Leanna
«Cosa ci facevi qui da sola?»
Una volta salita in macchina capii subito che era arrabbiata, lo avevo notato da come batteva le dita sul volante.
«Volevo solo fare un giro al parco». Non riuscii a mentirle e sperai che la cosa finisse lì, non avevo proprio voglia di una ramanzina, non in quel momento, non dopo quella giornata pesante. Mi voltai a guardarla e capii che era su di giri: le mie speranze erano vane.
«Al parco?! Per quale motivo?»
«Te l'ho detto, volevo solo leggere un libro in santa pace. Tutto qui». Scrutai il suo viso, ma era inespressivo.
«Non potevi arrivare a casa e andartene in camera tua?» Di colpo alzò la voce.Cercai di replicare, ma me lo impedì.
«No! Devi sempre fare di testa tua se no non sei contenta!» Colpì il volante. «E se ti fosse successo qualcosa?»
Sapevo che era una domanda alla quale non si aspettava una risposta, così rimasi zitta ascoltando solo le sue urla e il suo rimprovero che non finiva più. Era esagerato tutto quello, non avevo più dieci anni e forse se lo era dimenticato, ma sicuramente era troppo stressata per colpa del suo lavoro e si stava sfogando contro di me: ero diventata il suo sacco da boxe personale.
«Ti sei comportata da irresponsabile, Lea! Ho dovuto lasciare il lavoro per venirti a prendere», guardò la strada mentre il piede schiacciò di più l'acceleratore, «in questo periodo stai avendo un comportamento strano e la cosa non mi sta piacendo per niente; quindi, cerca di tornare in te! Fatti un esame di coscenza e che non succeda mai più!»
In quel momento ringraziai il signore che fosse finita. Sospirai pesantemente e guardai fuori dal finestrino.
Mia madre era apprensiva e molto rigida, capii che il motivo della sua arrabbiatura fu provocata dallo spavento di sapermi a casa di Abby a studiare, mentre invece ero tutt'altra parte da sola.
Ma più ci pensavo, più quella ramanzina continuava a sembrarmi fuori luogo, assolutamente eccessiva, anche se alla fine potevo capire il timore di una madre per la propria figlia... chissà, magari un giorno in futuro mi sarei comportata allo stesso modo.
Pensai a qualcosa da dire per calmare la situazione, ma evitai: sicuramente avrei solo peggiorato le cose. Continuai a guardare fuori e chiusi gli occhi sentendo il mal di testa aumentare. Nessuna delle due aprì bocca per tutto il resto del tragitto e finalmente arrivammo a casa: quell'atmosfera era abbastanza imbarazzante e la tensione che girava era veramente insopportabile.
Entrai in casa, presi una bottiglia d'acqua e andai in camera. Chiusi la porta e appoggiai tutto sulla scrivania buttandomi sul letto.
Finalmente!
Rimasi a guardare il soffitto pensando a Gabriel, a mia madre e a tutta la giornata che avevo passato.
«E' solo il primo giorno!» Cercai di non scoppiare in una risata isterica o in un pianto disperato. Presi il cuscino stringendolo al petto e rimasi in quella posizione per parecchi minuti, chiusi gli occhi e mi lasciai cullare dal silenzio.Ero seduta su una panchina con davanti un tramonto bellissimo, una pace assoluta fino a quando sentii i passi di qualcuno in lontananza dietro le mie spalle. Mi voltai e rimasi ad ammirare quella bellezza avvicinarsi sempre di più.
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Oltre le ali
FantasyL'ODIO ANNIENTA. L'AMORE SALVA! UN DESTINO IN GRADO DI SCONVOLGERE. UN'ESISTENZA DIVISA IN DUE MONDI. UN AMORE DISPOSTO A RISCHIARE TUTTO, ANCHE SE STESSI. Leanna, una giovane studentessa al secondo anno di università, incontra Gabriel, un nuovo arr...