Capitolo 24 (parte due)

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Leanna

Il canto di un merlo mi fece aprire gli occhi. Mi misi a sedere sentendomi abbastanza stordita, non riuscendo a ricordare quello che era successo. Come se fossi stata soggiogata, e poi mi fosse stata cancellata la memoria. Andai in cucina e trovai Gabriel seduto con i gomiti appoggiati sul tavolo e le mani sul viso. Aveva un'aria esausta. Mi fece male vederlo in quello stato, è la cosa che più mi annientava era che quel dolore derivava per causa mia.

«Gabriel», mi avvicinai guardando le profonde cicatrici sulla sua schiena e gliele toccai. Chissà quanto aveva sofferto quando gli strapparono le ali.

Appena sentì il mio tocco si voltò e si alzò dalla sedia abbracciandomi.
«Ti sei svegliata, finalmente!» Mi sorrise e mi accarezzò la guancia.

«Non ricordo niente, è come se avessi dormito per anni... cos'è successo?»
«Derrien ti ha parlato nella mente, e poi sei svenuta. Hai dormito per tre giorni interi»

«Tre giorni?! Così tanto?!» Spalancai gli occhi.

«Lea, questo potere assorbe la maggior parte dell'energia, chi lo usa e chi lo riceve rischia di rimanere debole per parecchio tempo», Gabriel si mise a sedere e mi prese dai fianchi attirandomi a lui.
«Quindi anche Derrien ora è debole?»
«No, è un puro sangue, il suo potere è davvero grande», Gabriel abbassò lo sguardo e vidi un taglio di tristezza nei suoi occhi.
«Sei preoccupato?» Gli toccai il viso e glielo alzai, fermandolo all'altezza del mio, così da poter incrociare il suo sguardo.
«Conosco Derrien: non si fermerà davanti a niente. Se vuole qualcosa, riesce ad ottenerla...», mi guardò intensamente, «se davvero ti desidera, ti avrà»

«Mai! Né in questa vita, né in nessun'altra!»

All'improvviso mi strinse con forza a sé, appoggiandosi al mio petto e cullandosi tra le mie braccia. Ricambiai l'abbraccio, stringendolo più che potevo. Niente mi avrebbe allontana da lui, né Derrien, né gli schiavi, né gli angeli e neanche la morte stessa.

◆◆◆

Dopo un giorno, passato in tranquillità nella casetta, Gabriel mi diede la notizia peggiore: dovevo tornare a scuola. Non riuscii a pensare di entrare in quel posto e fare finta di niente, non riuscii neanche ad immaginare come sarebbe stato quando avrei rivisto Abby. Non volevo assolutamente andarci, soprattutto non senza di lui.

«Vieni con me», lo supplicai.

«Non posso, ma vedrai che andrà tutto bene», mi accarezzò, «Taira verrà con te e ti seguirà in ogni passo, non sarai mai da sola, stai tranquilla»
«Non ho paura di stare da sola, vorrei solo che rimanessi con me e non andassi alla ricerca degli schiavi».

Ero terrorizzata di non vederlo mai più.

Sapevo che non era sola e che Nathan sarebbe andato con lui, ma neanche quello riusciva a tranquillizzarmi.

«Ti prego, non me lo chiedere un'altra volta», mi attirò a sé e poso la bocca sul mio orecchio, «tornerò sempre da te».

Tremai per la dolcezza di quella sua frase è mi aggrappai a lui, stringendolo forte.

«Ora vai», si staccò e guardò Taira raggiungerci.
«Andiamo», mi diede lo zaino e se lo mise anche lei. Mi voltai a guardare ancora una volta Gabriel e poi me ne andai.

Arrivammo a scuola e mi sembrò tutto così strano. Era da settimane che non ci andavo e avrei anche voluto non andarci più, ma per Gabriel era meglio continuare. Doveva sembrare tutto normale, come se non fosse mai accaduto niente e per il momento continuare a vivere la mia solita vita normale.

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