Capitolo 24

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Leanna

Volevo stare da sola almeno per un paio d'ore, così salii sull'autobus e andai al parco.

Dopo venti minuti, arrivai e mi incamminai lentamente lungo i viali del paese. Ero persa nei miei pensieri, persa a tal punto da non rendermi conto dei ragazzi che a gruppetti mi passavano accanto. C'erano ragazzi che ridevano, parlando animatamente ad alta voce, e ragazzi che non potevano far a meno di guardarmi mentre gli passavo davanti, perché quei miei occhi grandi azzurri, i miei capelli lunghi biondi non potevano far di me nient'altro che una maledetta bellezza.

Ad ogni mio passo, lasciavo dietro un profumo di sfinge, qualcosa di misterioso e segreto, che regnava dentro il mio corpo. Non c'era nulla di artificiale in me, uscii senza trucco, eppure le mie ciglia scure sembrarono truccate dal mascara, così come le labbra rosa, come il mio corpo tonico che si poteva intuire sotto ai miei jeans stretti.

Si sarebbe detto di me una ragazza eterea, quasi non appartenente a questo mondo, ma al cielo, e chi avesse avuto quel pensiero folle aveva ragione, e solo lo sfiorarmi di quel pensiero riusciva tutt'ora a spaventarmi.

Un occhio attento però non avrebbe notato solo la mia bellezza, sarebbe riuscito a leggere nel mio sguardo la tristezza e la paura di quel momento.

Mi tormentava il pensiero di poterlo perdere, di poter dire addio all'unica persona che veramente amavo al mondo. Mi uccidevano i suoi occhi, avevo il terrore di non poterli più vedere, di non sentire più le sue labbra sul mio corpo, le sue mani sui miei capelli, di non sentire la sua voce che mi sussurrava dolcemente parole profonde...

come potevo essere felice, quando tutto ciò che per me era importante e prezioso, dal nulla mi veniva portato via per sempre? Come potevo rinunciare a Gabriel? A noi? Al nostro amore... come avrei potuto?

Arrivai al parco e proseguii, tenendomi stretta al petto il libro che nonna mi aveva regalato al mio sedicesimo compleanno. Il suo titolo era qualcosa di molto appropriato alla mia situazione attuale: Il paradiso o l'inferno. Lo tenni con forza, come se dovessi tenerlo al sicuro da qualcosa. Continuai a camminare cercando un posto in quel prato immenso, un punto preciso per stare da sola, una quercia dove stare protetta.

Mi appoggiai al tronco di un grande e alto albero, che aveva le sue foglie di un verde splendente. Il fischio del vento era qualcosa di appagante, così chiusi gli occhi per poterlo udire meglio. Trovai esattamente ciò che mi serviva in quel momento: una pace assoluta. Aprii gli occhi e vidi un uomo che mi osservava attentamente dalla parte opposta del parco.

Lo scrutai confusa: perché mi fissava così attentamente?

Era alto, moro, con una maglietta nera aderente e un jeans scuro. La luce che emanavano i suoi occhi andava oltre a qualsiasi cosa di umano. Mi persi dentro a quello sguardo, intravidi luoghi sconosciuti all'uomo, qualcosa di strepitoso, ma allo stesso momento sconvolgente. Lo fissai senza essere capace di distogliere lo sguardo dai suoi occhi.

Si avvicinò lentamente a me, con passo forte e valoroso, e una sensualità oscura che riuscii a stregarmi. L'osservai a lungo: la profondità del suo sguardo andava oltre, non era di questo mondo, e iniziai a spaventarmi.

«Leanna! È da tempo che aspetto di fare la tua conoscenza! Non vedevo l'ora», si fermò proprio davanti a me.
«Chi sei?» Mi agitai senza dargli modo di vederlo, anche se la mia voce mi tradì.
«Sai già chi sono... ti avranno sicuramente parlato di me». Sorrise crudelmente. «Il mio nome è Derrien».

Il cuore mi si fermò in gola.

Il suo viso era qualcosa di inspiegabile, il suo odore irresistibile e la sua voce mi provocò brividi di desiderio. Sapevo che era uno dei loro poteri, proprio come ero cosciente che fosse il suo scopro. Cercava di sedurmi, di dissuadermi, e lo percepivo, anche perché il mio corpo sembrò non resistergli.

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