𝟭𝟰. 𝗧𝗵𝗲 𝗚𝗼𝗱𝘀 𝗽𝗿𝗼𝘃𝗶𝗱𝗲

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 Un silenzio sinistro ed innaturale aveva inghiottito l'intera sala del trono

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Un silenzio sinistro ed innaturale aveva inghiottito l'intera sala del trono. Non avevo accettato una singola mano durante il tragitto, tanto meno quella di mia madre, che mi aveva posta ad un interrogatorio più che lecito. "Cosa ti è accaduto? Qualcuno ti ha fatto del male?" ed in risposta a quel silenzio, ero giunta con le mani e le ginocchia sbucciate per essere inciampata un paio di volte. Eppure, non riuscivo a credere che fosse così drastico perdere uno dei miei sensi: avevo combattuto senza la vista, prima di quel giorno. Avevo imparato a reggermi sulle mie sole gambe. Evidentemente la vera prova aveva appena avuto inizio.

"Cos'ha che non va la Principessa?" bisbigliò qualcuno. "Sembra essere cieca" ribatté un altro, senza scomodarsi di abbassare la voce. Feci piccoli passi, tentando di non inciampare e di mettermi in ridicolo dinanzi agli occhi della corte. L'ultima cosa che volevo era la compassione. "Vostra Grazia," annunciai, persa nel buio, sperando quasi visceralmente che sul trono vi fosse seduto il re, e non il suo spregevole Primo Cavaliere. "Nipote mia.." biascicò in risposta. "Mi duole vederti in questo stato..tu sei una valorosa guerriera e una donna formidabile.." l'eco della sua voce rimbombò in una sala che alle mie orecchie parve vuota. "Giuro sul mio nome, di trovare il colpevole e di punirlo severamente per aver attentato alla tua vita, Principessa." il vero colpevole, tuttavia, lo aveva di fianco e dubitavo che da solo lo avrebbe compreso. Dopo un lungo silenzio, udii tintinnare una collana ed un bastone picchiare sul pavimento. Il re si era appena alzato. "Ordino che venga svolta un attenta ricerca. Bloccate gli arrivi e le partenze giù al porto e chiudete tutte l'entrate della città. Nessuno uscirà o entrerà ad Approdo del Re senza mio ordine!"

"Mio re," ribatté flebilmente Alicent "Dovremmo considerare le prove prima di lanciare avventatamente nel panico una città intera-"

"Silenzio, donna" replicò sfacciatamente Viserys, che mai prima di quel giorno aveva osato parlare in quel modo a sua moglie. La regina dovette ammutolirsi immediatamente, perché un gruppo di uomini in armatura, con il loro metallico passo, lasciò la sala del trono per adempiere agli ordini del re. "Saera Targaryen è la Principessa ereditaria di mia figlia, e non permetterò a nessun uomo o chicchessia di ferirla! Sono stato chiaro?"

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"Come ci sei arrivata così lontano?"

Fino a quel giorno, soltanto la brezza marina e il calore del sole erano state capaci di accapponarmi la pelle. D'ora in avanti, qualcun altro sarebbe riuscito in quel modo, con il solo tono della voce, ad aggrovigliarmi le carni. "Perché, dove siamo?" ribattei sfrontata, nonostante le mie condizioni. Ero uscita dalla sala del trono, e avevo semplicemente camminato. Le mie mani avevano sfiorato mura e roccia, i piedi avevano minuziosamente mosso un passo dinanzi all'altro con cautela, e mi ero lasciata seguire dal profumo dell'estate. Aemond, con un fruscio, mi affiancò. "Sei ferma sotto l'ombreggiante albero cuore"

L'albero in questione, aveva ospitato innumerevoli pomeriggi di studio e lettura, quando ero una ragazzina. Forse il mio inconscio sapeva già dove condurmi.

"Tu piuttosto, perché mi hai seguita?"

"Non ti ho seguita, ti ho trovata. Perché non ti sei fatta accompagnare?"

Il mio orgoglio ruggì. "Così da essere compatita? Certo che no, Aemond. Preferisco cadere e rialzarmi con le mie gambe" A ciò, il Guercio sospirò. "Non c'è bisogno di vergognarti, ma avresti potuto coprire gli occhi-"

"Adesso potrei persino riuscire a comprendere come ti sei sentito quando hai perduto l'occhio, tuttavia non ci riesco. Sono superba e orgogliosa. Tu ti sei nascosto per un arco indefinito della tua vita dietro una benda di pelle, ma io non intendo fare lo stesso."

"Nascosto?" sbottò in risposta, offeso dalla mia presunzione. "Ho risparmiato la visione di un orribile sfregio alla gente-" ma, ancora una volta, lo interruppi fermamente. "Stai giocando al loro gioco, difatti è ciò che vogliono. Che ti nascondi e ti vergogni per ciò che sei, quando dovresti sfoggiare con orgoglio il tuo zaffiro invece che coprirlo e nasconderne l'immenso valore."

Aemond non rispose, bensì parve sedersi. Lo capii dal rumore di pelle provocato dalla sua giacca. "Come hai perso la vista, se posso saperlo?"

E con quella domanda, rividi sotto le mie ciglia e nella mia mente,  il volto concentrato del maestro. Ogni lezione che mi impartiva aveva uno scopo, ma per scoprire il motivo di quella prova, avrei avuto bisogno di molto più tempo del previsto.

"Gli Dei provvedono e privano,"

𝐕𝐀𝐋𝐀𝐑 𝐌𝐎𝐑𝐆𝐇𝐔𝐋𝐈𝐒 [𝐀𝐞𝐦𝐨𝐧𝐝 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora