«Oggi che fai, ci vieni a scuola?» mi chiede Erika, stropicciandosi gli occhi, ancora intontita dal sonno appena interrotto.
Ormai, è da una settimana che resto casa e, se non voglio restare troppo indietro con il programma e perdere troppi giorni, è meglio che mi decida a tornare.
Stamattina, l'alba mi ha colto come un crudele tradimento, e io non ho potuto oppormi al suo corso prestabilito.
«Mi tocca» le rispondo, facendo un'alzata di spalle.
Seppur rivedere Jamie non mi vada per niente a genio, non posso proprio fare altrimenti.
«Come farai con Jamie?» mi chiede lei, rivolgendomi uno sguardo preoccupato. Spero non provi a parlarmi.
«Chiederò di essere cambiata di banco, e poi vedrò che fare al momento» le rispondo, senza avere in mente un piano ben preciso per cavarmi fuori da questa situazione assurda.
Penso di avergli fatto capire molto chiaramente che non avrei più voluto avere niente a che fare con lui, ma non so se abbia recepito il messaggio. Ha la testa dura, si impunta per raggiungere i suoi obiettivi, e io lo so fin troppo bene.
Di pessimo umore, finisco di vestirmi, per poi scendere in cucina.
Comincio ad aprire gli scaffali in cerca di cibo, proprio come farebbe un predatore con la sua preda.
«Tu che mangi al mattino? Non pensavo fosse una cosa che avrei mai potuto vedere in vita mia» commenta Erika, alzando entrambe le sopracciglia.
In effetti non sono solita mangiare. La mattina non riesco neanche a vederlo, il cibo. Il mio massimo è stato una tazza di caffè.
«È colpa di Jamie, mi scombussola l'organismo. Ho bisogno di zuccheri». Sì, penso sia proprio questo il problema o, quantomeno, è la spiegazione più plausibile.
Mangio qualche biscotto immerso nella Nutella, e sono pronta a lasciare la casa.
Facciamo il tragitto fino a scuola in completo silenzio, cosa che non era mai successa. Tutto questa situazione è davvero troppo strana, e spero solo di riuscire a tornare alla normalità abbastanza in fretta.
Non voglio vederlo. Ho paura che, facendolo, crollerei a pezzi, sopraffatta dai ricordi del giorno in cui tutto mi è scivolato tra le dita.
Sono agitatissima, proprio come lo si è prima di una competizione. Continuo a chiudere gli occhi e fare respiri profondi per cercare di calmarmi, senza ottenere alcun successo, però.
Mi tremano continuamente le mani, e ho i battiti accelerati. Il cuore sul punto di esplodere. L'aria sembra non essere tanta quanta i miei polmoni ne necessitano, e dubito fortemente che le gambe possano reggermi ancora per molto.
Mi mette in agitazione, sapere che tra meno di venti minuti lui sarà davanti a me, guardandomi, e che probabilmente vorrà parlarmi a tutti costi.
Ieri non sono riuscita a trattenere le lacrime, perché la ferita è ancora aperta e molto dolorante. Fiotti di sangue continuano a sgorgare da essa, e non penso di riuscire a trovare niente con cui tamponarla.
Non vorrei succedesse la stessa cosa, oggi. Non voglio scoppiare in lacrime davanti a tutti, e non voglio mostrarmi fragile.
Desidererei almeno poter avere Erika al mio fianco, per potermi dare sostegno con la sua sola presenza, ma non sarà possibile, purtroppo.
"Fa che non mi rivolga la parola. Fa che non mi rivolga la parola". Questo è il mantra che mi ripeto mentalmente da tutta la mattina.
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Nient'altro che te
Teen FictionLuna, dopo la morte della sorella, cade in una spirale di tristezza che non le da nessuna tregua. La voglia di vivere la ha abbandonata e ormai non si ricorda più com'è essere veramente felice. A peggiorare le cose c'è un odio infondato da parte de...