Quando l'aereo atterra, improvvisamente sento i battiti cardiaci fermarsi all'istante, per poi accelerare tutti in una volta. Guardo la pista dal finestrino e, sì, siamo proprio arrivati. Ci avevo pensato tanto a questo momento, lo avevo immaginato, avevo persino tentato di programmarlo, ma è stato tutto solamente una perdita di tempo. Non si può programmare nulla... so solo che lei sarà lì, e questo mi basta.
Non so ancora quale sarà la mia reazione quando me la ritroverò faccia a faccia, sono solamente consapevole del fatto di volere -forse per la prima volta nella mia vita- che i secondi passino più velocemente. Non me ne potrebbe importare di meno di prendere le valige e fare tutte quelle inutili azioni da protocollo, l'unica cosa che desidero è vederla sorridere di nuovo e osservarle quella luce negli occhi che mai niente riuscirebbe a spegnerle definitivamente.
«Sei agitato?» mi chiede mia madre, ed io scuoto leggermente la testa. Ha gli angoli della bocca piegati all'insù, e delle piccole rughe ad incorniciarle gli occhi. È la cosa più bella del mondo vederla serena, non smetterò mai di ripeterlo.
«Sono solo impaziente, credo.» Okay, magari un po' agitato lo sono. In fondo, quando sono partito la situazione era decisamente infernale, mentre ora so che le cose sono andate al loro posto. Però, non essendo stato presente durante questo cambiamento, non so realmente come possa andare.
Credo sappia benissimo che la mia non è solo impazienza, difatti la vedo rivolgermi uno sguardo divertito. «Non ti devi preoccupare, andrà tutto per il meglio. Hai fatto le scelte giuste, sei maturato, ed io sono fiera di te. Dovrete solo trovare un giusto equilibrio, e vedrai che tutto andrà bene» mi rassicura, ed io a quelle parole mi sento il cuore un po' più leggero.
Annuisco un'altra volta, poco prima che una voce metallica ci annunci di doverci togliere le cinture. Dopo neanche un minuto siamo completamente fermi, e vedo tutti i passeggeri attorno a noi cominciare ad alzarsi prendendo il loro bagaglio a mano.
Quasi non mi sembra vero il fatto di poter finalmente camminare per una distanza più lunga di quella tra i sedili e il bagno. Le gambe mi fanno male, ho la schiena a pezzi, e voglio solo uscire di qui il prima possibile.
Quando finisco di scendere l'ultimo gradino mi fermo un secondo per prendere una boccata d'aria, e l'odore pungente dello smog subito si fa strada fino ai polmoni. Altro che le sacrosante percentuali di ossigeno, azoto e idrogeno: qui l'atmosfera è composta al settanta percento da benzina. Non mi era mancato un granché questo odore, ad essere sincero.
«Sì... è proprio Londra» dico in un sussurro, facendo poi una smorfia.
***
LUNA'S POV
«Cristo Dio, Erika, ti vuoi muovere?!» urlo dal piano di sotto, lanciando continuamente delle occhiate nervose all'orologio che si trova in cucina. Sono ansiosa all'idea di rivederlo dopo tutto questo tempo, talmente ansiosa da sentirmi il fiato corto e una strana sensazione sulla bocca dello stomaco. In realtà non è nemmeno passato così tanto, ma questa è una situazione con la quale non credevo avrei mai dovuto fare i conti in vita mia.
«Dammi cinque minuti, non posso uscire senza nemmeno un filo di trucco!» mi risponde lei dal bagno del piano di sopra, come se fosse tutto apposto.
Se non si sbriga vado su io e la trascino in macchina per i capelli.
«Abbiamo meno di due ore per arrivare all'aeroporto di Londra, e ti ricordo che dista da Chelmsford ben settanta chilometri! Con il culo che abbiamo troveremo anche un incidente o qualcosa del genere, ci scommetto!» Forse mi dovrei dare una calmata, ma ho un'agitazione in corpo che è davvero difficile da gestire.
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Nient'altro che te
Teen FictionLuna, dopo la morte della sorella, cade in una spirale di tristezza che non le da nessuna tregua. La voglia di vivere la ha abbandonata e ormai non si ricorda più com'è essere veramente felice. A peggiorare le cose c'è un odio infondato da parte de...