La capitale dei Sette Regni, da poco entrata nella lunga estate, non mi era mai sembrata così soffocante. Le baraccopoli fuori dalle mura, e lo sgradevole odore che si spandeva anche a considerevole distanza, portò alla luce problemi che anni addietro non avevano recato disturbo alla corona. Infatti, quello significava soltanto una cosa: la città era diventata popolosa ma povera. Un'infinità di persone si ammucchiavano nei cunicoli e nelle stradine scure dei quartieri malfamati, alla ricerca di cibo. Briganti e stupratori setacciavano la città per mettere a tacere le proprie perversioni. Ed infine, ma non per importanza, il commercio delle case di piacere al fondo delle pulci aveva raddoppiato i dragoni da spendere se si voleva passare una notte in compagnia di una donna.
Vermithor raggirò i tetti delle abitazioni impaziente di risentire la familiarità della sua casa, benché Roccia del Drago fosse in realtà ciò che di più vicino avesse ad una dimora. Si chinò, in picchiata verso la fossa, sollevando una considerevole quantità di polvere e sabbia, che oscurò la vista degli addestratori di draghi. Per qualche attimo, quando le sue enormi zampe approdarono sul terreno, tutto tacque. Poi, quando tornai anch'io ad avere una visuale chiara e limpida, un addestratore con una lunga mazza di legno si avvicinò cauto a noi. La furia di bronzo era diffidente, e detestava ricevere ordini che non provenissero dal suo cavalcatore. Lo avevo imparato quel giorno, quando lo reclamai, rischiando la mia vita.
"Dohaeris, Vermithor!" esclamò l'uomo, quando scesi dal sellino con cautela. Mi liberai dei guanti e li misi in tasca. "Principessa Saera, bentornata a casa" chinò il capo un altro di loro. Profonde rughe gli increspavano il volto cotto dal sole e dal vento. Abbozzai un sorriso, e dopo aver lasciato una carezza sul muso del mio prezioso drago, mi incamminai lungo le scale affinché potessi lasciare la collina di Rhaenys. Avrei dovuto attraversare la città, per risalire verso la fortezza rossa.
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Porte alte cento piedi si spalancarono al mio arrivo. Vermithor non era certo passato inosservato: dopo tre anni, tutti a quel punto si erano chiesti quando sarei tornata a casa. Ed ora che lo avevo fatto, ora che miei piedi erano tornati a calpestare il territorio occidentale, quasi me ne pentii. Non perché non mi mancasse la mia famiglia, ma per ciò che ritrovai ad attendermi. Gli stendardi di casa Targaryen erano cambiati: ora verdi, con il drago a tre teste di un dorato accecante. Sotto di essi, la figura stupita di Rhaenyra Targaryen, la mia intrepida madre.
"Saera!" esclamò, facendo per venirmi incontro. Accorciai le distanze e mi affrettai a raggiungerla a metà strada: la Delizia spalancò le sue braccia e tra di esse vi sprofondai. "Madre.." bisbigliai tra i suoi capelli d'argento. Rhaenyra mi strinse più forte come per paura di perdermi. "Sono trascorsi tre anni..credevo non saresti più tornata"
Quando sciogliemmo quell'abbraccio, nei suoi occhi ametista non scorsi più quella luce di vita che l'aveva sempre caratterizzata. "E forse continuare a viaggiare per il mondo sarebbe stata una saggia scelta" aggiunse. Mi rammaricava davvero sentire la sua voce spezzarsi in quel modo. Inoltre non faticavo ad immaginare che fosse accaduto qualcosa di irreversibile, dal momento che gli stendardi neri e rossi erano spariti. "Adesso sono qui, e non ho nessuna intenzione di abbandonarti." le risposi con fermezza. Poi con un cenno indicai dietro di lei e mia madre capì all'istante. "E' sorto un problema, figlia mia."
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I nostri passi rimbombarono per i corridoi del fortino di Maegor, a quell'ora del mattino tranquilli e poco trafficati. Avevo atteso con straordinaria pazienza che mia madre mi rendesse partecipe dei problemi sorti a corte, ma più il suo silenzio persisteva, più la tensione mi aggrovigliava le viscere.
Superammo il cortile, il cui inesistente tetto lasciava penetrare i raggi del sole per illuminare la fortezza, e finalmente Rhaenyra si schiarì la gola. "Il Re si è da poco ammalato," intavolò il discorso "Sul suo corpo vi sono delle ferite inferte dal trono di spade che non accennano a guarire." e da come ne parlava, si intuiva che quella malattia fosse inarrestabile. "E gli stendardi?" replicai alla ricerca di delucidazioni. Mia madre arrestò i propri passi dinanzi un alto portone che dava nelle camere che condivideva con Daemon, e sospirò forte. "Gli Hightower ci stanno col fiato sul collo, e mio padre..asseconda ogni volere della Regina"
Poi il portone si aprì, rivelando la figura di mio padre. La prima cosa che saltò all'occhio, fu che il principe canaglia avesse fatto ricrescere i capelli, che ora gli sfioravano il busto.
"Saera," mormorò con sorpresa, lasciandoci entrare nella stanza. "Padre," replicai con gioia. Ed egli mi accolse tra le braccia come aveva fatto mia madre, pressandomi contro il suo corpo con la paura di vedermi scomparire. "Siamo sicuri che tu non sia soltanto un miraggio?" mi rispose, facendomi volteggiare in aria come faceva quando ero una bambina. "No, non è un miraggio. Sono a casa"
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𝐕𝐀𝐋𝐀𝐑 𝐌𝐎𝐑𝐆𝐇𝐔𝐋𝐈𝐒 [𝐀𝐞𝐦𝐨𝐧𝐝 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]
FanfictionSaera Targaryen, prima figlia di Rhaenyra e Daemon, è una fanciulla appassionata di libri antichi che ama viaggiare e imparare nuove culture. E' la più giovane a reclamare Vermithor, dopo che il suo ultimo cavalcatore, il Re Jaehaerys, è deceduto. T...