Il sole caldo sulla pelle è davvero un ottimo modo per estraniarsi dal mondo intero. Questo è il mio periodo ideale: non tanto caldo da prosciugarmi tutte le forze, ma neanche troppo freddo da non poter stare qualche minuto fuori senza congelarmi.
Me ne sto distesa sul prato, mentre i fili d'erba mi carezzano le braccia scoperte e l'aria pulita mi solletica le narici. Ho la testa appoggiata sulla pancia di Erika, la quale ha un'espressione decisamente rilassata. Con una mano continua a torturare un fiore qui accanto, mentre tiene l'altra appoggiata alla fronte per proteggersi dai raggi.
«Chiudi la bocca, o entrano le mosche» ironizzo sulla sua sonnolenza, mentre lei apre gli occhi piano piano.
«Invece di prendermi per il culo dovresti sentirti veramente in colpa. Per colpa tua avrò dormito sì e no otto ore negli ultimi sei giorni» si lamenta, facendo poi uno sbadiglio.
«Per colpa mia? E cosa avrei fatto?» le chiedo, appoggiandomi poi sui gomiti. Mentre dormo non mi muovo neanche di un solo millimetro, com'è possibile che l'abbia tenuta sveglia?
«Hai cominciato a russare, e non in modo silenzioso. Una volta si è persino presentata mia madre sulla porta credendo che ci fossero i ladri in casa!» mi dice, e io comincio a fissarla con uno sguardo incredulo.
«Ma cosa stai dicendo? Io non russo!» E ne sono fermamente convinta.
«Non ti sei mai chiesta perché negli ultimi giorni quando ti sei svegliata io non c'ero?» mi chiede, facendo poi ricadere il braccio che aveva sulla fronte lungo il fianco.
Le rivolgo uno sguardo interrogativo, per poi alzare gli occhi al cielo. «Sono stata costretta ad andare a dormire in divano, non ne potevo più!»
«Hanno inventato i tappi per le orecchie per un motivo» le faccio notare, facendole poi un occhiolino. La vedo corrugare la fronte, per poi lasciarsi sfuggire una piccola risata.
«L'ultima volta che li ho usati se n'è tolto uno e... diciamo che mi stavo per soffocare... » lascia la frase in sospeso, senza darmi alcuna motivazione.
«Credo di non aver capito cosa intendi» le dico, guardandola con un'espressione confusa.
«Beh, ecco... io... credevo fosse un orsetto gommoso» mi confessa, rivolgendomi poi uno sguardo innocente. Subito scoppio a ridere, e lei fa lo stesso.
«Ti voglio bene anche se sei così scema, sappilo» le dico tra le risate, tornando poi ad appoggiarmi a lei.
«E io ti voglio bene anche se russi» risponde lei, rimettendosi nella stessa posizione di prima.
Chiudo gli occhi, privandomi momentaneamente della vista, ma lasciando campo libero a tutti gli altri sensi, che ora sembrano intensificarsi con il passare dei secondi. L'aria sa di polline e i suoni di un mondo che sta tornando a vivere mi fanno sentire in un universo parallelo, immersa nella quiete più totale.
Resto così per qualche minuto, quando vengo improvvisamente spaventata da un qualcosa arrivatomi sulla guancia.
«Oh cazzo, un insetto!» urlo, e subito dopo sento Erika scattare in piedi più velocemente di una molla.
«E io che avevo una considerazione di me decisamente più alta!» sento dire alle mie spalle e, quando mi giro, sento la paura affievolirsi solamente un poco. Mattia se ne sta appoggiato al muretto con un'espressione estremamente divertita, e un foglio strappato a metà in mano. Guardo a terra, e vedo una pallina di carta a qualche centimetro da dove ero io.
«Bastava che ci chiamassi per attirare la nostra attenzione, farmi fare un infarto non è stato proprio il metodo migliore» gli faccio notale, aprendogli poi il cancello.
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Nient'altro che te
Novela JuvenilLuna, dopo la morte della sorella, cade in una spirale di tristezza che non le da nessuna tregua. La voglia di vivere la ha abbandonata e ormai non si ricorda più com'è essere veramente felice. A peggiorare le cose c'è un odio infondato da parte de...