CAPITOLO 26

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Zulema

Per qualche istante rimaniamo a guardarci senza sapere cosa dire.

Non la vedo da anni e onestamente non so se provo nostalgia, rimpianto, sensi di colpa o preoccupazione.

La voce di un uomo interrompe la scena "Helena!"

Mi volto.
Alto, moro, con una leggera barba curata e occhi ghiaccio.
Non mi serve molto per capire che stanno insieme.

"Lui lo sa?" Le chiedo sottovoce senza specificare.

Sa che sono la sua ex moglie?
Sa che è stata rapita?
Sa che io sono un' agente?

Lei scuote la testa e mi sussurra "No.."

Forse è meglio così.
Un segreto tenuto nascosto per proteggerlo, al suo posto avrei fatto lo stesso.

Lui ci raggiunge con la sicurezza di uno che sa che ha un ruolo nella vita di lei ma con lo sguardo di una persona che non mi riconosce e come potrebbe? Lei non gli ha mai parlato di me.

Lo presenta "Questo è mio marito, Erik.. e lei è.."

Chi sono io?
Le verità.. non ha molta rilevanza.

Gli stringo la mano "Dottoressa Thorne, Robbie Thorne.. lavoravo con Helena.."

Lei regge il gioco senza troppi problemi "All'ospedale San Thomas.. prima di New York.."

Lui mi sorride "Ma dai!? ..che coincidenza!"

"Lo è davvero.." commento io.

Il mio sguardo finisce per un solo secondo sulla mia squadra, su di Lei.
Tutte e tre sono immobili come statue mentre stanno osservando la scena ascoltando la conversazione grazie all'auricolare che indosso. Non riesco a decifrare la sua espressione.

Questo Erik mi chiede "Come mai da queste parti?"

Invento una scusa al volo "Ero a Turtuk.. non lontano da qui..e so che.. vi serve aiuto?"

Lui mi sorride comprensivo "Oh beh.. in realtà qui abbiamo quasi finito.. il villaggio è stra quasi del tutto vaccinato.. ma che ci facevi a Turtuk?"

"Robbie è qui in vacanza.." abbozza Helena.

Niente di tutto ciò.

"No.. no.. in realtà sto lavorando.." la guardo negli occhi e capisce che se sono qui è perché qualcosa non va "..siete lontani da casa anche voi.."

Lui afferma un gigantesco "Sì! Grazie al nostro angelo custode.."

Alzo un sopracciglio e ricordo Walker dall'ascensore che mi disse che era il suo angelo custode "Angelo?"

Lui mi spiega gentilmente "Beh, sì.. gestivamo un ospedale da campo vicino a Darfur quando è scoppiata l'epidemia e ci chiama un donatore che vuole rimanere anonimo.. così dal nulla.. e ci dice che è pronto a finanziare l'intera operazione a una condizione.."

Helena si volta e riconosce Riccia con Saray "..che gestiamo tutto noi.."

"Ci crederesti?" Mi domanda lui.

"Ci credo, sì" confermo io senza alcun dubbio.

Lui pensa a voce alta "Già.. Una vera fortuna..."

"..una vera fortuna.." gli fa eco lei.

"Una vita intensa" commento io senza doppi fini, la realtà è che ho sempre voluto che lei riuscisse a ricostruirsi una vita.. senza di me.

Lui avvale la mia affermazione "Pensa che prima di Helena io non viaggiavo mai uscito dall'ospedale tanto meno che da New York.. sette giorni a settimana a tempo pieno senza vacanze.."

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