Mi sta scoppiando la testa, a forza di pensare.
Vorrei ci fosse la possibilista di spegnere il cervello per lasciarlo a riposo, magari con un semplice interruttore. Ma nella realtà non può essere così, nella realtà è tutto dannatamente troppo difficile, e la mia mente continua imperterrita ad urlarmi le solite domande.
Quando ho bisogno di prendere decisioni importanti, o semplicemente riflettere, faccio sempre lunghe passeggiate, così mi alzo da questo freddo materasso, che ormai ha preso la forma del mio corpo, e mi dirigo verso l'appendiabiti per agguantare il cappotto. Lo indosso e mi dirigo fuori di casa a testa bassa, continuando a fissare i miei piedi muoversi sopra l'asfalto crepato e usurato dagli anni.
Non ho bisogno di guardare davanti a me, conosco la strada perfettamente. In quel luogo ci sono stata moltissime volte con Jamie e, ormai, mi è diventato familiare.
Continuo a camminare, divagando tra i miei pensieri a volte senza senso, con il sottofondo dei clacson delle auto, il rumore delle conversazioni delle persone, qualche bambino desideroso di urlare, e della musica proveniente da una piccola piazza.
Passo davanti a tutto questo, senza degnare della minima attenzione proprio nessuno. Non sono la mia priorità, al momento.
Finalmente, arrivo a destinazione, e subito comincio a farmi strada tra gli alberi, diretta al laghetto che c'è in fondo al parco.
Tiro fuori una sigaretta dal pacchetto che ho in tasca, e me la porto alla bocca. Non appena il filtro tocca le mie labbra, però, mi fermo dal prendere l'accendino.
Picchietto le dita su di essa, tormentata dal mio gesto, e indecisa sul da farsi.
Bambino, a te farebbe male, giusto?
Cosa mi tocca fare per questa creaturina? Anche a questo dovrei rinunciare? Dovrei rinunciare anche al mio piccolo sfogo?
Eh no, questo non te lo concedo. Stai già per cambiare troppe cose, qualsiasi sarà la via che sceglierò per te.
Riporto la sigaretta alla bocca e la accendo.
Mi siedo per terra a gambe incrociate e comincio a fissare la superficie dell'acqua davanti a me, mentre il solito bruciore ormai familiare mi pervade la gola e mi rilassa.
Improvvisamente, mi ritrovo a pensare a come sarebbe averti qui con me al mondo.
Come sarai? Un marchio o una femmina? Vorrei, o meglio, preferirei che tu fossi un maschio, sarebbe per te tutto più semplice, per te.
Se nascerai uomo, ad esempio, non dovrai temere di essere violentato nel buio di una strada. Non dovrai serviti di un bel viso per piacere al primo sguardo, di un bel corpo per nascondere la tua intelligenza. Non subirai giudizi malvagi quando dormirai con chi ti piace. Non dovrai faticare tanto per far valere i tuoi diritti, per ricordare alla gente che non sei diversa da loro, che non sei più debole, che non sei un semplice oggetto che possono usare a loro piacimento.
Ma neanche essere uomo è una passeggiata, sai?
Poiché avrai muscoli più saldi, ti imporranno fardelli più pesanti, ti imporranno arbitrarie responsabilità. Poiché avrai la barba, rideranno se piangerai, o perfino se avrai bisogno di tenerezza.
Eppure, proprio per questo, essere uomo sarà una meravigliosa avventura che non ti deluderà mai, almeno lo spero.
Se nascerai maschio, vorrei che tu diventassi un uomo come l'ho sempre sognato io: dolce con i deboli, feroci con i prepotenti, generoso con chi ti vuole bene e spietato con chi proverà a comandarti.
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Nient'altro che te
Подростковая литератураLuna, dopo la morte della sorella, cade in una spirale di tristezza che non le da nessuna tregua. La voglia di vivere la ha abbandonata e ormai non si ricorda più com'è essere veramente felice. A peggiorare le cose c'è un odio infondato da parte de...