Capitolo 11

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Leanna

Le ore passarono lentamente e mi sentii impazzire.
Gabriel mi aveva abbandonata in quella stanza, lasciandomi divorare dal dolore e dal silenzio di quella notte oscura.

Il letto era freddo, mi girai sul fianco e davanti a me vidi l'armadio. Rimasi fissa a guardarlo e ripensai a tutte le parole che poche ore prima mi erano state dette: «Andrò all'inferno, perché lo amo».

Mi asciugai le lacrime sentendo la testa scoppiare, iniziarono a venirmi delle fitte allo stomaco, e iniziai a sudare freddo sentendo il respiro diminuire. Stavo per svenire, proprio come tutte le altre volte, ma ora sapevo il significato di quei sintomi: il mio corpo si stava preparando alla trasformazione.

Rimasi concentrata, cercando di stare rilassata e di sopportare il dolore.

«Lea».

Sentii in lontananza la voce di Gabriel: era sicuramente sulla soglia della porta. Percepii i suoi passi farsi più pesanti, così da intuire che si stesse avvicinando. Si mise a sedere sul letto, ma non mi voltai a guardarlo, non ebbi voglia, e provai solo rabbia: era scappato dopo avermi detto quelle cose strazianti.

«Ti stai sentendo male, vero?» Chiese con voce tranquilla, così capii che non era più arrabbiato.
«Come fai a saperlo?» A stento riuscii a pronunciare quelle parole, il dolore stava aumentando e stavo perdendo tutte le energie.
«Ti ricordo che sono un angelo, qualche potere ce l'ho», rise, «per favore voltati»
«Non ci riesco», feci un gemito di dolore, e pensai che oltre a non riuscirci non volevo farlo.

Gabriel venne dalla mia parte e si mise a sedere; non lo guardai.

«So che sei arrabbiata: ti ho lasciata da sola dopo quello che ti ho detto, e mi dispiace veramente tanto... non so cosa mi sia preso; la rabbia e la paura di perderti mi hanno offuscato il cervello, non ho capito più niente, e la prima cosa che mi è venuta da fare è stato scappare da questa stanza. Ora però devi ascoltarmi, perché puoi far passare questo dolore, evitando di stare così male ogni volta, e di perdere i sensi», mi spostò una ciocca di capelli dal viso mettendomela dietro all'orecchio, «devi semplicemente appoggiare le mani sullo stomaco e concentrarti sul dolore per poi farlo sparire», mi accarezzò il viso con dolcezza.

Pensai che magari avrei potuto smettere di essere arrabbiata e avrei potuto perdonarlo, visto che si era appena scusato.

«Anche se non ti sei ancora trasformata, hai dei poteri che non conosci ancora; quindi, per favore fai ciò che ti ho detto», mi guardò negli occhi con sicurezza.

Misi le mani sullo stomaco e feci dei respiri profondi, concentrandomi sul dolore. Sentii un forte calore avvolgermi, e le mani iniziarono a bruciarmi, aumentando sempre di più il dolore.

«Sto andando a fuoco!» Iniziai ad agitarmi sentendo il corpo bruciare.

«Resta calma, non stai andando a fuoco, stai solo usando uno dei tuoi poteri: le prime volte farà sempre male», mi guardò le mani.

Abbassai lo sguardo e vidi una luce abbagliante bianca provenire dal palmo della mia mano. Mi voltai a guardarlo e notai che sorrideva.

«Perché sorridi?!» La mia voce si fece più forte e il dolore diminuì: stava funzionando.
«Non sapevo che avessi questo potere, solo pochi angeli ce l'hanno, a quanto pare sei una di queste», mi guardò facendosi di colpo serio, «ti prometto che lotteremo... nessuno ci dividerà, glielo impediremo», si avvicinò al mio viso, sfiorandomi le labbra, «deligam infinitum: ti amerò all'infinito, Lea», mi fissò negli occhi e mi baciò intensamente tendendomi stretta a lui.

◆◆◆

Una luce abbagliante mi svegliò, aprii gli occhi e vidi Gabriel accanto a me che dormiva profondamente.

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