CAPITOLO 46

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Un mese dopo
ZULEMA

I miei tacchi picchiettano sul lastricato di marmo mentre percorro il corridoio principale con passo sicuro, spalle indietro e testa dritta.

Passo davanti a quello che è stato il mio ufficio per quasi vent'anni di carriera e mi fermo.

Riccia sta borbottando contro una stampante e Saray ride prendendola in giro "Si gioca o si lavora?"

Entrambe sobbalzano e Saray si volta per dirmi "Riccia ha rotto la stampante.. di nuovo!"

Riccia la fulmina con lo sguardo "Se tu non mi ci avessi messo sopra, probabilmente non sarebbe rotta!"

Non mi serve molto per capire come mai l'ha messa proprio lì, posso solo dire che è l'altezza giusta per molti molti aspetti "Il tavolo di Maca ha fatto una fine simile.. ma a casa almeno non bisogna dare spiegazioni"

Riccia sbianca "Il Direttore vorrà la mia testa!"

Saray ed io scoppiamo a ridere scuotendo la testa "Gitana.. con quelle dita d'oro.. dalle una mano!"

Lei arrossisce scoppiando a ridere "Ma l'ho fatto! Di questo non può lamentarsi!" Riccia le lancia una penna che riesce a schivare per un soffio. Saray mi osserva meglio "A proposito.. Tailleur elegante e tacchi alti vuol dire solo una cosa.."

Alzo gli occhi al cielo sbuffando "..incontro con il Direttore"

Saray si corregge "Okay allora due.."

Maca ama i miei completi, pensa che nessuna di noi se ne sia accorta di come mi guarda quando li indosso e non si chiede come mai ultimamente lo faccio così spesso.

Riccia si alza in piedi "È vero quindi? Te ne stai andando?"

Le guardo male "Ne dubitavate forse?"

Saray è la prima a rispondere "È solo che non sono pronta a lavorare senza di te ma.. sono contenta per questa scelta, te lo meriti"

Annuisco, metà della mia vita è stata dedicata a questo, ma adesso ho bisogno di essere felice "Ho davvero bisogno di voltare pagina.."

Riccia sorride entusiasta "Beh direi un discreto Grow up considerando quello che andrai a fare!"

Alzo un sopracciglio "Tipo?"

"Sesso sfrenato!" Esclama lei urlando, io sgrano gli occhi, Saray le da una gomitata nei fianchi "Ahi! Ma è vero!"

"Sei veramente una cafona!" La rimprovera.

"Ma sincera! Ammettilo! Lo pensi anche tu!" Iniziano a litigare ed io a ridere.

Mi mancheranno questo genere di comicità di spessore.

Saray la zittisce e poi si rivolge a me "Ehi.. ci sarà modo di vederci.."

Le punto l'indice contro "Non osare sposarti o mettere su famiglia senza avvertire"

Alza le mani in segno di resa "Non potrei mai farlo.." poi mi sorride, siamo come sorelle e vivere lontane non è mai stato nei piani ma a volte la vita ci sorprende "..mi mancherai"

"Anche tu.." l'abbraccio forte e lei mi stringe a sé, poi è il turno di Kabila "..tu invece un po' meno"

Fa finta di offendersi "Ma dai!"

"Vieni qui, deficiente!" La prendo e me l'abbraccio.

Un ultimo sorriso, un ultimo sguardo al mio ufficio e alla mia scrivania vuota, prima di chiudere questo capitolo.

Percorro ancora qualche metro nel corridoio prima di bussare alla porta e fare capolino dalla "Scusi, Direttore, voleva vedermi?"

Lui, indaffarato alla scrivania in legno massiccio, alza lo sguardo e punta la sedia libera "Si accomodi, Zahir.." faccio come dice, mi siedo accavallando le gambe perché ho la gonna, e incrocio le braccia al petto restando in attesa che parli "All'interno del sangue dell'agente Ferreiro non sono state rinvenute tracce di Chimera e neppure degli anticorpi"

Annuisco "Sì, l'ho saputo"

Solleva un sopracciglio e mi osserva attentamente di dietro i suoi occhialetti da lettura "Ma aveva ricevuto specifiche istruzioni: doveva portarci un campione di quel virus vivente" congiunge le mani sulla scrivania mentre mi studia "Mi piacerebbe sapere come sia riuscita a recuperarlo e subito dopo il virus sia andato distrutto"

"Col fuoco" rispondo con sguardo intelligente "Era il modo migliore"

"Ah.." è tutto quello che dice e non osa continuare, anche se sarei pronta a un discorso sul fatto che un virus letale in circolazione sarebbe solamente un'arma o un problema da risolvere "..beh sarà contenta di sapere che visto l'importante contributo dell'agente Ferreiro non è passato inosservato, le è stato proposto un reintegro ma ha declinato.." annuisco sapendo già tutte queste informazioni "..tutto ciò che ha voluto è stata una somma di denaro abbastanza elevata da comprare una casa.." un leggero sorriso impercettibile si disegba sulle mie labbra "..Soppongo che lei approvi.."

Annuisco sicura e professionale "Certamente"

"Lei sa per caso dove si trovi adesso?" Domanda curioso.

Resto impeccabile nella mia posizione di distacco "Non lo so, non di preciso"

"E quali sono i piani per lei? Sono vere le voci di corridoio? Intende lasciarci?" Chiede e questa volta un po' più sbottonato, è evidente la sua preoccupazione.

Annuisco, la decisione ormai è presa "È così.. ho fatto la mia parte"

Dico ciò che mi disse lei.
Io allora non la capivo, adesso sì.

"Sarà dura senza di lei" mi confessa.

Gli dico esattamente ciò che penso "L'IMF esisteva già prima del mio arrivo ed esisterà anche dopo"

Annuisce rassegnato "È stata chiara"

Con un leggero sorriso di gratitudine mi alzo dalla sedia e gli tendo la mano, che stringe, per salutarlo con profondo rispetto "Buona giornata, Signore"

La sera stessa..
..su un isola lontana nel Pacifico..

La notte è chiara in questo piccolo angolo di paradiso dove la luna primeggia grande e fiera nel cielo ricoperto di stelle illuminando il mondo. Il mare calmo si muove in completo relax. Non si sentono rumori o suoni se non quelli della natura che dorme già.

Parcheggio nel garage interno ed entro nella casa a un piano con molte stanze che ogni volta mi lasciano estasiata da come rapidamente sono state arredate con un gusto impeccabilmente armonioso.

Mi sfilo i tacchi e li lascio nella scarpiera all'ingresso e, guardandomi intorno, mi rendo conto che tutto è avvolto da una pace silenziosa, l'aria ha il profumo di arancio.

Scorro ma vetrata sul retro che dà direttamente sulla spiaggia ed è esattamente lì, proprio in mezzo al mare piatto come una tavola da surf, che vedo una sagoma quasi angelica nuotare tranquilla.

Mi appoggio alla parete mentre la osservo muoversi elegantemente nell'acqua, i capelli dorati portati indietro, ne riesco a distinguerne i particolari solo usando l'immaginazione vista la lontananza oggettiva.

Poi, quando si accorge della mia presenza, esce con una grazia ultraterrena e rapidamente mi viene incontro attraversano a piedi nudi la spiaggia.

Vestita solamente di un bikini nero, così maledettamente attraente da suscitare in me la voglia di privarglielo, afferra da terra il proprio asciugamano e copre il suo corpo a dir poco straordinario.

Quando è più vicina posso vedere meglio il suo volto entusiasta di vedermi, un sorriso che mi mette in ginocchio, e con uno sguardo che sa di amore mi dice "Bentornata a casa, amore"

La naturalezza con la quale lega le braccia intorno al mio collo ed io metto le mani sulla sua vita è dettata dal fatto che ormai sono gesti abituali, spontanei, quotidiani "Ho un deja-vu.." le dico andando indietro con i ricordi ".. Casablanca" anche se non era stato così intimo il benvenuto, ma non per questo con meno effetto specie dopo averla vista uscire da quella piscina.

Mi sorride complice ricordando il momento insieme e, proprio come allora, mi chiede "Che cosa ti porta fin qui alle Canarie?"

"La ragione che mi spinge fin qui.. proprio come allora.." Avvicino il viso al suo con l'intenzione di baciarla "Sei tu, amore"

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