Capitolo ventisei

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Io qui comincio a sentirmi un peso. 

Guardo gli occhi dell'uomo e della donna che mi stanno davanti, e non posso far altro che pensare a quanto siano delle persone meravigliose.

Mi conoscono da una vita, mi hanno sempre ritenuto come una seconda figlia, mi sono stati di grande sostegno quando l'altra metà del mio cuore se n'è andata per sempre, lasciandomi un vuoto incolmabile nel petto. 

Stessa situazione, comportamento diverso rispetto a quello che hanno deciso di adottare i miei genitori. 

Mi sono sempre stati accanto, mi hanno sempre capita e aiutata. Ora ancor di più mi stanno sostenendo, avendomi accettata in casa loro. 

Anche se volessi, non potrei mai chiedere loro di aiutarmi con il bambino, sarebbe davvero troppo, per me hanno già fatto tanto. 

Per mia fortuna, nulla intacca con a decisione presa, ci tenevo solo ad avvisarli di quello che farò a breve.

«Vi starete chiedendo il motivo per cui vi ho chiesto di parlarvi, immagino» riesco a dire dopo un periodo di lungo silenzio. 

Rivolgo un piccolo sguardo a Erika, seduta accanto a me. La vedo rivolgermi un breve cenno di incoraggiamento con la testa, ed io proseguo. 

«Ho... scoperto da poco di essere incinta» dico con voce leggermente strozzata. Ancora mi sembra strano dire queste parole ad alta voce, mi sembra tutto troppo surreale.

Istintivamente mi porto una mano alla pancia e comincio carezzarne la superficie.

Subito nei loro sguardi si dipinge un'espressione di stupore, unito ad una certa quantità di sbigottimento. 

Tutto sembra essersi bloccato, e nessuno sa che cosa dire. 

Quelli che passano sono istanti interminabili. Comincio a fissare il bordo del tavolo, trovandolo improvvisamente molto interessante.


«E... con il bambino, voglio dire, che... che vuoi farci?» chiede Clare, ancora un po' spaesata, cominciando a torturarsi il labbro inferiore con i denti, in un segno di nervosismo.

«È proprio di questo di cui volevo parlarvi».

Forse, dopo a ciò che ho assistito qualche giorno fa, sono finalmente giunta ad una conclusione. 

Non voglio che mio figlio o mia figlia cresca con un padre assente. Da quello che vedo, a Jamie non potrebbe fregargliene di meno di me.

Sai, bambino, io questo lo faccio per te, perché voglio che nella tua vita ci sia gioia, che sia completa, e questo comprende l'avere un padre accanto. 

Sei arrivato nel momento più sbagliato possibile e, per giunta, da una madre che non crede di essere adatta a fare la madre, non ora, almeno. 

Ho bisogno di crescere anch'io prima di crescere te, in fondo, ho solo diciott'anni. 

Voglio provare a migliorare la mia vita, avendo i miei spazi e la mia solitudine. Mi dispiace davvero tanto dirlo, ma è la verità, tu saresti solo un freno. 

Non fraintendermi, non ti ho ancora mai visto, ma già ti amo tantissimo. 

È buffo da dire, considerando che ciò che sto per fare è ucciderti, no? Ma io ti aspetterò, lo prometto. Sarò qui, nell'attesa che le cose cambino, e allora sarò pronta a riceverti di nuovo. 

Non ho idea di quanti anni passeranno nel mentre, e nemmeno di quanti cambiamenti avverranno, so solo che in futuro, se ti ripresenterai, non avrò certo il coraggio di fare ciò che voglio fare ora.

Nient'altro che teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora