CAPITOLO 33

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Macarena

Non sono mai uscita con lei.
Non l'ho mai vista al di fuori del lavoro.
Per questo mi sento così agitata suppongo.

Mi sudano perfino le mani, cosa disgustosa ma vera.

Ho cambiato almeno cinque outfit prima di scegliere questo vestitino a tema floreale molto semplice ma che mi sta davvero bene. Ho lasciato i capelli sciolti al vento e mi sono truccata, niente di volgare.

Voglio essere bella senza che lei si accorga che l'ho fatto perché usciamo insieme.

Una questione di orgoglio femminile suppongo.

Quando suona il campanello però, il mio cuore sobbalza e inizia a battere fortissimo "Datti una calmata, Macarena" mi impongo senza molto successo.

Ironico pensare che mi sentirei molto più a mio agio in una sparatoria.

Quando esco dal portone la trovo a cavallo di una Harley Davidson.
Pantaloni di pelle che le fasciano le gambe toniche, giacca di pelle dalla quale vedo spuntare una maglietta nera. Capelli lunghi neri come la pece ed è la prima volta che glieli vedo sciolti. Gli occhi chiari e lucenti sono valorizzati da un trucco deciso ma non spesso.

Non lo nego a me stessa:
Io a momenti svengo.

La raggiungo e lei mi sorride in quel modo "Se non ti conoscessi così bene penserei che questo sia un appuntamento" ironizzo.

Mi squadra così intensamente da farmi sentire nuda "Sei così bella.. perché esci con me?"

Arrossisco appena perché è la prima volta che me lo dice ma non per questo resto indietro nel punzecchiarla a dovere "Anche tu sei molto bella.. per lo stesso motivo suppongo"

"Non nego che è ho le mie buone ragioni" lo ammette ma non di scompone, il suo autocontrollo di ferro mi infastidisce e mi eccita allo stesso tempo.

"..ma potevi dirlo che saremmo andate in moto" indico il vestito, abbigliamento davvero poco adeguato a una moto sportiva

Chiede porgendomi un casco "È un problema?"

La verità? Certo che no!

Indosso il casco mentre lei ridacchia arrogantemente, indossa il suo casco e mi appoggio a lei per montare in sella. Stringo le mie braccia intorno al suo corpo, sentirla così vicina non è mai stato così bello, e partiamo.

Zulema

Quando l'ho vista uscire dal portone ho pensato che sarei morta d'infarto.
Lei è assolutamente illegale sotto ogni punto di vista possibile.
La sento stringere la presa mentre sfreccio sulle strade di Buenos Aires, ho organizzato tutto nel giro di poco tempo. Voglio solo passare una sera con lei senza pensare a chi siamo e che doveri ho. Voglio solo lei.

Quando parcheggiamo, entriamo nel locale che ho scelto, rustico ed elegante, assolutamente tipico della zona tanto che la melodia inconfondibile del tango argentino rieccheggia in tutto in locale e c'è una pista improvvisata di persone che si stanno godendo i loro appuntamenti facendo qualche passo di danza.

Si guarda intorno meravigliata, catturata dai colori e dall'atmosfera originale di un posto semplice ma dalle mie sfumature "Wow.. ti sei impegnata"

"Ci meritiamo una pausa.." rispondo prendendo il suo casco. Ci sediamo al tavolo e ordiniamo da bere, sento una sorte di tensione positiva che mi ricorda che sono ancora umana "Sai, credo di non sapere niente di te.."

Lei mi osserva con i suoi occhioni espressivi "Va bene.. ti concedo una domanda"

"Una?" Domando.

"Una sola" conferma.

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