Sono tre giorni che Jamie non si fa più vedere, quindi ho deciso di andare da lui. Così, una volta finite le lezioni ed essere tornata a casa, mi dirigo dritta a casa sua.
Mi sembra strana un'assenza così prolungata. Mi ha fatto preoccupare, e sento come il bisogno di verificare con i miei stessi occhi che non sia definitivamente andato in pezzi. L'altro giorno mi era sembrato un guscio vuoto, non vorrei dovermi ritrovare davanti ad una scena del genere un'ennesima volta.
Non ho mai visto la casa da questo lato. Dietro ad una grande cancellata in ferro e rame, si trova una vecchia villetta di campagna. Sulla facciata principale, fatta con mattoni a vista, c'è un grande affresco un po' sbiadito dal tempo, proprio poco sopra al portone, in mezzo a due ampie finestre. Ha un sapore antico e classico che a me piace davvero molto, accogliente, e ad effetto allo stesso tempo.
Suono il campanello, e ad aprirmi è una donna sulla quarantina d'anni poco più alta di me. Ha gli occhi molto simili a quelli del figlio, con una sfumatura di verde acceso difficilmente captabile ma presente, e gli stessi lineamenti decisi, ma al contempo rilassati. A differenza di Jamie, però, ha i capelli di qualche tonalità più scura, un po' tendenti al ramato. Sembra essere una donna gentile e socievole, esattamente il contrario degli standard della mia figura materna.
«Buongiorno» la saluto, porgendole la mano. «Mi scusi se la disturbo. Mi chiamo Luna, sono un'amica di Jamie... lui è in casa?» chiedo un po' incerta. Con gli estranei sono sempre titubante all'inizio, anche se devo dire che questa donna non sembra essere minimamente infastidita dalla mia presenza.
«Piacere, io sono Anne» si presenta lei, prendendomi in una stretta decisa la mano che le ho porto in precedenza.
«Entra pure, e scusa per il disordine, non credevo che avrei avuto ospiti» mi dice, rivolgendomi un piccoo sorriso di scuse subito dopo.
Mi guardo attorno e noto la presenza di un po' di cianfrusaglie in giro, ma non credo che questo possa essere catalogato come disordine. Dovrebbe vedere com'è messa camera mia in certi giorni...
«Ti posso offrire qualcosa? Non so, un tè, un caffè, o magari una fetta di torta? L'ho tirata fuori dal forno giusto mezzora fa, è ancora calda» mi chiede gentilmente.
«No, grazie, sono apposto così» rispondo subito, scuotendo leggermente la testa. L'idea di una fetta di torta mi alletta alquanto, ma non mi sembra una cosa molto carina essere venuta qui per vedere Jamie e finire con l'ingozzarsi di cibo. Devo mantenere in vista il mio obiettivo.
«Jamie è al piano di sopra. Sali le scale e lo trovi sulla destra del corridoio, seconda porta» mi spiega sorridendomi.
«Grazie» le dico. Però, prima che possa muovermi, la sento appoggiare una mano sulla mia spalla, facendomi voltare nella sua direzione.
«Ti prego, cerca di strappargli un sorriso, io non credo di essere quella giusta per riuscirci in un momento simile. Odio vederlo così» mi confessa con della sofferenza nella voce, e dal suo sguardo riesco a capire quanto per lei sia importante suo figlio.
«È quello che volevo fare, spero di riuscirci» le dico accennandole un debole sorriso. Subito dopo toglie la mano, ed io mi incammino al piano di sopra.
Salgo le scale di legno che portano al piano di sopra, che scricchiolano al mio passaggio. Non deve essere molto recente questo posto, proprio per niente. Arrivata in cima, mi trovo davanti ad un lungo corridoio, con quattro stanze sulla destra e altre due alla mia sinistra. Vado a destra, come mi è stato detto da Anne, e mi accorgo che le porte sono situate da un solo lato: l'altro è ricoperto di fotografie.
Non posso resistere alla tentazione, e mi concedo qualche secondo per guardarle. Quasi tutte raffigurano Jamie ed Anne assieme, in vari momenti delle loro vite. Sorrido alla vista di un bambino paffutello, con la gioia negli occhi, intento ad inseguire una versione di Anne decisamente più giovane.
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Nient'altro che te
Teen FictionLuna, dopo la morte della sorella, cade in una spirale di tristezza che non le da nessuna tregua. La voglia di vivere la ha abbandonata e ormai non si ricorda più com'è essere veramente felice. A peggiorare le cose c'è un odio infondato da parte de...