CAPITOLO 28

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Macarena

Quando riprendo i sensi e cerco di muovermi una corda mi si stringe intorno al collo cercando di soffocarmi.

Spalanco lo sguardo di colpo e mi rendo conto che sono seduta su una vecchia sedia di legno, con mani e piedi legati con una corda che passa intorno al mio collo.

Se mi muovo, mi strangolo.
Il che significa che non posso muovere nemmeno un muscolo.

Ho un bavaglio stretto sulla bocca.

Non mi agito nemmeno in questa situazione di alto rischio, non vado in panico e non mi dimeno.

Al contrario, resto spaventosamente calma, nonostante sia consapevole che il tempo scorre velocemente e che di sicuro non rallenterà per noi.

Davanti a me posso vedere la bomba sul tavolo.
La seconda bomba.

Lane mi afferra da dietro e sibila come un rettile "Non lo puoi fermare.. lo capisci?" È come se sapesse leggere nella mia testa "Lei non può farci nulla. Quando il tempo scadrà, Zulema Zahir perderà tutto quello e tutti quelli a cui teneva.." mi accarezza i capelli e un brivido di disgusto mi attraversa la schiena "..gli amici.. i vecchi amori.. e quelli nuovi.."

La voce di Riccia scombina i piani "Maca! Maca! Dove sei??"

Urlo a pieni polmoni nonostante il bavaglio che attutisce le grida ma lo faccio con tutta la potenza di fiato che ho perché sono cosciente del fatto che la mia vita dipende da questo "Riccia! Riccia!"

Lane mi afferra per la gola e l'ultimo grido rimane bloccato senza uscire, i suoi occhi gialli mi inceneriscono rendendomi inquieta "Ti consiglio di non guardare" mi fa l'occhiolino prima di sparire dietro al mobile.

Dalla porta entra Riccia con la pistola in pugno, perlustra la stanza ed io le urlo "Riccia! Riccia! Stop! Stop!"

"Maca?" La sua concentrazione è su di me e non su di Lane che la colpisce all'improvviso, disarmandola.

Avendola presa alla sprovvista, lei non ha il tempo di attaccare, e si mette quindi sulla difensiva.
Una posizione di netto svantaggio visto la preparazione di Lane sia a livello strategico che a livello fisico.

La sovrasta completamente mentre io mi dimeno sulla sedia rischiando la mia stessa vita "Riccia! Riccia!" Urlo nonostante il bavaglio.

La colpisce in pieno viso finché il naso non le si rompe e il volto viene ricoperto dal suo stesso sangue.

Cerco di slegare i nodi ma mi è impossibile: sono stretti e, avendo le mani legate dietro la schiena, non ho nemmeno una visuale chiara.

Cade a terra e lui prende una seconda corda, gliela lega intorno al collo proprio davanti a me e, da come la solleva, so che vuole impiccarla appendendola al soffitto con l'aiuto del lampadario rudimentale fatto di ferro battuto.

Se solo fossi libera di muovermi, glielo impedirei.

Mi guardo intorno alla ricerca di una rapida soluzione al mio problema, il tempo non è mai stato così prezioso, non trovo una risposta finché non mi viene una malsana idea.
So che farà male ma devo farlo.

Mi alzo sulle punte, trascinando la sedia con me, e poi mi getto all'indietro con il peso di tutto il corpo.

Sbatto contro il pavimento e la sedia si spacca, andando in tanti pezzi, liberandomi.

Nel frattempo, Riccia è già appesa.

Colpisco Lane alle spalle e lo mando a terra, il tempo che necessito per spingere una piccola cassa sotto i piedi di Riccia per evitare che si strozzi, lui si rialza e mi si avventa contro.

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