Capitolo 5

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Leanna

«Hai visto chi abbiamo in classe?» Abby urlò entusiasta e felice.

«Sì», mi buttai sfinita sulla panchina e lei si mise a sedere sopra il tavolo proprio davanti a me. Non ero per niente felice di avere Gabriel nella mia stessa classe.

«Che entusiasmo! Lea, per me la stai prendendo troppo male, guarda che non è un ragazzo così cattivo come pensi...», si fermò di colpo e iniziò a giocare con il bordo della maglietta senza guardarmi in faccia.

«E tu, come fai a saperlo?» Corrugai la fronte e scrutai il suo viso e le sue mani: era agitata. Mi stava nascondendo qualcosa, ne ero certa.

«Non lo so... è solo un mio pensiero», si voltò a guardare in giro, anche gli alberi in quel momento erano più interessanti del mio sguardo.

«Ti conosco e quando fai così è perché stai mentendo. Abby, guardami!» Colpii le mani sul tavolo attirando la sua attenzione.

«Ok! Ok, va bene!» Mi guardò e si morse il labbro, «questa mattina quando ho accompagnato mia madre dal dottore ho incontrato Nathan, il fratello di Gabriel, e mentre ero nella sala d'attesa abbiamo parlato un po'»

«Cosa!?» Tuonai rimanendo a bocca aperta, «ti avevo detto di restare lontana da loro!»

«Mi hai detto di fare come volevo!» Alzò le spalle, «è bravo, è gentile e mi ha trattata bene, non come i soliti ragazzi...»

«Era un modo di dire, Abby! Non avevo voglia di continuare quel discorso, non dovevi prendermi alla lettera!» Alzai la voce e poi cercai di controllarmi, «ascolta, all'inizio sembrano tutti bravi, gentili...»

«No, Leanna! Non sono più una stupida, non mi faccio più fregare da due occhi belli! Le cose le capisco, e quando dico che Nathan è un bravo ragazzo, è così e basta!» Si era arrabbiata davvero tanto, anche se nel suo tono riuscivo a leggere un velo di dispiacere.

Le avevo sempre consigliato di stare lontana da certi ragazzi, perché non erano quello che sembravano, ma lei non mi aveva mai dato ascolto, finché non arrivava da me piangendo come una disperata dandomi ragione. Avevo semplicemente paura per lei, volevo proteggerla e assicurarmi che nessuno la ferisse.
Riusciva a incontrare e a frequentare solo ragazzi cattivi che la prendevano in giro, e non volevo più vederla piangere, ne ero stufa.

Basta lacrime per un ragazzo. Non se le meritavano!

«Ok, ma per favore, tieni sempre gli occhi aperti». Mi arresi come al solito, alla fine non potevo impedirle di farle fare le sue esperienze, anche se ero come una sorella non ero nessuno per dirle cosa fare e cosa non fare. Era giusto così, anche se ero del tutto contrariata. Le presi le mani e le strinsi forte: se fosse finita male sarei stata lì, accanto a lei, come ogni volta.

«Lo farò!» Sorrise. Ricambiai il sorriso e le feci l'occhiolino, dimenticando quella discussione e quell'argomento.

«Ciao bellissime!» All'improvviso Spike si mise a sedere accanto ad Abby.
«Ciao capitano», Abby lo salutò guardandolo con gli occhi a cuoricino.

Scossi la testa e lo guardai.

«Pronta per recitare, Lea?» Rise sotto i baffi, cercando di trattenersi.
«Hai pure il coraggio di prendermi in giro!?» Gli diedi un pugno leggero sulla gamba.
«Non oserei mai!» Si sforzò di rimanere serio, ma poi scoppiò a ridere seguito da Abby.

«Siete davvero fastidiosi!» Appoggiai le braccia sul tavolo e nascosi il viso.

Continuarono a ridere, e poi sentii la mano di Spike posarsi sui miei capelli, accarezzandoli delicatamente.
«A parte gli scherzi, mi dispiace davvero di averti coinvolta, ma come ti ho già detto prima non pensavo ridessi così forte, ma ormai fai parte della recita e in più sei protagonista; quindi, dobbiamo vederci per studiare», si scrocchiò le ossa delle mani.

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