Come un'ombra, in incognito, scansavo terra umida e sassolini. Pregavo di far presto, di non cedere un'altra volta dinanzi a lui e al suo zaffiro splendente, ma nella mia mente Aemond c'era sempre. Anche se era diventato un assassino di consanguinei: io, d'altra parte, ero una serva del Dio dai Mille Volti, e presto o tardi mi sarebbe stata richiesta un'altra vita.
Giunta alla locanda bussai, e attesi. Aemond non aveva lasciato altre indicazioni nella lettera, per cui - quando ad accogliermi fu una giovane donna dai capelli neri e lunghi - preferii dirigermi al bancone e farmi servire della birra. Calai il cappuccio, e l'uomo al di là del bancone sbiancò come i miei capelli. "Che cosa..Principessa? Cosa ci fate qui?" L'uomo conosceva me, ma io non conoscevo lui. Aveva una barba nera e folta, sopracciglia crespe e occhi insolitamente giallo ocra. "Mi conoscete," constatai, ordinandogli il boccale di birra, che egli preparò in un baleno. "Ma certo, Saera Targaryen. La Principessa delle città libere, come potrei non conoscervi!" e nel poggiarmi il boccale sotto al naso, uno sgabello di fianco al mio venne occupato. "E' così che ti fai chiamare adesso?"
Un singhiozzo al cuore. Una rabbia graffiante.
"Mi chiamano in tanti modi," replicai al Guercio, senza però rivolgergli sguardo alcuno. Nella lettera citava persino di voler battere mio padre sull'Occhio degli Dei. Sciocco, non sapeva in che guaio stava andandosi a cacciare. Presi un sorso di birra, e mi congratulai con il locandiere, che chinò il capo con un sorriso fiero. "E' merito di mia figlia Alys, se queste bevande sono così deliziose. Peccato che la locanda si trovi in un posto così..singolare"Poi, quando l'uomo venne richiamato e ci lasciò soli, presi un'altra lunga sorsata e mi decisi a voltarmi. Senza benda, Aemond Targaryen aveva abbandonato la vergogna. Una parte di me ne fu fiera. "Volevi vedermi, dunque" cominciai. Al suo annuire, saltai in piedi . "Ma questo non sembra essere il luogo adatto per discutere di cose private" notai, guardandomi intorno e incontrando uomini e donne di diverse età, che ridevano e si godevano la musica. "Infatti." concordò Aemond. "E' per questo che ho preso una camera per la notte."
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𝘀𝗺𝘂𝘁! [+𝟭𝟴]Vi era un fuoco acceso nel camino, che ardeva debolmente. Vi erano decorazioni arrangiate qua e là, una brocca di vino situata sul tavolino e un letto a baldacchino dalle coperte di seta. Fui la prima ad entrare e la prima a prendere parola. "E' un addio, dunque. Stai per sfidare la Canaglia.." e nel farlo, mi chinai verso la brocca per poterne riempire un bicchiere. Quando sentii la porta chiudersi, Aemond rise. "Dai per scontato la mia dipartita?"
Quel suo dannato tono di voce arrogante!
Buttai giù quel calice e decisi di affrontarlo, una volta per tutte. "Che cosa speri che ti dica? Lucerys e Jacaerys sono morti, mia madre si è presa il trono che le spettava, e tu.." lo spintonai "Tu sei scappato come un codardo!" Aemond rimase in silenzio, lasciando che sfogassi tutta la mia rabbia e la mia frustrazione. "Vuoi un addio, anche se non te lo meriti? D'accordo, lo avrai. Ma sarà l'ultima volta che vedrai la mia faccia" Mi ritrovai a spintonarlo nuovamente, questa volta verso il letto. Lui cadde sopra di esso leggiadro come una piuma. "Il tuo addio è fare l'amore con me?" mi beffeggiò. "Sta' zitto" e gli strappai la camicia facendone saltare i bottoni. Il suo petto lindo era marchiato da diverse cicatrici e ferite di battaglia che preferii dimenticare. Poi si scalciò gli stivali e si tirò giù pantaloni e brache, con un unico movimento. Afferrandomi, a cavalcioni su di lui, mi fece sentire la propria erezione. "Quindi lo affronterai?" domandai, mentre mi sfilavo la veste oltre la testa, rimanendo nuda e alla sua completa mercè.
"Ho sempre ammirato tuo padre. Chi ne uscirà vincitore, sarà degno di te"
Sfrontato, mi rubò un bacio mentre le sue braccia mi stringevano a lui ch'era caldo come un drago. Sentivo tutto, ogni cosa: il suo membro duro a contatto con la mia intimità, le sue labbra che tracciavano contorni sul mio viso e sulla mia pelle, le sue mani che toccavano i miei seni. Fu allora che presi le redini in mano e lo spinsi contro il materasso, posizionando le mie mani sul suo petto e la mia intimità contro la sua. "Non voglio sentirti più parlare," dichiarai, aggiustandomi prima che potesse penetrarmi "Finché non avremo finito"
Quindi mi mossi, dapprima lentamente, percependo tutta la sua lunghezza penetrarmi. Strappandoci i respiri, mi dondolai come una bambina sul suo cavalluccio, finché lui non perse la pazienza e ribaltò nuovamente la situazione. Torreggiandomi, infranse la promessa di rimanere in silenzio. "Che tortura!" sbottò ridente, tornando a penetrarmi questa volta con maggiore forza e precisione, portandomi a gemere rumorosamente. "Non ti importa che possano sentirci?" sbuffai tra un ansimo e l'altro. "Che sentano pure" dichiarò, affondando profondamente fino a portarmi sulla superficie del paradiso. "Voglio che sappiano quanto ti amo" gemette, infrangendo il suo fiato caldo contro il mio collo. "Quando il sole sorgerà ad ovest e tramonterà ad est, quando i mari si prosciugheranno e le montagne voleranno nel vento come foglie.." dovette sforzarsi per non venire, perché voleva a tutti i costi che lo facessimo assieme. E quando udii quella promessa scambiata tempo addietro, sentii il calore crescere nella mia pancia. "Soltanto allora il mio amore per te cesserà di esistere" gli feci eco, singhiozzando contro la sua bocca mentre il suo seme mi riempiva il ventre.
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𝐕𝐀𝐋𝐀𝐑 𝐌𝐎𝐑𝐆𝐇𝐔𝐋𝐈𝐒 [𝐀𝐞𝐦𝐨𝐧𝐝 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]
FanfictionSaera Targaryen, prima figlia di Rhaenyra e Daemon, è una fanciulla appassionata di libri antichi che ama viaggiare e imparare nuove culture. E' la più giovane a reclamare Vermithor, dopo che il suo ultimo cavalcatore, il Re Jaehaerys, è deceduto. T...