𝟰𝟮. 𝗕𝗹𝗼𝗼𝗱𝗹𝗶𝗻𝗲𝘀 𝘄𝗶𝗹𝗹 𝗯𝘂𝗿𝗻

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In un angolo del solarium, i gemelli Viserys ed Aegon stavano giocando con Rhaenyra, la quale dava loro draghetti intagliati in legno, quando io e Jacaerys ci guardammo

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In un angolo del solarium, i gemelli Viserys ed Aegon stavano giocando con Rhaenyra, la quale dava loro draghetti intagliati in legno, quando io e Jacaerys ci guardammo. Come se all'improvviso un fulmine a ciel sereno ci avesse illuminato entrambi. Ci allontanammo discretamente da nostra madre, e con calma e lucidità presi parola. "Prima della battaglia del Gullet i piccoli devono essere posti sotto la protezione di un Principe di Pentos, finché nostra madre non avrà conquistato il trono.." e Jace non poté essere più che d'accordo. "Se la guerra distrugge la dinastia, non rimarrà niente di noi. Ma se loro due sopravvivono, abbiamo la speranza di sapere che il nostro sangue è sul Trono di Spade come merita."

Jace si avvicinò alla balconata di granito, e di spalle, non potei più vederne l'espressione. "Mi auguro che ciò non accada. Mi auguro che la dinastia non cessi di esistere per colpa di quegli usurpatori che hanno ucciso nostro fratello-"

Oh, Lucerys. Il mio dolce, dolce, fratello.

Avevo imparato l'arte dell'essere nessuno, ma avevo lasciato prevalere il cuore, ancora una volta. E a quel punto mi domandai se, sul campo di battaglia, sarei stata in grado di uccidere Aemond come avrei dovuto fare prima. Mi domandai se il Maestro avesse ragione: ero davvero pronta o fingevo di essere chi non ero per non soffrire le conseguenze delle mie stesse azioni? 

Deglutii, con gli occhi lucidi e prossimi al pianto. Un pianto che mi negai con tutte le forze rimastemi in corpo. Mi schiarii la gola, e mi voltai per evitare che Jacaerys mi vedesse. "Ti attendo giù al bagnasciuga, più tardi. Una lezione di combattimento non ti farà male"

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Sinuose gambe scure si intrecciavano tra le lenzuola, respiri affannosi e gemiti timidi saturavano la camera da letto della principessa Rhaena

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Sinuose gambe scure si intrecciavano tra le lenzuola, respiri affannosi e gemiti timidi saturavano la camera da letto della principessa Rhaena. Vanesha era stata una schiava per così tanto tempo che non ne aveva avuto per scoprire il suo corpo o i propri piaceri. Quando i suoi occhi vennero inghiottiti da quelli di Rhaena, sentì le viscere andarle in fiamme. Quest'ultima la baciò sulle labbra, con delicatezza, spostandole i capelli dolcemente. "Non c'è nulla di cui vergognarsi. Sei una donna, hai tutto il diritto di provare piacere..-" e Vanesha schiuse gli occhi all'ennesimo bacio. "Sono stata una schiava per così tanto tempo che ormai ho persino dimenticato di essere una persona..finché la Principessa Saera non mi ha salvata dal Padrone.."

Rhaena sorrise al sentir nominare sua sorella. Saera odiava essere definita una guerriera, un'eroina: si faceva chiamare nessuno, e si arrabbiava se qualcuno tentava di indurla alla gloria o alla vittoria. Lei eseguiva gli ordini di un dio in cui Rhaena non credeva nemmeno. "Ed ha salvato Immacolati, uomini comuni, donne e mercenari.." aggiunse Vanesha, stringendosi al corpo snello della Principessa. "Lei è..buona..ma anche..spaventosa."

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 Jacaerys arrancava, con quella benda sugli occhi, proprio come avevo fatto io quando il Maestro mi aveva reso cieca e vulnerabile: al ricordo sentivo ancora le ginocchia bruciare per il dolore, i denti stringersi, le mani screpolate

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Jacaerys arrancava, con quella benda sugli occhi, proprio come avevo fatto io quando il Maestro mi aveva reso cieca e vulnerabile: al ricordo sentivo ancora le ginocchia bruciare per il dolore, i denti stringersi, le mani screpolate. "Sfodera la spada, fratello. Non temere" Ma Jace odiava sentirsi debole e in difficoltà, e in preda all'orgoglio sfilò la spada dal suo fodero con così tanta fretta che inciampò in avanti e cadde sulla sabbia. "Colui che teme di perdere ha già perso" esclamai, rimembrando quegli infiniti muri di volti, e la voce del Maestro di sottofondo. "Sta calmo. Prima trova il tuo equilibrio: la spada adesso dovrà guidarti perché gli occhi non possono più farlo"

Ed effettivamente Jacaerys si rimise in piedi, distanziò le gambe il giusto, e tirò un lungo sospiro. "Una volta ti ho sentita ripetere come un mantra «Calma come acqua stagnante, silenziosa come un'ombra»." e un sorriso mi spuntò sulle labbra piene. Sorriso che purtroppo egli non poté vedere. "Ed è così, Jacaerys. Un mantra che mi ha insegnato ad essere ciò che sono adesso." Lui tese la spada nella mia direzione, ma continuò a parlarmi.

"E che cosa sei, Saera?"

"Io sono nessuno, Jacaerys. Saera è morta tanto tempo fa"

𝐕𝐀𝐋𝐀𝐑 𝐌𝐎𝐑𝐆𝐇𝐔𝐋𝐈𝐒 [𝐀𝐞𝐦𝐨𝐧𝐝 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora