Capitolo 12 (parte due)

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Gabriel
(Il passato di Gabriel)

«Andiamo a spassarcela, Raphael!»

Sentii una voce provenire dietro le mie spalle, mi voltai e vidi Loyd. «Non ci credo, il re della pigrizia vuole andare a divertirsi?! Che dite, lo accontentiamo?» Mio fratello rise di gusto guardando gli altri schiavi.

«Siete sempre i soliti! Andate a casa a riposare, è meglio: avete una faccia inguardabile», Ailis spuntò da un vicolo imbrattata di sangue sui vestiti, un piccolo taglio sulla fronte e dei graffi sulla spalla.

Andai da lei toccandole la ferita.

«Gabriel, che ti prende?!» Si allontanò guardandomi con sospetto. «Lo sai, tra pochi minuti non avrò più niente, siamo immortali, non morirei neanche se avessi un pugnale conficcato nel petto», si voltò verso Raphael in cerca di una spiegazione del mio comportamento.

Ritornai in me, cercando di tornare lucido e calmarmi. Mi preoccupavo troppo per lei, volevo proteggerla, anche se non ne aveva bisogno, proprio come nessuno di noi schiavi. Vidi gli sguardi di tutti puntati su di me.

«Ailis, lo sai che Gabriel si preoccupa per tutti noi, dobbiamo sempre stare attenti quando gli umani ci feriscono», Raphael si avvicinò a lei e le accarezzò il viso, «possono avere il quarzo bianco, e sai che quella è l'unica arma che può ucciderci, definitivamente». Mio fratello, come sempre, riuscì a coprirmi le spalle, capendo il motivo della mia reazione.

Ailis era l'unica che poteva portarmi in alto, al potere, e solo tramite lei avrei potuto comandare gli schiavi diventando il nuovo capo; quindi, mi serviva viva e intatta.

«Dai, andiamo a festeggiare!» Raphael andò verso la sua jeep grigia, seguito da tutti gli altri schiavi.

«Tuo fratello è riuscito a salvarti anche questa volta», Ailis sussurrò al mio orecchio, e sentii il suo respiro colpirmi duramente, «ma riuscirò a scoprire il tuo segreto, stanne pure certo», mi guardò intensamente.

Rimasi immobile, incantato dalla sua bellezza: i suoi occhi marroni con sfumature gialle mi penetrarono dritto nell'anima perduta. Le guardai il neo sulla punta del labbro destro, che le dava un tocco di fascino in più, e abbassai lo sguardo sulla sua maglietta scollata dove si intravedeva il seno. In quel momento la desiderai, più di tutte le altre volte; le toccai delicatamente le labbra con le dita, scendendo lentamente fini ai suoi fianchi.

«Non so di cosa tu stia parlando. Perché non me lo spieghi nella tua stanza?» La strinsi duramente a me, sentendola ansimare.

«Fermo!» Cercò di divincolarsi, spingendomi con forza, «sai che non riuscirei a fermarmi... non possiamo», mi fissò negli occhi e se ne andò.

Continuai a guardarla e sentii i miei occhi inebriarsi di lei: aveva acceso in me una voglia incontrollabile; dovevo possederla subito! Camminai verso l'auto, misi in moto, e andai via da quel posto che aveva solo incrementato la mia sete di potere. Schiacciai l'acceleratore correndo più veloce del vento, e ripensai alle parole di Ailis.

Era dannatamente sotto il mio incantesimo, ogni cosa di me l'attraeva: il mio corpo, la mia voce, il mio tocco, il mio odore... tutto, di me la manda e in estasi. E sapeva che non poteva avermi, che non ci era concesso, ma per lei ero una necessità, qualcosa di proibito d'avere, di cui non ne puoi fare a meno.

Aprii la porta con forza, facendola sbattere contro il muro.

«Gabriel! Cosa ci fai qui?!» Spalancò gli occhi, allarmata dalla mia presenza. Era ancora coperta con i vestiti colmi di sangue, guardai la spada pulita sul letto, e il bicchiere di vodka sulla scrivania accanto alla foto di me, lei e Raphael. «Dovresti essere con gli altri... devi andartene. Subito!» Tremò, neanche lei convinta delle sue stesse parole.

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