Capitolo nove

2.5K 414 189
                                    

Ieri sera è arrivata una mail dalla scuola, in cui c'era scritto che oggi non ci sarebbero state lezioni, a causa di un'assemblea imprevista. Non sono nemmeno arrivata a leggere il perché di questa assemblea. Sono del parere che le buone notizie si debbano accogliere senza porsi tante domande.

Almeno oggi potrò stare a letto un po' di più, e non rischierò di imbattermi in persone che vorrei assolutamente evitare. Tuttavia non riesco a dormire, anzi, a dirla tutta stanotte ho avuto un sonno parecchio travagliato. Le parole dette da mia madre tornavano a farsi vive di continuo.

"Dato che per te sono solo la persona con la quale, per tua sfortuna, condividi la casa, allora non vedo il motivo per il quale dovresti rimanere qui".

Quelle parole sono state come un pugno in pieno stomaco: mi hanno tolto completamente il respiro, mi hanno paralizzata.

Mentre sono ancora sdraiata a letto, l'occhio mi si ferma su una delle tante foto appesa alla parete.
Raffigura me all'età di circa quattro anni, e mia madre mi stava sollevando in aria, facendomi girare, mentre un sorriso spensierato solcava il suo volto.

Ma quelli ormai sono solo ricordi. Non credo avrò mai più una madre che mi ami, una madre pronta a mettersi contro al mondo intero per la sua bambina, una madre orgogliosa, una madre che si possa definire tale.

Distolgo lo sguardo da quel momento di felicità stampato su carta, fa decisamente troppo male. Se continuassi a guardarla, mi lascerei travolgere da tutti i ricordi di cose belle, accadute in passato, e che, purtroppo, non potranno più accadere in futuro. Non voglio ricordare, è meglio così.

Accendo il telefono e, con mio grande piacere, trovo un messaggio da Jamie.

"Ehi principessa, passiamo la giornata assieme oggi? Non accetto un no come risposta, ti aspetto. X"

A quelle parole, sorrido. Non vedo l'ora di vederlo. Quando sono con lui, tutto il resto sparisce, e finalmente riesco ad essere felice.

Mi preparo in fretta, mettendomi dei leggins neri e una felpa leggera. I capelli li lego in una coda, e non perdo neanche tempo a truccarmi, perché voglio andare da lui il prima possibile.

Arrivo davanti a casa sua in un tempo record e lui è lì, davanti al cancello, a braccia aperte, nelle quali non esito un solo istante a gettarmici dentro.

Quelle braccia sono la mia sicurezza, al loro interno mi sento protetta. I suoi abbracci sono ciò che impedisce a tutto il resto di ridurmi in tanti piccoli frantumi. Anzi, non solo i suoi abbracci, semplicemente... lui.

Dopo un tempo che mi sembra infinito, mi alzo sulle punte per baciarlo. Lo sento sorridere sulle mia labbra, ed è la sensazione più bella al mondo.

«Allora, che mi racconti?» chiede lui, abbassando lo sguardo all'altezza del mio.

Un po' a malincuore, gli racconto ciò che mia madre mi ha detto ieri sera. Mi guarda per un secondo senza dire nulla, e poi comincia a parlare.

«E che problema c'è? Puoi venire a stare da me, no? Almeno ti liberi di quella stronza» afferma, facendo poi un'alzata di spalle.

«Ehi, ti ricordo che è sempre mia madre» gli dico, tirandogli un pugnetto leggero sul braccio.

«Guarda che lo so, che lo pensi anche tu» ribatte lui, ridendo. «Comunque, ti può sembrare fattibile questo trasferimento?» chiede il mio parere.

Penso sia molto strano, andare ad abitare con il mio ragazzo, dopo così poco tempo che lo conosco, ma ammetto che la cosa mi attira, e non poco. E, comunque, non penso di avere altra scelta.

Nient'altro che teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora