Capitolo cinquantaquattro

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Il fantasma ora ha un volto.

Mentre ero lì mi è sembrato di essere tra due fuochi, e ci ero in mezzo talmente tanto da non riuscire nemmeno a percepire di esserci veramente. Lei ha tentato di proteggere sé stessa, e nel farlo si è fatta del male, oltre che a farne sia a me che a lui. Ho visto ciò che gli ha inferto negli occhi, e per un secondo ho creduto che fosse esattamente identico a quello che ho visto negli occhi di mia madre durante tutto questo tempo. E mentre lottavano -chi per il cambiamento e chi per la conservazione-, gli spettri maturati nel corso di vent'anni erano spettatori in prima fila; erano proprio accanto a me, difronte, ovunque, appestavano l'aria con i ricordi che portavano, i miei ricordi. Mi fissavano e mi dicevano che lei era nel giusto, perché il mio passato sosteneva così. Tutta la speranza è svanita quando ha usato ciò che più entrambi amavano, come ciò che poi è riuscito a distruggere ogni cosa. La parola fine ancora aleggia nella stanza, quasi come fosse stata incisa sulle pareti, sulla mia pelle, persino sulle mie dannatissime ossa.

Mi è sembrato di essere inutile, perché avevo le armi per poter cambiare la situazione, ma le mani strettamente legate tra loro, in una morsa dalla quale mi era impossibile liberarmi. Non ho avuto voce in capitolo, quando invece avrei dovuto dire così tanto. Ma questo sarebbe stato giusto per me, e immensamente sbagliato per lei. E, per come la vedo io, ora le cose sono giuste per lei, ma forse fin troppo sbagliate per me.

Tutto ciò che sono, le mie convinzioni, i pilastri, se in un primo momento avevano vacillato, ora sono crollati del tutto, e di queste macerie non so se esserne felice o meno. 

Bene e male possono convivere all'interno della stessa persona, e non esiste una parte dominante. Continuo a ripetermelo, nella speranza che anche gli altri lo possano capire.

Ho una tale confusione per la testa che non so nemmeno come possa finire questa giornata, figuriamoci sapere come sarà domani o tra una settimana. Sono in una delle situazioni di più grande precarietà che mi sia mai capitato di affrontare, e non so davvero da che parte cominciare per poter cercare di sistemare le cose.

Non voglio dover scegliere tra nessuno dei due, voglio solo poter decidere di averli entrambi in egual misura. È una cosa nuova, per me, ma ultimamente ci sono stati così tanti cambiamenti che uno in più non credo possa spaventarmi. Ormai niente può demolirmi, al massimo può riuscire a demolire il contesto.

E mi dispiace se ti sto sparando addosso così tante informazioni, senza in realtà averti detto ancora nulla. Ho solamente bisogno di sfogarmi, prima di scoppiare nella maniera sbagliata e con chi non se lo merita. È un momento di tensione, e spero solo che si risolva per il meglio.

Non sono pronto a perdere ciò che non ho mai avuto, sarebbe un dolore troppo grande.

Te lo ribadisco, quando tornerò ti racconterò ogni cosa, ogni singola cosa, dall'inizio alla fine. Ti dirò cos'è cambiato, come è cambiato, e se sarà cambiato, perché ancora non sono certo di come si concluderà quest'inferno.

Come ti avevo già detto tempo fa, non voglio che tu ti preoccupi per me. Non ti intasare la mente con tutto questo, ma prosegui come hai sempre fatto. Voglio provare a cambiare le cose in corso, questo sì, ma non conto di metterci molto. Conosco mia madre, e so di poter avere la sentenza definitiva in un lasso di tempo davvero breve.

Io qui non ho altro da fare, sarò da te molto presto. Ho riflettuto, ho elaborato, e ho rifatto le medesime azioni milioni di volte di fila. So cosa voglio farne della mia vita, del mio futuro. Non del tutto, non ancora. Ci sono talmente tante cose da definire... ma quello che conta è deciso, e non ho intenzione di cambiare idea.

Nient'altro che teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora