Capitolo 5 (parte due)

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Leanna

Arrivammo al centro commerciale, ed era pieno di gente: c'era chi si faceva una passeggiata tranquilla, chi andava di fretta con in mano le buste della spesa, e chi, come noi, cercava qualcosa nei negozi da comprare.

«Wow!» Osservai ogni cosa, «è da tanto che non vengo... ma quanti negozi hanno aggiunto?»

«Preparati, entreremo in quasi tutti i negozi», Spike mi prese il braccio e mi tirò con forza, «iniziamo!»

Continuò a camminare tirandomi con sé, fin quando mi tolsi dalla sua presa e mi bloccai di colpo.

«Non stai dicendo sul serio, vero?! Sono troppi! Non usciremo più da qui!» Spalancai gli occhi.

Era impazzito?

«Muoviti, invece di lamentarti!» Rise e proseguì, si girò a guardarmi, notando che ero ancora ferma, «allora? Andiamo!»

Iniziai a camminare, raggiungendo lentamente Spike, mentre il mio sguardo si posava su tutte le vetrine dei negozi. Entrammo in un negozio che vendeva un tipo di abbigliamento stravagante, molto esuberante e appariscente. C'era il reparto donna e quello da uomo, andai a fare un giro verso gli abiti femminili, osservandoli uno ad uno.

«Questo è davvero bello!»

Mi voltai a guardare Spike e vidi che aveva in mano un vestito da donna. Era un abito lungo nero aderente con le maniche lunghe e un'ampia scollatura alla schiena.

«Stupendo», lo ammirai. Ero stregata da quell'abito intrigante e misterioso.
«Secondo me, ti starebbe bene... perché non lo provi?» Me lo passò.

«No! Sei pazzo! È troppo aderente e non mi stanno bene questi abiti così sensuali», sorrisi imbarazzata e toccai il tessuto dell'abito.

«Questo è quello che pensi tu. Muoviti, vai a provarlo, non costa niente», mi spinse verso il camerino, aprì la tenda e mi fece cenno con la testa di entrare. Sbuffai e lo accontentai.

Vidi il mio riflesso nello specchio: la coda alta era tutta disordinata, così la sciolsi, mi spogliai e infilai il vestito nero, cercando di non rovinarlo. Una volta indossato mi riguardai: ero completamente un'altra persona. L'abito evidenziava tutte le mie forme, dandomi un aspetto seducente, e pensai che tutto sommato non fosse poi così male.

«L'hai messo?»

«Si, ora esco», diedi un ultimo sguardo e, abbastanza intimorita, uscii dal camerino. Vidi Spike che stava dando un'occhiata ad altri abiti.

«Cosa ne pensi?»

Si voltò verso di me e mi fissò con gli occhi spalancati.
«Oh, mio, Dio! Sei uno schianto!» Rimase a bocca aperta scrutando ogni centimetro del mio corpo, si avvicinò lentamente, «sei stupenda, Lea»

Mi agitai per colpa della troppa vicinanza delle nostre bocche, sentendo anche il battito del mio cuore aumentare.

«Devi assolutamente avere questo abito! Te lo compro», continuò a guardarmi intensamente, tanto da farmi arrossire spudoratamente.

«No Spike, non saprei neanche quando metterlo!» Corsi verso il camerino, ma mi fermò prendendomi con forza dal braccio.

«È un mio regalo, Lea, e poi potresti indossarlo sabato sera... ti porto a cena in un bel posto».

L'osservai e pensai che quel giorno si stesse comportando in modo strano, e l'invito sembrava fosse più un appuntamento invece che una semplice uscita tra amici.

«Non posso rifiutare, giusto?» Sorrisi.
«No, non puoi rifiutare», ricambiò il sorriso facendomi l'occhiolino.

Spike veniva da una famiglia benestante, ma da come si comportava nessuno lo avrebbe mai pensato. Era un ragazzo umile, generoso e davvero tanto gentile. Non aveva proprio la indole da snob, o come si usava dire ― il figlio di papà.

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