𝟱𝟯. 𝗬𝗼𝘂𝗿 𝗳𝗮𝘁𝗵𝗲𝗿'𝘀 𝗮𝗿𝗱𝗼𝗿

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Principessa Reggente

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Principessa Reggente.

 Io, ch'ero fuggita dalla capitale proprio per evitare di essere guardata dagli occhi velenosi della corte, ora mi ritrovavo seduta sul Trono di Spade, in attesa di udienze da parte dei popolani. Lord Corlys mi aveva assicurato che, qualsiasi dubbio avessi avuto, avrei potuto contare su di lui. "Non che voi siate una sprovveduta" aveva chiarito in seguito.

Chinai brevemente lo sguardo sulle mie dita, strette nervosamente al trono, e mi riconobbi come la ragazzina di tre anni prima - quasi quattro - , soltanto con più esperienza. Ero io, Saera Targaryen, e non lo potevo più negare a me stessa. "Vostra Grazia, il primo a chiedere udienza è..-" cominciò l'araldo, ma l'uomo entrò con talmente tanta fretta che si ritrovò ad inciampare quasi si prostrasse intenzionalmente ai miei piedi. "Principessa.." cominciò l'uomo, dai capelli bianchi e lunghi legati con un uno spillone che doveva provenire da Essos. "V-Vostra Grazia," si corresse. "Vi porgo i miei omaggi, ma oggi sono al vostro cospetto per un fatto spiacevole che non avrei mai voluto giungesse alle vostre orecchie,"

Il Serpente di Mare ed io ci occhieggiammo, confusi. "Come ti chiami?" avanzai, analizzando come le sue mani tremassero e le sue labbra fossero martoriate a sangue. Anche a quella distanza potevo chiaramente vederlo. "Geralt, Vostra Altezza"

"E dimmi Geralt, perché siete così trafelato dalla fretta di parlarmi? Avete qualche richiesta da pormi?"

L'uomo, Geralt, si alzò in piedi al mio cenno e chinò il capo con timore. "Ecco..il vostro drago, ha divorato il mio gregge di pecore..-" a quell'accusa, scattai in piedi, facendolo spaventare. "Prima di avanzare tali accuse esigo che mi descriviate l'aspetto del drago e che cosa vi fa pensare che sia il mio." Corlys tentò di calmarmi, ma come potevo starmene buona e ammansita se si veniva a colpevolizzare un drago che mi aveva vista crescere, e che aveva cacciato soltanto in mia presenza?

"Vo-vostra Grazia.. non vi adirate-"

"Ditemi, Geralt, cosa vi fa credere che fosse la mia furia di bronzo? Lo avete forse visto da vicino?" Geralt avvampò, prostrandosi nuovamente ai miei piedi. "Era dorato, Vostra Grazia. Sembrava brillare alla luce del sole.."

E il mio cuore saltò un battito. Quello non era Vermithor. Era Sunfyre, ed era guarito.

"Il tuo gregge sarà ripagato, Geralt, ma il mio drago non c'entra in questa faccenda. Per oggi concludo con le udienze."

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Dopo aver abbandonato la sala del Trono, con una preoccupazione montante in petto, cominciai a correre per i corridoi. Scrittoio e calamaio, pensavo nella mia testa. Mia madre doveva sapere. "Vostra Grazia!" esclamò Corlys in lontananza, cercando di stare al mio passo. Mi sentivo venir meno, e non era per colpa del tè di luna. "Saera!" esclamò imperativo, facendomi fermare immediatamente. "La questione è delicata. Ciò significa che l'usurpatore si è ripreso e così il suo drago..anche se, con una gamba rotta, temo..-"

"Avrei dovuto ucciderlo quel dannato giorno, maledetta me!" esclamai furente, poggiandomi malamente alle mura di granito. "Non vi agitate. Non credo che in quelle condizioni Aegon possa cavalcare il proprio drago, forse..forse Sunfyre è in collera per lo stato del proprio cavalcatore e si aggira per i margini della capitale..-"

"A razziare pastori e greggi? Mia madre deve sapere, e tornare quanto prima. Ora più che mai temo per la sua incolumità." Corlys Velaryon sospirò. "Avete l'ardore di vostro padre che vi scorre nelle vene, una qualità che dona carattere. Ma spaventare la corte non è certo l'unico modo per essere temuta e rispettata. Non come faceva Maegor il Crudele, almeno."

"Però ha ristabilito l'ordine delle cose, pur con tirannia..E ad ogni modo, io sono qui di passaggio, è una questione temporanea Lord Corlys. Quando mia madre sarà tornata, si riprenderà il Trono ed io andrò via, a svolgere ciò che avrei dovuto fare tempo addietro."

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𝐕𝐀𝐋𝐀𝐑 𝐌𝐎𝐑𝐆𝐇𝐔𝐋𝐈𝐒 [𝐀𝐞𝐦𝐨𝐧𝐝 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora