Capitolo 1

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Leanna

"Non permetterò a nessuno di farti del male! Ora scappa, stanno arrivando! Corri più veloce che puoi e non guardare indietro. Ti troverò!"

Mi alzai di colpo dal letto tutta sudata, disorientata, e senza capire dove mi trovassi. Mi guardai attorno e mi tranquillizzai vedendo la mia camera e sentendo l'odore di casa mia. Avevo fatto un incubo, un incubo così reale da mettermi i brividi. Riuscivo a percepire ancora l'emozione angosciante che mi aveva avvolta durante il sogno.

Tolsi le coperte, scoprendo le gambe per il caldo, e mi sfregai la faccia cercando di riprendermi. Ero esausta, come se avessi veramente corso per ore e ore.

Andai in bagno e guardai il viso allo specchio, notando il riflesso pallido disegnato dal terrore. Ero distrutta: occhiaie marcate, i lunghi ricci biondi tutti arruffati tra di loro e il sudore che gocciolava dalla fronte... invece di aver dormito sembrava che avessi lottato contro cento guerrieri arrabbiati.

Mi lavai la faccia con dell'acqua gelata cercando di riprendermi, riguardai il viso sperando che avesse preso più colorito, cosa che non accadde, almeno non nell'immediato.

Ogni mattina, dopo quello strano incubo rincorrente, il mio viso si copriva di una luce brillante, una luce così forte da poter far diventare cieco chiunque lo guardasse. Assomigliava a tantissimi piccoli pezzi di puro cristallo accumulato come un puzzle sulla mia faccia, e durava un millesimo di secondo.

Era forse un'allucinazione?

Non ne avevo idea, sapevo solo che era una sensazione spaventosa e destabilizzante. Guardai l'orologio: le sei di mattina. Mancavano ancora due ore all'inizio della scuola così aprii l'acqua della doccia, mi tolsi il pigiama e mi infilai dentro.

L'acqua era bollente e scendeva delicatamente sulla schiena, chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare da quel momento. Dopo qualche minuto, mi sentii più rilassata, anche se la doccia non aveva cancellato l'incubo che mi tormentava notte e giorno...

Cosa voleva dire? Qual' era il senso?

Come al solito non riuscivo a dare una risposta sensata alle mie domande e così evitai di pensarci tornando alla realtà. Andai a vestirmi anche se non ne avevo voglia, non quel giorno, non dopo quell'ennesima nottata, ma non potevo rinchiudermi tra le mura della mia camera per un qualcosa che era sicuramente una fantasia, solo un fastidioso incubo. In più, la mia migliore amica sarebbe venuta a prendermi, e avevo proprio bisogno di evadere e prendere una boccata d'aria fresca.

Aprii l'armadio e misi la prima cosa che mi trovai davanti: jeans nero aderente che metteva in evidenza le mie forme; canotta grigio scuro e una felpa nera abbastanza grande, così da nascondere il mio corpo gracile e il mio seno leggermente piccolo. Indossai un paio di All Stars dello stesso colore della canotta e mi avviai per l'ultima volta in bagno.

Osservai nuovamente il mio riflesso, ma ciò che vidi era qualcosa di veramente inguardabile, così presi il mascara mettendolo sulle ciglia e mi passai con il dito un po' di rossetto rosa naturale. La mia carnagione era bianca latte e di ciò non me ne ero mai lamentata, ma quella mattina sembrai veramente un cadavere, così presi del fard rosa e cercai di darmi un po' di colore, sistemai i capelli cercando di farli sembrare meno ribelli, e diedi un ultimo sguardo prima di andare.

Il mascara aveva evidenziato i miei occhi azzurri facendoli sembrare grandi e ancora più chiari, la pelle era più colorita e le labbra sembravano più carnose: ora ero più presentabile. Presi lo zaino sulla sedia e scesi in cucina.

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