«Senti, ma perché sei venuto qui?» chiede all'improvviso il bambino dall'altra parte della stanza.
Oh no, adesso lo soffoco, giuro! Da quando siamo andati a dormire, non ha mai smesso di parlare, mai.
Ha cominciato chiedendomi da dove vengo e quali sono i miei interessi. Fin qui non ci trovo niente di male, considerato che sono la persona con la quale dovrà condividere la casa per le prossime settimane. D'un tratto, però, ha cominciato a fare domande fuori dal mondo, del tipo come si cucinassero le ciambelle, perché gli ornitorinchi si chiamino così, oppure perché abbiamo solo due braccia.
Ogni volta che credevo si fosse messo a tacere, e provavo a chiudere gli occhi, lui subito ripartiva a chiedere le cose più assurde, questa fin' ora è quella più decente.
«Per me è un periodo difficile, avevo bisogno di andarmene per un po'» gli rispondo, con la voce impastata dal sonno.
Lo sento rigirarsi sotto alle coperte, probabilmente per voltarsi nella mia direzione.
«E perché è un periodo difficile?» chiede ancora.
«Austin, dormi. Non ho voglia di affrontare l'argomento adesso». Mentre parlo mi immagino i suoi occhioni scuri guardarmi delusi. La sua sete di sapere ha costantemente bisogno di essere colmata, ed un "no" come risposta non lo può proprio accettare.
«E perché no? Cosa cambia se me lo dici ora, o in un altro momento?» chiede con tono squillante.
Potrebbe diventare un bravissimo avvocato in futuro: se già a otto anni è capace di sfinirti così, non oso pensare in un tribunale dopo anni di pratica.
«Prova solo ad immaginare questo, non è difficile. Saranno più o meno ventiquattro ore che non chiudo occhio, ho fatto un viaggio lunghissimo e stancante; in più questo cuscino mi sta reclamando a se, ed io ho tutta l'intenzione di assecondarlo. Non è proprio una situazione ideale per rispondere lucidamente» mi interrompo per sbadigliare. «E poi, quella che mi stai chiedendo è una cosa molto personale e davvero stranissima anche per me, quindi no, non te lo dirò adesso, e spero ti basti come risposta. In caso non fosse così, beh... fattela andare bene lo stesso» concludo, pregando in silenzio perché non aggiunga altro.
«Tu non me la racconti giusta» dice con tono più basso ma deciso, scandendo bene ogni singola parola.
«Buonanotte Austin» dico, con un tono che non ammette repliche.
Ma non ha mai sonno questo bambino? Non trova più allettante farsi un bel sonnellino, piuttosto che rompere l'anima al sottoscritto? Non voglio farmi odiare da quella bestiola già il primo giorno, ma ho davvero bisogno di dormire, e se non metto dei paletti adesso, sono fermamente convinto che possa continuare con le domande fino all' alba.
***
«Allora, qui come ti sembra?» mi chiede Zach, dall'altra parte del tavolo, intento a versarsi del caffè in una tazza.
Nonostante ci siamo appena svegliati, lui già indossa la sua camicia a quadri di flanella. Credo la usi come divisa, o che addirittura ci vada a dormire. Non ce lo vedrei vestito con nient'altro.
Sin dal primo momento, mi è sembrata una di quelle persone con la quale non puoi che andare d'accordo, l'amico di tutti, uno di quelli che ha sempre la battuta pronta e la risata istantanea.
La gente come lui mi piace, è raro trovare così tanta vitalità in una persona.
«Per quel poco che ho visto, devo dire che mi piace. Qui è davvero diverso da dove sono sempre cresciuto, però un po' di tranquillità ci vuole» rispondo, addentando subito dopo una fetta di pane.
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Nient'altro che te
Novela JuvenilLuna, dopo la morte della sorella, cade in una spirale di tristezza che non le da nessuna tregua. La voglia di vivere la ha abbandonata e ormai non si ricorda più com'è essere veramente felice. A peggiorare le cose c'è un odio infondato da parte de...