Le parole hanno un potere incalcolabile. Non seguono una logica ben precisa, ciò che la tua mente ritiene giusto per loro non lo sarà mai. Puoi pensare a cosa dire, ma poi ciò che dici può essere diverso dal pensiero che era nato in principio. Puoi ascoltare qualcosa e, anche se il tuo cervello continua a ribadire categoricamente un concetto, le parole sapranno sempre come dargli torto, perché sono a conoscenza del tuo più grande punto debole: il cuore.
Loro mireranno sempre e solo a quello, forse per farti aprire gli occhi, e dimostrarti che la mente umana è tanto geniale quanto... umana, ed è proprio per questo che a volte sbaglia. Oppure mireranno al cuore per ferirti, perché forse si compiacciono davanti al dolore della gente. Le parole sembra amino essere consapevoli del loro potere spropositato, di cui a volte abusano fin troppo. E tutto questo si ricollega all' umanità della mente. Proprio come noi uomini, essa è in grado di creare per distruggere, ed è lei a creare le parole, bramose di distruggerci.
Per me questo non ha nessun senso perché, nel mio piccolo, sono fermamente convinta che tutto ciò non possa succedere. Il mio cuore però sta piangendo in silenzio, per non mostrarsi debole al resto del mondo. Quattro semplici parole, sedici lettere, una pugnalata.
Sono la sua ragazza. Quando Jasmine ha detto questo mi è crollato al mondo addosso. Non ho potuto reagire, semplicemente perché, oltre al fatto di non sapere che Jamie avesse una ragazza, non ero neanche pronta per come i miei sentimenti avrebbero reagito ad una tale notizia.
Non posso fare a meno di chiedermi come tutto questo possa essere reale, è evidente il fatto che un filo logico non ci sia. Ho sempre amato le certezze, e questa precarietà emotiva non mi piace.
Vengo distratta dalla suoneria incessante del telefono, e in qualche secondo sono costretta a mettere a tacere quella piccola parte di me che vorrebbe urlare per sfogarsi, non voglio che dalla mia voce esca il più minimo segno di "rottura".
«Pronto?» chiedo mettendomi a sedere sul letto.
«Ciao Luna, ti ho svegliata?» chiede Jamie, titubante. Una telefonata da lui non me la sarei mai aspettata, sono un po' stupita.
«No, tranquillo, sono già sveglia da un po'» lo rassicuro. Sono sveglia da un po' per colpa tua, vorrei aggiungere.
«Okay... Senti, ricordi del nostro accordo della settimana scorsa? Ovvero che saremmo andati a fare un giro?» chiede per avere una conferma.
«Ehm... sì, ma... Jasmine è d' accordo? Voglio dire, non le dà fastidio che ci sia io? Non mi è sembrato di starle molto simpatica.»
Perché mai dovrebbe decidere di passare la domenica con me, quando lì con lui c'è la sua ragazza? E poi, meno la vedo meglio sto, per poco al campo non la stavo per prendere a schiaffi.
«Ehm, in verità Jasmine ha preso il treno per tornare a casa questa mattina, sua madre sta male, così mi ha detto» mi spiega Jamie. Me lo immagino mentre cammina avanti e indietro per la stanza, mentre con una mano si tira indietro i ciuffi biondi e ribelli.
«Ah, mi dispiace per lei.» Mi sento meglio al pensiero che si sia levata di torno.
«Tranquilla, sembrerebbe non essere niente di troppo grave, o almeno niente che non si possa curare. Comunque... allora, per oggi?»
«Per oggi va bene» rispondo io, lasciandomi sfuggire un piccolo sorriso.
«Perfetto. Posso venirti a prendere adesso?» chiede subito dopo.
«Col cavolo. Avresti un infarto, vedendomi così! Facciamo tra mezz'ora, mi dovrebbe bastare.» Ho ancora addosso il mio pigiama rosso, di due taglie più grande di quello che dovrebbe essere. Inoltre è da ieri che non mi pettino e ho i capelli raccolti a caso. Non proprio lo specchio della bellezza, insomma.
Prima di riattaccare gli spiego in breve come raggiungere casa mia.
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Nient'altro che te
Teen FictionLuna, dopo la morte della sorella, cade in una spirale di tristezza che non le da nessuna tregua. La voglia di vivere la ha abbandonata e ormai non si ricorda più com'è essere veramente felice. A peggiorare le cose c'è un odio infondato da parte de...