare la mia,
aveva desiderato che io morissi per un motivo che mi era del tutto oscuro e che non si era affatto curato di mettermi a parte.
E neppure alla fine era stato pietoso e magnanimo, scegliendo per me una morte lunga ed impietosamente dolorosa.Non che importasse ora a conti fatti, ma ero tremendamente curiosa di sapere quale efferata iperbole avesse compiuto quella sua mente disturbata per arrivare ad un tale declino.
Per arrivare da un millantato amore così grande ad un altrettanto forte desiderio di annientarmi.Perché?
Persino il suo atteggiamento ora era contrastante e contraddittorio.
Il suo tono era severo e freddo, autoritario.
Le sue parole erano asciutte e aride, nette e rapide come frustate.
Ma i suoi occhi scuri mi raccontavano tutt'altro.
Mi osservavano tormentati ed inquieti con quella che sembrava autentica premura e parevano accarezzare il mio corpo con adorante devozione.Perché?
Il Dux Brumae era uno spietato psicopatico?
Il mio Compagno Immortale era preda di un maleficio?
O sin dall'inizio era stato tutto un macchinoso e teatrale inganno?Ora non avrei avuto risposta alle mille domande che si infrangevano come una roboante risacca nella mia mente.
Ora eravamo io e lui soli in quella stanza e dovevo concentrarmi sulla mia sopravvivenza.
Aveva allontanato tutti coloro che in qualche modo mi erano stati amici e che potessero venirmi in aiuto.
Due fiere ferite ed affamate lasciate sole sull'arena.Continuava a guardarmi e a bersagliarmi di domande con quel tono pungente ed esigente,
come se volesse costringermi ad agire d'impulso senza pensare.
Mi stava provocando in modo puntuale e sistematico, quasi strategico come fosse una tattica militare.
Lui si avvicinava lentamente, ma incessantemente.
Bellissimo, ma pericoloso come una fiera selvaggia.
La tensione era quasi all'apice estremo.
Ero nervosa e disorientata da tutte le antitesi tra le quali anche l'eventualità che mi aggredisse,
ma ero pronta a scattare.Poi lo fece.
Senza una sola parola di preavviso e senza mutare espressione,
si tagliò la gola con la punta del suo fottuto indice.
Un gesto rapido e netto, pulito.
Avrei impiegato del tempo a realizzare cosa aveva fatto se non avessi visto il suo sangue fuoriuscire subito in fiotti densi e scuri dall'incisione.Perché?
Perché cazzo l'aveva fatto?Per costringermi ad agire senza pensare.
Per costringermi ad usare l'istinto puro, senza perdermi nell'apparenza.
Per darmi una dimostrazione pratica ed efficace di ciò che veramente contava tra mille interrogativi e dubbi da derimere rimasti in sospeso.
Concentrarsi sulle priorità immediate ed accettare un compromesso seppur momentaneo, o perire entrambi.
Lui ed io.
Vivere o morire.Pensai velocemente,
nel panico,
ma il suo sangue continuava a defluire ruscellando senza sosta lungo il suo collo marmoreo sino sul panciotto ormai imbevuto e poi ancora sul margine dei pantaloni.
Lui mi guardava fisso senza battere ciglio mentre i suoi occhi scuri progressivamente perdevano la loro intensità diventando opachi, offuscati dal velo incombente della morte.Cazzo.
Dovevo scegliere ora.
E qualcosa dentro di me mi suggeriva che non si trattava soltanto di una pura scelta di comodo o sopravvivenza.
Nonostante tutto, non si trattava soltanto di agire pur di mantenere in vita colui che poteva a sua volta permettermi di sopravvivere.
Non si trattava solo di sopravvivenza.
Si trattava di una scelta di vita.
Realizzai con disappunto che ancora adesso,
mio malgrado,
nonostante avesse tentato di uccidermi nel peggiore dei modi e senza un motivo noto,
avrei comunque scelto lui.
Realizzai inorridita da me stessa che anche se la mia vita non fosse dipesa dalla sua,
avrei comunque scelto lui.
Nonostante fosse il mio lucido e spietato assassino,
lo amavo ancora disperatamente ed ero ancora disposta ad illudermi che fosse tutto frutto di un'increscioso errore e non della sua volontà consapevole.Cosa cazzo non andava in me?
Era questa l'eredità che mi aveva lasciato quello scellerato di mio padre?
Mi aveva abituato ad accettare il dolore e la sottomissione?L'odore inebriante del suo sangue mi stava fottendo il cervello e l'agonia della sete ingombrava la mia mente con un mantra martellante.
Scossi la testa vigorosamente nel tentativo di tornare in me.Si, lo amavo.
Lo amavo disperatamente.
E non avrei potuto smettere di farlo soltanto perché lui forse non provava più lo stesso, né tantomeno se per qualche oscuro motivo voleva uccidermi.Strappai la pelle del mio polso con un morso deciso e glielo ficcai grondante direttamente sulla bocca.
Glielo imposi,
perché il suo istinto di predatore non avrebbe potuto rifiutare l'offerta del sangue.
Gli avrei impedito di morire con tutta me stessa,
se era ciò che voleva ottenere.
Fanculo.
Non gli avrei permesso di morire.
Oh no cazzo che non glielo avrei permesso.
Lui doveva vivere.
Doveva vivere e dirmi che non mi amava più.
E se voleva uccidermi,
doveva farlo guardandomi negli occhi mentre esalavo l'ultimo respiro.Non riuscii più a resistere e lo morsi a mia volta sulla carotide.
Il fiotto del suo sangue inondò la mia gola inaridita eccitando subito i miei sensi.
Lo sentii sussultare a sua volta non appena le mie labbra sfiorarono la sua pelle e mugolare voluttuosamente mentre suggevo il suo sangue.
Mi aggrappai a lui con forza e sorpresa sentii le sue braccia muscolose avvolgermi e trattenermi saldamente,
invece che respingermi.Mi feci incantare dal canto ritmico del suo sangue, dal suo sacro richiamo a cui non avrei potuto sottrarmi neppure volendo.
All'improvviso sbarrai gli occhi, sgomenta e sconvolta.
Atterrita.Ora conoscevo la verità.
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DUX BRUMAE
VampireDraven è un vampiro ed è il Dux Brumae, il principe della Congrega d'Inverno. Non ha ancora trovato la sua Immortale, la compagna eterna. Poi, il 'giorno del Raccolto', alcuni mercenari vengono a riscattare la ricompensa per un' umana da loro barbar...