Capitolo ventisette

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Un corpicino minuscolo, retto da delle gambe anch'esse minuscole e all'apparenza fin troppo deboli, è appena sgusciato fuori dal passeggino in una corsa sfrenata, diretto a tutta fretta verso la sua "terra promessa".

La massa di capelli biondi e ricci ondeggia per la corsa, così come le balze della gonnellina giallo limone, mentre la risata più bella che abbia mai sentito riecheggia nell'aria, donando un po' di vita a questa città smorta.

«Ma l'hai vista? È una piccola pazzoide, è incontrollabile!» esordisco, mettendomi poi a ridere.

Jamie annuisce vigorosamente, scoppiando anche lui in una risata bella quanto quella di sua figlia.

«Quando sarà adolescente dovremmo passare i sabati a portarle le mele in prigione, te lo dico io» esclama, senza mai tornare serio.

Okay, non posso negare il fatto che mia figlia sia una "bestiola" alquanto iperattiva e con degli istinti anarchici molto evidenti, ma da qui a dire che andrà in prigione ce ne vuole...

«Non pensi di esagerare? Hai appena dato a tua figlia della futura vandala» gli faccio notare, tirandogli  poi un pugnetto scherzoso sulla spalla.

«Niente affatto. Se non si calma entro qualche anno, dovresti cominciare a preoccuparti. E tanto per la cronaca ho ancora un livido nel punto in cui mi ha lanciato la pentola» dice, mantenendo un sorriso sornione.

Alzo gli occhi al cielo, e subito dopo prendo la sua mano nella mia. 

Andrà avanti a dirlo all' infinito, è inutile controbattere. Dice così da quando è nata e, ormai, non provo neanche più a ribattere.

Nient'altro che teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora