«Auguriiii!» vengo letteralmente estirpata dal mondo dei sogni da un Jamie urlante, e forse fin troppo esaltato. Non importa il fatto che sia il mio compleanno, riposare viene sempre al primo posto, per me.
Appena vede i miei occhi aprirsi, mi abbraccia forte da sotto le coperte, per poi posare le sue morbide labbra sulle mie.
«Grazie» gli dico, con la voce ancora impastata dal sonno, mentre ricambio il suo abbraccio. Mi stringe ancora più forte a se.
«Ahia!» mi lamento, quando mi stringe nel punto in cui c'è il tatuaggio. La pelle si deve ancora cicatrizzare bene, perciò mi fa ancora un po' male.
«Scusa» mi dice, spostando le mani un po' più in basso.
«Ma... è un capello bianco, quello?» mi chiede dopo un po', indicando un punto impreciso della mia testa.
Io, come una molla, scatto subito in piedi, e mi precipito ad aprire l'anta dell'armadio, per poi posizionarmi davanti allo specchio, e cominciare a fissarmi i capelli.
Jamie scoppia a ridere fragorosamente, facendomi capire che mi stava prendendo in giro.
«Maledetto, non è divertente!» dico, scuotendo la testa e mettendomi le mani sui fianchi, sentendomi nel profondo sollevata, difatti gli sorrido, non appena lo vedo alzarsi per venirmi incontro.
Quella che ho per l'età, è una vera e propria fissa. Mi spaventa il fatto di invecchiare.
Sembra che questi diciotto anni siano volati.I momenti in cui andavo a raccogliere le margherite, per fare una coroncina di fiori ad una piccola Sofia, che ancora non sapeva parlare, sembrano risalenti a non più di due anni fa, quando invece ne sono passati almeno quattordici.
Se solo si potesse tornare indietro... Invece si va solo avanti, secondo dopo secondo verso una fine certa, che nessuno può sperare di evitare.
Sono patetica, ne sono consapevole. Qualsiasi altra normale adolescente, nel giorno del suo diciottesimo compleanno, farebbe i salti di gioia. In fondo, è un momento importantissimo, che arriva una sola volta nella vita. Poi ci sono io, che mi ritrovo a fare pensieri sulla morte che, tra l'altro, non dovrebbe arrivare poi tanto presto.
Ma chi può dirlo? Neanche mia sorella sarebbe dovuta morire a quindici anni, avrebbe dovuto avere un'intera vita, davanti a sé.
Vorrei riaverla qui con me. Sarebbe tutto più semplice. Tutto.
«Ma mi stai ascoltando?»chiede Jamie, sventolandomi una mano davanti alla faccia, per attirare la mia attenzione.
«No, scusami. Puoi ripetere?» gli chiedo, alzando lievemente gli angoli della bocca in un piccolo sorriso.
«Ho detto che ti sta squillando il telefono, ma a quanto pare sei persa nel tuo piccolo mondo» mi dice, sorridendomi.
Solo in questo momento mi rendo conto della suoneria insistente del telefono, prima non ci avevo fatto caso.
Mi allungo verso il comodino, e lo afferro. A chiamarmi è Erika. Rispondo subito.
«Ti sei decisa a rispondere, wow! Aprimi, sono fuori». Non mi lascia il tempo di risponderle, che subito riattacca.
Prendo Jamie per mano, e scendiamo le scale che portano al piano di sotto.
Apro il cancello, e aspetto Erika davanti alla porta, tenendola aperta.Sono costretta ad alzarmi il collo della felpa -che uso come pigiama- fin sopra alla bocca. Fa davvero freddo, quel tipo di freddo che riesce a penetrarti fin dentro le ossa.
Non appena entra in casa, subito mi si fionda addosso, togliendomi quasi il respiro.
«Auguri!» mi urla, sollevandomi e facendomi fare una giravolta.
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Nient'altro che te
Roman pour AdolescentsLuna, dopo la morte della sorella, cade in una spirale di tristezza che non le da nessuna tregua. La voglia di vivere la ha abbandonata e ormai non si ricorda più com'è essere veramente felice. A peggiorare le cose c'è un odio infondato da parte de...