Saera Targaryen, prima figlia di Rhaenyra e Daemon, è una fanciulla appassionata di libri antichi che ama viaggiare e imparare nuove culture. E' la più giovane a reclamare Vermithor, dopo che il suo ultimo cavalcatore, il Re Jaehaerys, è deceduto. T...
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Non mancò molto prima che giungesse la notizia in tutti i Sette Regni. Dopo essersi ripreso il trono, Aegon Targaryen aveva dato un torneo lungo più di una settimana, dove fiumi di vino di Arbor e cibo a volontà serpeggiavano tra l'alta nobiltà, mentre il popolo moriva di fame. All'alba del quarto giorno, quello stolto doveva essersi già scocciato di assistere ai tornei, per cui dovetti prendere una decisione. Fingere di consegnarmi, rischiando la mia vita, o amalgamarmi al popolo e infiltrarmi con una lancia durante il torneo. Ma lui doveva essere presente, altrimenti il piano si sarebbe complicato.
Sapevo già cosa Malko avrebbe detto. O forse no?
"Prendi il mio volto, Saera. Ho giurato che sarei morto per te" a quella scioccante proposta mi sentii un'ingrata. Non meritavo che un uomo leale come lui morisse per me. "Il Dio può avere un altro volto-" balbettai, tentando di dissuaderlo. Ma Malko scosse la testa, si prostrò ai miei piedi e mi afferrò le mani. "Ho giurato!" ripeté "E poi sai benissimo quando il Dio vuole qualcosa. Vuole me. Prendi me. Prendi le mie sembianze e uccidi l'usurpatore"
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Salutare Vermithor fu molto doloroso, perché non sapevo se sarei tornata indietro. Viva o morta, la mia vendetta si sarebbe compiuta. E poi venne il momento, prima di salpare, in cui Malko sarebbe dovuto morire. "Lo farò io, Principessa. Ti risparmierò i sensi di colpa," mi disse sul bagnasciuga, puntandosi una daga al collo. Sentivo il sangue pompare ad una velocità non umana, la testa vorticarmi, gli occhi annebbiarsi. "Tu mi hai reso libero, Saera Targaryen. Ratto Bianco sono stato in questa vita, e semmai ce ne sarà un'altra, egli siederà nuovamente accanto a te, alla tua tavola" poi la lama scivolò sulla sua pelle, e il suo sangue mi schizzò in faccia. Dovetti stringere i pugni per non versare alcuna lacrima. Avevo perso la mia famiglia, ma non avrei mai smesso di cercare vendetta: dovevo essere forte. Quindi, seguendo il rituale che il Maestro mi aveva insegnato, mi appropriai del volto di Malko, dei suoi abiti, dei suoi averi, e poi mi imbarcai verso la Capitale.
Giunsi a pomeriggio inoltrato, e persino fuori dalle mura potevo udire la musica e il baccano e le risate. Questa sarà l'ultima risata che ti farai, riflettei duramente, mentre mi calavo il cappuccio sul capo bianco e mi introducevo tramite i sotterranei. Quella era stata la mia casa per tanto tempo, e chi meglio di nessuno può infilarsi dove vuole?