Capitolo 8

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Leanna

«Ieri aspettavo una tua chiamata», mi girai verso Abby e la guardai mentre mise in moto la macchina.

Dopo due settimane, finalmente l'aveva ritirata dal meccanico e non saremmo più dovute salire sull'autobus. Aveva un maggiolino giallo, abbastanza vecchio, ma per lo meno ci portava in giro.

«Mia madre mi ha ritirato il cellulare, perché sono stata a parlare con Nathan oltre il coprifuoco settimanale. Purtroppo, le regole di quando avevo quindici anni non sono cambiate», fece una smorfia affranta è ormai rassegnata.

Tra tutto quello che disse sentii solo il nome di Nathan, ed ebbi la conferma che ancora si sentissero, che poi non riuscivo a capire cosa avessero da dirsi così tanto.
«Vi vedete anche fuori da scuola?» Cercai di mantenere i nervi saldi e non gridare come al solito, perché non era giusto come comportamento, anche se lo facevo soltanto perché mi preoccupavo.

«Ogni tanto», si voltò per guardarmi di sfuggita. Voleva evitare quel discorso perché sapeva che sarebbe finita male.

«Abby, potrebbe essere diverso da come pensi», mi venne un tremolio alla gamba dal nervoso. Lei era troppo fragile, e se quel ragazzo avesse avuto solo l'intenzione di giocare e basta, facendola affezionare per poi lasciarla da un momento all'altro, beh ci sarebbe riuscito.

«Lea, smettila, non vuoi che esco con lui solo perché è il fratello di Gabriel», iniziò ad agitarsi, «ma ti ho già detto che sono dei bravi ragazzi, sei tu che pensi male di loro solo perché non vuoi conoscerli... e poi stai tranquilla, terrò gli occhi aperti», mi guardò per un secondo poi riprese a guardare la strada.

«Non è per questo che non voglio che esci con lui! Lo sai benissimo che è solo perché mi preoccupo per te!» Mi irritai.

Come poteva dire una cosa del genere?

È vero, magari era anche perché era il fratello di Gabriel, e quindi non mi fidavo, ma non era quello il motivo principale.

«Ok, va bene, però ora per favore possiamo cambiare discorso?» Chiese battendo il dito sul volante.

Se avessi continuato a parlare di loro sicuramente saremmo finite in un litigio; quindi, evitai e cambiai discorso come mi aveva chiesto.
«Oggi dobbiamo fare una cosa», ruppi il silenzio.
«Cosa?» Mi guardò perplessa cercando di capire cosa avessi in mente.

«Dobbiamo entrare nello schedario in segreteria»

Spalancò gli occhi di colpo e passò di continuo da me alla strada tenendo la bocca aperta.

«Ho bisogno di vedere la scheda di Gabriel». Dovevo scoprire chi fosse, avevo bisogno di capire qualcosa di lui, qualsiasi cosa.
«Allora t'interessa!» Esultò e mi guardò ancora sorpresa, «avevo ragione!» Alzò il braccio in segno di vittoria.

«Non mi piace Gabriel, voglio solo sapere qualcosa su di lui e capire cosa nasconde», non la guardai, ed era come se quelle parole le avessi dette più a me stessa che a lei.

«Ti sei ostinata su questa cosa!» Scosse la testa esasperata, «comunque farò finta di credere che non ti piace, perché so che non lo ammetterai mai neanche a te stessa. Quindi, spiega, cosa dobbiamo fare?»

«Dobbiamo intrufolarci nello schedario»

Abby si massaggiò il mento, cercando di capire il mio piano.
«Ok, però di giorno non possiamo, non davanti agli occhi di tutti. L'accesso allo schedario è consentito solo alla preside, e per chiunque provi ad entrare c'è la sospensione quindi meglio evitare di essere beccati», fece un po' di ordine, cercando di capire al meglio la situazione.

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