𝟯𝟬. 𝗩𝗶𝘀𝗲𝗻𝘆𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗮𝗴𝗮𝗶𝗻

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La furia di bronzo aveva seminato il panico tra i cieli di Astapor, e più la pressione di dover prendere una decisione gravava sulle mie spalle, più l'idea di tornare a casa quanto prima si faceva lontana

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La furia di bronzo aveva seminato il panico tra i cieli di Astapor, e più la pressione di dover prendere una decisione gravava sulle mie spalle, più l'idea di tornare a casa quanto prima si faceva lontana. "Non ne vale la pena, a questo punto, Principessa-" i passi frettolosi di Malko mi stavano dietro a fatica, mentre uscivo dal palazzo con l'arpia. Dovevo trovare Vermithor. "Tu mi hai spronata a convincere questo Padrone, Malko, e adesso vuoi che mi tiri indietro?"

"Cosa pensi che intenda quell'uomo con il volere il tuo drago? Se permetti, Saera, lui intende di volerlo per se. Sarebbe un disastro!"

"E tu credi che Vermithor si lascerà domare da lui? Dovrai uccidermi semmai dovesse succedere" Senza remore, attraversai nuovamente il cammino dei crocifissi fino alla nave attraccata che ci attendeva. Le ali del mio drago ombreggiavano alle mie spalle, seguivano ogni mio passo, come una gigantesca ombra. "Gli darò quello che vuole. Adesso sali sulla nave e attendi il mio ritorno." Malko mi afferrò per un braccio, occhi rosei contro occhi violetti, in uno scontro per la dominanza. "Non vi lascerò andare da sola," ribatté sconcertato, mentre mi dimenavo dalla sua presa. "E a cosa mi serviresti?" Ancora una volta, il viso dell'uomo che aveva giurato con la propria spada di servirmi, si indurì. Ed infatti. "Ho giurato che avrei dato la mia vita per te"

"Ma il tuo momento non è ancora arrivato. Se vuoi compiacermi, rimani in vita"

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𝗴𝗿𝗲𝗲𝗻 𝗰𝗼𝘂𝗻𝗰𝗶𝗹

 "Che cosa hai fatto? Ti rendi conto del rischio in cui ci ha posto? Quando scopriranno della morte di Lucerys verranno a prenderci, che i Sette abbino pietà!"

La regina Alicent, seduta attorno a quella tavola, appariva giorno dopo giorno sempre più deperita e stanca. Occhi velati di antica tristezza, rimembranze di tempi passati che avrebbe voluto ripercorrere ed aggiustare, cominciò ad urlare contro suo figlio Aemond. "Madre, ho perso il controllo-" tentò di giustificarsi il Guercio, sotto lo sguardo scioccamente compiaciuto di suo fratello Aegon. "Perso il controllo? Vhagar è un drago antichissimo, credi di essere stato saggio nell'istigarla?" replicò la rossa, coprendosi il volto con le mani. "Oh fratello, organizzerò un banchetto per questa tua gloriosa vittoria, stanne certo! Lucerys Velaryon è soltanto il primo di altri bastardi che ho intenzione di spazzare via da questo mondo..-"

Otto Hightower, ch'era sempre stato un uomo cauto e intelligente, quella volta rimase senza parole. Un tempo aveva proposto un unione tra Rhaenyra ed Aegon, così da evitare problemi futuri, ma non era stato ascoltato. Perciò, con la nascita della coraggiosa Saera Targaryen, aveva capito sin da subito che quella ragazza sarebbe stata un intralcio. La Primogenita di Daemon e Rhaenyra aveva passato la sua vita a maneggiare spade, cacciare con suo padre, e persino allontanatasi fino ad Essos, era riuscita a diventare ancor più letale. Era sopravvissuta a Criston Cole, uno spadaccino che sapeva il fatto suo; era sopravvissuta all'uomo delle città libere, al vino avvelenato nonostante la cecità. Quella ragazza dal popolo veniva definita la "Visenya tornata in vita", una delle donne che aveva scritto la storia dei Sette Regni.

"E tu sta pur certo che verranno per la tua testa, semmai dovessi permetterti di fare una cosa del genere" rispose infatti il Primo Cavaliere. "Io sono il Re! Io posso fare tutto ciò che voglio! E se verranno per la guerra, allora che guerra sia!"

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 "Kostilus Vermithor" aggrappata a quel sellino, pregavo che la furia di bronzo si fidasse di me, come aveva fatto quando ero una bambina

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 "Kostilus Vermithor" aggrappata a quel sellino, pregavo che la furia di bronzo si fidasse di me, come aveva fatto quando ero una bambina. Come quando, cantando, avevo lasciato decidere al fato se tenermi in vita o farmi bruciare. Il drago scosse il capo, prima di prendere il volo e dirigersi spedito – con agilità e velocità – verso il castello del Padrone che attendeva con ansia una risposta. Con mia grande sorpresa, quando giungemmo alla porta, l'uomo dalla chioma rossa ci attendeva fuori dal castello con l'arpia. Era circondato da altri padroni, i quali arretrarono spaventati quando Vermithor poggiò le sue enormi zampe sulla terra.

"Issa jorrāelagon raqirossa.." «Miei cari amici..»

Il Padrone, quello che mi aveva insultata ad insaputa della mia conoscenza del Valyriano, si mostrò particolarmente scosso di sentirmi parlare nella sua lingua. "Udrirzi valyrio ȳdrā?" replicò in risposta, domandandomi se parlassi il Valyriano. Sempre ferrea sul sellino, con l'orgoglio che mi pizzicava le membra, gli risposi fiera. "Nyke Saera hen lentor targārien, hen valyrio uēpo ānogār iksan. Hen rhinka valyrīha iksos issa muñnykeā ēngos." «Il mio nome è Saera della Casa Targaryen, del sangue della vecchia Valyria. Ovviamente il Valyriano è la mia lingua madre.»

Il Padrone si scambiò un'occhiata con gli altri che lo avevano accompagnato, bisbigliando affinché non li sentissi. Non vedevo la ragazza, però. Lei sarebbe stata la prima ad essere liberata, qualora avessi preso possesso di ciò di cui avevo bisogno. "Ao kivio issa se zaldrīzes" parlò a gran voce, avanzando qualche coraggioso passo. «Avevi promesso di portarmi il drago»

"Se nyke gōntan ziry" «E l'ho fatto»

Spazientito, il Padrone fece per richiamare la sua armata, ma prima che potessi anche soltanto dar un ordine a Vermithor, ecco che Malko spuntò alle mie spalle con una miriade di immacolati, puntando in alto il sigillo dei Padroni. Adesso aveva lui il comando. "Ossēnagon se āeksia!" urlò. «Uccidete i Padroni!»

𝐕𝐀𝐋𝐀𝐑 𝐌𝐎𝐑𝐆𝐇𝐔𝐋𝐈𝐒 [𝐀𝐞𝐦𝐨𝐧𝐝 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora