«Tra quanto avete il volo?» chiede Martha, seduta accanto a noi nella sala d'attesa del gate. Zach e Austin li abbiamo già salutati prima di partire, quindi ora c'è solamente lei ad averci accompagnati.
«Più o meno tra una quarantina di minuti» le risponde mia madre, dopo aver dato un'occhiata veloce all'orologio che porta sempre al polso. Glielo avevo regalato io per i suoi trentatré anni, e da allora non se ne è più separata. Credo lo consideri una specie di porta-fortuna.
«Non posso credere che sia già tutto finito, avrei voluto che durasse di più» dice Martha in un sussurro. Continua a fissarsi le mani congiunte sulle sue gambe con uno sguardo perso, come se fossero l'unica cosa presente in questo posto enorme. «Era da una vita che non ti vedevo, e quando mi hai detto che saresti venuta in Minnesota anche con Jamie non ci potevo credere. Voglio dire... non voglio che passino altri diciotto anni prima di poterti rivedere ancora.»
Vedo mia madre voltarsi verso di lei, rivolgendole poi un piccolo sorriso, che però sembra essere immensamente triste. Sono sicuro che anche lei ci stia davvero male per questa partenza. «In quest'arco di tempo ho riassestato tutto, sono riuscita a rialzarmi e, te lo prometto, mi riavrai tra i piedi prima di quanto tu possa immaginare.»
Gli occhi di Martha diventano improvvisamente velati di una luce pura, perfettamente visibile da dietro le lenti spesse, e subito la vedo slanciarsi in direzione della sua migliore amica, circondandola con le sue braccia.
Io qui mi sento un terzo incomodo. Questo è un loro momento, in cui io non c'entro assolutamente niente. Voglio che si salutino come è giusto che sia, e lo farò dando loro dello spazio.
«Vado a prendermi un caffè» dico loro, allontanandomi poi in direzione del bar, che dista una cinquantina di metri da dove siamo ora.
Mi guardo attorno, e trovo che qui ci sia davvero troppa gente. Mi sembra di essere in mezzo ad uno sciame di vespe, e la sensazione non mi piace affatto. In questo lasso di tempo passato ad International Falls mi ero abituato alla quiete, ad avere al massimo tre persone nel raggio di duecento metri, e soprattutto mi ero abituato al silenzio assoluto. Quel silenzio che mai nessuno avrebbe osato rompere.
I tre ragazzi dietro al bancone sembrano sull'orlo di impazzire, oppressi dalla folla costante che va e viene alla velocità della luce. Faccio la mia ordinazione e vengo servito meccanicamente. Non so per quale motivo, ma mi sta tornando alla mente un film di Charlie Chaplin, "Modern Times". In questo momento mi sembra di essere uno dei tanti pezzi all'interno di una catena di montaggio, su cui loro hanno il ruolo di compiere una determinata modifica.
Che lavoro di merda, non potrei mai sopportarlo. Mi piacerebbe stare a contatto con la gente, ma in modo di poterci scambiare quattro chiacchiere pacificamente, invece di essere costretto a stare in mezzo ad una situazione del genere.
Continuo a guardarmi in torno. Provo ad indovinare da che posto siano venute le varie persone qui presenti, e osservo al di fuori delle enormi vetrate la pista. Volare è una delle cose che più preferisco al mondo, quindi la considero una degna consolazione a tutto ciò che dovrò lasciare qui.
Ho tutto il tempo del mondo, e voglio lasciarne altrettanto anche a mia madre e Martha. Assaporo il caffè nel bicchiere di carta con estrema calma, andando contro a tutta la fretta che mi circonda. Fa veramente schifo, tanto è annacquato, ma cerco di non badarci troppo. Ho assaggiato di peggio.
«Jamie?» sento una voce chiamarmi alle mie spalle. Non la riconosco, quindi mi giro verso la direzione di chi ha parlato, ancora intento a bere il mio caffè. Subito mi va di traverso, e comincio a tossire fino a farmi mancare l'aria.
«Ehi amico, tutto bene?» mi chiede un signore accanto a me, leggermente preoccupato. Lo guardo togliersi gli occhiali da sole, per poi appoggiarseli sopra al cappellino rosso con la visiera. Ma... a che cazzo gli servono gli occhiali? Fuori diluvia!
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Nient'altro che te
Teen FictionLuna, dopo la morte della sorella, cade in una spirale di tristezza che non le da nessuna tregua. La voglia di vivere la ha abbandonata e ormai non si ricorda più com'è essere veramente felice. A peggiorare le cose c'è un odio infondato da parte de...