Capitolo sette

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Vengo svegliata da un lieve bacio sulla fronte e, quando apro gli occhi, quella che mi si para davanti è una visione più che celestiale.

Davanti a me c'è Jamie, con gli occhi ancora semi-chiusi per il sonno appena interrotto e i capelli arruffati per la dormita.

In un primo momento rimango spaesata, poi comincio a ricordare tutto. I drink di troppo, la testa che gira, poi le sue labbra sulle mie, il desiderio irrefrenabile di averlo per me, e la notte più bella di tutta la mia vita.

Mai e poi mai avrei creduto che sarebbe potuto succedere, ma devo ammettere che sarei pronta a rifarlo anche subito.

«Buongiorno» mi dice con quella voce calma e suadente che, appena qualche ora fa, ha risvegliato in me istinti che non si manifestavano da tempo.

«Buongiorno» ripeto io, mordendomi il labbro inferiore a causa del leggero imbarazzo.

«Ma come diavolo ci siamo finiti così?» chiedo subito dopo, portandomi una mano alla fronte.

«La tua teoria era che mi sarebbe servita una bella sbronza per dimenticarmi momentaneamente di Jasmine, solo che, dopo quella, le cose sono andate un po' diversamente dal programma originale» risponde lui, facendo poi una piccola risata.

«Dovrei fare delle teorie più spesso, se poi il risultato si rivela essere questo» constato.

«Non mi è dispiaciuto, sai?» dice lui, puntando poi gli occhi nei miei. «Anche se eravamo ubriachi e tutto, per me non è stato solo sesso. Quella... quella piccola parte di me che non era in balia dell'alcool ti desiderava con tutta sé stessa» mi dice, facendo poi un debole sorriso.

«Ehm...dove vuoi arrivare?» gli chiedo, sempre più nervosa con il passare dei secondi.

«Con te è tutto così dannatamente diverso, che quasi mi fa incazzare» afferma, ed io alzo un sopracciglio, non capendo. Cosa dovrebbe essere diverso? E, soprattutto, per quale motivo?

«Sai, solitamente mi ci vuole un po' di tempo, prima di riuscire ad affezionarmi ad una persona, ma, con te, le cose sembrano essere andate ad una velocità anormale» fa una piccola pausa. «Dalla prima volta che ti ho visto, ho subito sentito il bisogno di conoscerti, di sapere la causa di quel vuoto nello sguardo, e ho subito cominciato a chiedermi tutte le più futili cazzate che tu possa mai immaginare» mi confessa, sorridendomi.

«Del tipo?» chiedo, incuriosita da quell'affermazione.

«Non appena ti ho guardato, mi sono chiesto quali fossero i tuoi fiori preferiti» mi dice, facendo poi una piccola risata.

«Non provare a farmi recapitare un mazzo di fresie, sul serio! Per quanto le ami, sono allergica al polline» metto le cose in chiaro, mettendomi poi a ridere.

«Lo terrò a mente» mi dice.

«Ma, comunque, tenendo conto del fatto che ti sei lasciato con Jasmine da appena una settimana, perché mi stai dicendo queste cose?» chiedo, corrugando la fronte.

«Beh... quella di Jasmine è una lunga storia... » dice, lasciando la frase in sospeso.

«Jamie, ho già sofferto abbastanza, ti avverto. Voglio ricominciare e, sul serio, sono abbastanza sicura di volerlo fare con te, ma non posso permettermi di trovarmi ad affrontare un dolore che non saprei gestire, non per un'ennesima volta» affermo, guardandolo dritto negli occhi.

«Ho tutto il tempo del mondo, quindi, ti prego, fammi sapere tutto ciò che c'è da sapere, prima che mi metta in qualcosa di più grande di me».

«Mi sembra giusto» acconsente lui, sistemandosi meglio sotto le coperte.

«Due anni fa, affrontai quello che penso sia stato il periodo più brutto della mia vita» comincia a raccontare. «Avevo cominciato ad avere delle crisi di identità e continuavo a chiedermi se ciò che ero mi rappresentasse davvero, o se si trattasse solo di un'etichetta, datami dalle persone che mi circondavano. Hai presente quella frase di Kurt Cobain, quella in cui dice "preferisco essere odiato per ciò che sono, piuttosto che essere amato per ciò che non sono"? Mi ci rispecchiavo a tal punto da averne fatto una vera e propria crisi esistenziale. Volevo davvero capire me stesso e, per farlo, decisi di fare un esperimento con tutti quelli che conoscevo. Non sapevo se il comportamento che adottavo con loro, fosse davvero il mio, o quello che loro volevano io avessi, quindi decisi di cambiare il modo di relazionarmi con loro» si ferma per un secondo, controllando di avere la mia attenzione.

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