Una schiera di uomini se ne stava immobile davanti ai corpi massacrati dei Padroni, in attesa di ordini. Malko salì i gradini, con il sigillo dell'arpia tra le mani, e me lo donò. "Dovaogēdy!" chiamai a gran voce, e una miriade di scudi si mossero all'unisono. "Ao emagon issare qūvy hen aōha muñnykeā nesh, hen aōha ābrar. Yn nyke daor kesīr naejot sindigon ao raqagon ñelly. Nyke kesīr naejot jiōragon ao dāez" «Siete stati strappati dalle braccia delle vostre madri, privati della vostra umanità. Ma io non sono qui per comprarvi come carne. Sono qui per offrirvi la libertà.»
Vermithor ruggì alle mie spalle, come a rimarcare il mio concetto.
"Principessa-" intervenne Malko al mio fianco, facendo per interpellarmi, ma i passi di un'altra persona lo interruppero facendosi avanti e fuoriuscendo dalla schiera di soldati. Un uomo, che si fermò al centro della schiera togliendosi l'elmo. "īlon jāhor va moriot sagon dovaogēdy, yn īlon emagon nykeā iderennon. Se īlon iderēbagon naejot māzigon syt īlva kaerīnio" «Noi saremo sempre Immacolati, ma possiamo scegliere. E scegliamo di seguire la nostra liberatrice»
Con più di 14.000 uomini in cammino verso Roccia del Drago, un pensiero mi sfiorò lampante. Saremmo riusciti a vincere la guerra grazie al mio aiuto? Non mi fu dato saperlo, ovviamente.
Rimirando Astapor farsi lontana, affacciata alla poppa della nave, la giovane schiava che avevo liberato appariva impaurita. Aveva lo sguardo basso, ma le mani ferme davanti al grembo e la consapevolezza, quasi fosse abituata ad essere comprata e rivenduta. "Qual è il tuo nome, dolce ragazza?"
E Malko, a pochi passi da me, mi lanciò uno sguardo apprensivo. Secondo lui non era stato saggio portarla con noi, perché qualcuno avrebbe potuto reclamarla. Ma io gli avevo risposto che per farlo, questo ipotetico signore avrebbe dovuto attraversare mari e monti, e ad attenderlo avrebbe trovato me, in sella al mio drago. "Vanesha, mia signora" replicò nella lingua comune. Occhieggiai quel collare, sentendo montare in me la rabbia. "Ora sei una donna libera, Vanesha. Non porterai più un collare come fossi un animale-" e le sfiorai dolcemente il collo, sganciando quel bavero di pelle per lanciarlo in mare. La ragazza increspò le labbra in un sorriso riconoscente. "Sei mai stata a Roccia del Drago, Vanesha?" La ragazza scosse il capo. "Ho sentito dei racconti, ma nulla di più. Quando sei una schiava non ti è concesso studiare. Soltanto compiacere."
Ci vollero ben oltre tre settimane prima di riuscire ad intravedere il Golfo delle acque nere. Non c'erano corvi ad avvisarmi della situazione, né tanto meno uccelletti di corte infiltrati a fornirmi informazioni, per cui dovetti mandare giù i battiti pesanti del mio cuore e pazientare il più possibile. Poi, quando finalmente scorsi l'immenso castello che si ergeva sulle rocce dell'isola, ordinai che fossero innalzati gli stendardi di casa Targaryen, per avvisare che stessimo arrivando.
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Alle porte del castello c'erano ser Erryk e ser Harrold, i quali scortavano mia madre la regina e Jacaerys con le mie sorelle. Ma di Lucerys non c'era ombra. Mentre gli Immacolati ed il resto dell'armata sbarcavano sull'isola, Malko e Vanesha mi camminavano accanto fedelmente. "Madre," mi inchinai brevemente, ma quel suo sguardo vuoto e il viso scavato mi fecero accapponare la pelle. Sembrava totalmente un'altra persona, svuotata da qualsiasi tipo di emozione positiva. "Tuo padre ha conquistato Harrenhal," cominciò Rhaenyra, avanzando qualche passo sulla pietra. Ma nel suo tono di voce atono, vi scorsi il peggiore dei presagi. Perché non sembrava sollevata da quella notizia?
"Devo inoltre congratularmi con te. Guardo la tua armata, alle spalle, e non posso che essere più fiera. Sei tale e quale a tuo padre. Ma mi domando se tu abbia la stessa forza per reggere ciò che sto per dirti."
❝🐉⚔️❞
Ero chiusa in quella stanza da ore, giorni, mesi. O forse soltanto da pochi minuti, ma bastarono a perdere totalmente me stessa. C'era la rabbia, una rabbia cieca che mi colpevolizzava per essermi innamorata totalmente di un uomo che, per colpa dell'orgoglio, aveva tolto una vita al Dio senza alcun permesso. Aveva tolto a me un fratello. A mia madre un figlio. E urlai, contro quel cuscino sgualcito. Piansi fin quando gli occhi non furono più in grado di produrre lacrime.
E alla fine, quando riuscii a recuperare lucidità, spalancai la porta della mia stanza e mi affrettai verso la sala della tavola dipinta. Col ticchettio dei miei stivali, Malko e Vanesha alle mie calcagna, mi introdussi in quella stanza con un unico obbiettivo. Progettare la mia vendetta.
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𝐕𝐀𝐋𝐀𝐑 𝐌𝐎𝐑𝐆𝐇𝐔𝐋𝐈𝐒 [𝐀𝐞𝐦𝐨𝐧𝐝 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]
أدب الهواةSaera Targaryen, prima figlia di Rhaenyra e Daemon, è una fanciulla appassionata di libri antichi che ama viaggiare e imparare nuove culture. E' la più giovane a reclamare Vermithor, dopo che il suo ultimo cavalcatore, il Re Jaehaerys, è deceduto. T...