Capitolo 22 (parte due)

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Gabriel
(Il passato di Gabriel)

Salimmo una lunga scalinata fatta di vetro. Proseguimmo verso un corridoio, non tanto lungo. Osservai le pareti con opere pittoriche che rappresentavano angeli danzanti, e angeli con strumenti musicali.

Entrammo in una stanza grande, e notai che era uno studio: sicuramente il suo.

C'era una grande scrivania bianca con sopra un calice oro e delle candele bianche, un tappeto grande oro, e una poltrona bianca con una coperta morbida bianca. Al lato destro della stanza c'era una libreria colma di libri, così tanti che non mi sarebbe bastato un anno intero per contarli tutti. A sinistra c'era un piccolo tavolo in noce con una brocca d'acqua e dei dolci, accanto erano appese delle mensole con sopra candele di ogni colore e di ogni fragranza.

Una musica di sottofondo rilassava tutta la stanza: un canto angelico con dei battiti di tamburo, incoronati con dell'arpa e del violino. Era un suono così meraviglioso che mi persi dentro.

Arphy andò a sedersi sulla poltrona, aprì un cassetto della scrivania e tirò fuori un libro alto a molto antico. Notai una scritta nera con una scrittura molto elegante: liber nativitatum. Lo aprì e mi fece segno con la mano di avvicinarmi.

«In queste pagine ci sono i nomi di tutti: umani, angeli, schiavi...», Arphy girò le pagine.
Erano davvero tante e guardai tutte le pagine che girava, con innumerevoli nomi scritti su di esse.
«Questo libro è suddiviso per categorie, e pochi giorni fa, in una di queste pagine, è apparso un nome dall'elenco degli angeli», si fermò e mi mostrò la pagina.

«Angeli?!» Rimasi stupito e continuai a leggere. «Leanna Ellis», pronunciai l'ultimo nome scritto su quella pagina.

«Hai sognato l'anima di questo angelo, che al momento è solo un'umana», Arphy mi guardò e chiuse il libro, rimettendolo nel cassetto.

Andai alla finestra cercando di collegare i punti, anche se non ci riuscii: mi sembrò tutto così surreale.
«Arphy, come può nascere un angelo sulla terra? Insieme agli umani... Com'è possibile?» Mi voltai a guardarlo.

«Gabriel, ti racconto una cosa: secoli fa, ci fu un angelo che andò sulla terra per una missione, ma mentre eseguì i suoi doveri, accadde qualcosa d'inaspettato. L'angelo incontrò un'umana di una bellezza straordinaria: con capelli neri lunghi fino al petto e occhi color mare... bella da incantare. Aveva una dolcezza e una bontà che nessun umano possedeva, e quando l'angelo la vide ne rimase abbagliato. La volle conoscere e così fece, dimenticandosi della sua missione. Iniziò a frequentare quella donna e se ne innamorò, così anch'essa. Ci fu un bacio e da quel momento iniziò una guerra che durò per anni: fu una battaglia drammatica, la più grande tra il bene e il male», Arphy sospirò, mostrando un'espressione triste.

«Perché iniziò una guerra?» Mi avvicinai prendendo lo sgabello e sedendomi davanti a lui.
«Perché gli angeli non possono innamorarsi», il suo sguardo si fece di colpo duro.

«Che vuoi dire?!» Rimasi sbalordito.

«È proibito per gli angeli innamorarsi. Non possono baciare, toccare o provare amore né per un umano, né per un angelo: questa è la regola. Gli angeli esistono per proteggere, aiutare, e mostrare la luce agli umani. Non possono provare le stesse emozioni che provano loro, proprio perché non sono umani», si alzò e andò alla finestra, osservando il grande parco. «Quell'angelo ha infranto la regola: si è innamorato di lei rivelando la sua identità»

«E cos'è successo?»

«L'inferno lo venne a sapere, e i capi di ogni castello si riunirono decidendo chi se ne sarebbe occupato», si voltò e mi guardò intensamente.
«Gli schiavi dell'inferno? Non ho mai saputo di questa storia», cercai di pensare se Derrien me ne avesse mai parlato.
«L'avresti saputo se il tuo capo avesse deciso di mandare te e gli altri schiavi, ma non è stato il castello di Londra ad occuparsene, bensì gli schiavi del castello in Alaska. Loro scesero sulla terra e uccisero l'angelo, mentre l'umana la portarono all'inferno», cadde una lacrima dai suoi occhi e si girò a guardare nuovamente fuori dalla finestra.

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