Capitolo 23

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Leanna

«Questo è tutto ciò che è stato del mio passato», Gabriel si voltò a guardarmi con un'espressione seria.

Ciò che raccontò mi scombussolò, mandandomi completamente in crisi. Non seppi cosa dire. Era stato uno schiavo dell'inferno, anzi, lui era nato come tale, cresciuto nel male.

Aveva ucciso e distrutto paesi.

Non riuscivo ancora a crederci, ma ora stavo capendo tutto. Quella ragazza, Nathan, i suoi occhi che cambiavano colore, i suoi atteggiamenti... tutto ora era chiaro. Mi sembrò di non aver mai conosciuto Gabriel fino a quel momento, e alla fine era vero. Ora però era tutto diverso: sentivo di conoscerlo veramente.

«Non so cosa dire, mi hai spiazzata e non cred...»

Gabriel mi baciò con forza, tenendomi stretta a lui. Chiusi gli occhi e mi lasciai andare, ricambiando il bacio. In passato poteva essere stato chiunque, non mi interessava, lo amavo con tutto il cuore e sentivo la sua anima, sapevo chi era e di certo non avevo paura di lui.

Da quel bacio profondo sulle labbra, Gabriel scese sul mio collo baciandolo delicatamente e facendomi sentire il suo respiro. Mi sfiorò la pelle, provocandomi i brividi. La sua mano accarezzò la mia coscia destra, mentre l'altra stringeva i miei capelli. Posai le mani sulla sua schiena e gli tolsi la maglietta rimanendo a guardare l'inchiostro sulla sua pelle dorata. Gli accarezzai il petto, seguendo le linee del tatuaggio: era assolutamente stupendo, ogni cosa di lui lo era.

Mi diede un bacio delicato sulle labbra e mi tolse lentamente la canotta, lasciandomi in reggiseno: non provai vergogna, né timidezza, perché lo amavo profondamente e lo desideravo più di qualsiasi cosa. Le sue dita sfiorarono la mia pancia, il che mi fece fare un sobbalzo di piacere, poi scese verso i jeans e delicatamente me li sbottonò, togliendoli. Mi sfiorò le mutande, continuando a baciarmi e il mio cuore colpì duramente, così forte che credetti di poter morire d'infarto.

Eravamo nudi sul letto, Gabriel dietro di me, mi abbracciò baciandomi sul collo. Piegai la testa all'indietro appoggiandola sulla sua spalla, accogliendo con più enfasi il sapore delle sue labbra sul mio corpo. Mi strinse forte a sé con passione, eccitandomi. Sentii la sua mano posarsi sulla pancia e l'altra appoggiarsi sul mio seno, mi tirò con passione contro il suo petto, con tale garzo da sentire il suo cuore battere dentro il mio.

Appartenevo a lui.

In quel momento stavamo sigillando le nostre anime, i nostri cuori e le nostre emozioni. Mi toccò ovunque, provocandomi gemiti di piacere e guardandomi ansimare, e bruciare di desiderio.

Ero sopra di lui, petto contro petto, occhi dentro occhi, e non c'era niente di più importante e significativo di quell'istante. Niente era più prezioso dei sentimenti che l'uno provava per l'altro, e guardandolo capii che avrei lottato contro tutto e tutti solo per un'eternità insieme a lui.

Lo amavo oltre ogni limite, oltre l'inferno, oltre il paradiso e anche oltre le ali che ci identificavano come qualcosa di surreale, soprannaturale.

Lo amavo oltre tutto ciò che eravamo.

Afferrai i suoi capelli, sentendo le sue mani accarezzare il mio fondo schiena, e ci lasciammo trasportare dall'ossessione, dal piacere, dalla passione, dal desiderio e dall'amore che sentivamo l'uno per l'altro.

Eravamo legati, uniti per sempre: due corpi e una sola anima.

La notte passò strepitosamente, era successo ciò che non avevo pensato potesse accadere, o almeno non così in fretta e non subito dopo aver scoperto del suo passato. Ma fu così bello e così inaspettato che non gli diedi importanza.

Mi svegliai con la luce del cielo, aprii gli occhi e mi alzai dal letto andando alla finestra: pioveva e le nuvole erano di un grigio scuro. Chiusi le tende e guardai Gabriel che dormiva ancora, così andai in cucina, presi un bicchiere di succo e una fetta di crostata alla marmellata. Uscii in veranda, mi misi a sedere e chiusi gli occhi ripensando alla favolosa notte, disegnandomi sul volto uno dei miei migliori sorrisi.

Dopo minuti, andai in bagno e mi preparai. Entrai nella doccia e sentii l'acqua bollente scorrere per tutta la schiena.

«Sei stupenda»

Sobbalzai dallo spavento e mi voltai a guardare Gabriel. «Esci!» Mi imbarazzai e chiusi di colpo la tenda della doccia.

«Lea, dopo la notte passata, ti vergogni ancora?!» Rise davvero divertito, e quel suono mi riempii i polmoni di felicità.
«Non so di cosa stai parlando!» Sorrisi evitando il discorso.

Spalancò la tenda e urlai.

Entrò in doccia con me e mi prese in braccio portandomi contro il muro.
«Te la sei cercata!» Sorrise in modo malizioso e iniziò a baciarmi con passione tenendomi stretta. Le gocce ci pervasero e non solo quelle, ma anche il piacere incontrollabile.

◆◆◆

Quel giorno sarei dovuta andare a scuola per la recita, perché la sera ci sarebbe stato lo spettacolo. Fortunatamente Gabriel mi aveva fatto trovare un cambio e così indossai un jeans nero e un maglione bianco, misi le mie Converse bianche e uscii in veranda.

«Se pronta?» Gabriel venne verso di me. Lo guardai e vidi che indossava un jeans nero e una maglia a maniche lunghe nera: era dannatamente bello.

«Si», sussurrai.

«Che succede?» Aggrottò la fronte e mi scrutò con insospettito.
«Niente...», mi misi a sedere sui gradini, «sono un po' preoccupata»
«Per cosa?» Venne accanto a me e mi prese la mano accarezzandola delicatamente.
«Non lo so, ho paura che possa succedere qualcosa. Dopo quello che mi hai raccontato...», iniziai ad andare in ansia, ripensando a tutto quello che mi aveva detto il giorno prima.
«Non succederà niente, Lea, devi stare tranquilla. E poi ci saremo noi al tuo fianco», mi guardò con dolcezza, baciandomi la mano.

«Noi?!» Non c'era nessuno oltre me e lui in quella casa sperduta nel bosco.

«Loro», sorrise e indicò dietro di me, verso il lago. Mi voltai e vidi Nathan e la ragazza bionda del vicolo, che ora sapevo fosse Taira. Si avvicinarono a noi con passo delicato. Osservai le loro ali aperte e rimasi incantata: non avevo mai visto niente di più bello, lasciavano senza fiato.

«Finalmente ci conosciamo!» Taira si avvicinò velocemente e mi abbracciò sorridendo. Mi irrigidii, non aspettandomi per niente una reazione così calorosa.
«Ciao, Leanna», Nathan sorrise e mi guardò con tenerezza.
«Nathan», ricambiai il sorriso. Guardai entrambi e mi zittii non sapendo cosa dire.

«Forza, dobbiamo andare», Gabriel ruppe il silenzio e mi prese per mano.

Ci incamminammo verso il Range Rover parcheggiato a pochi metri dalla veranda, e salimmo tutti e quattro. Mi rilassai e con loro accanto iniziai a sentirmi più al sicuro e senza paura.

~
*nota autrice*
A seguire la seconda parte del capitolo

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