Capitolo cinquantacinque

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Come può chiedermi di non preoccuparmi? Sa bene di non potermi fare delle richieste così assurde.

Chiudo il portatile e lo appoggio al mio fianco, spingendolo il più in là possibile con la mano, come se allontanandolo se ne potesse andare anche tutto ciò che ha scritto e che continua a vorticarmi nella testa.

Mi lascio andare sul materasso, le mani appoggiate alla fronte e i pensieri che urlano a pieni polmoni, mentre i miei muscoli sembrano essersi fatti improvvisamente stremati.

Se con l'altra mail mi aveva creato una confusione enorme, questa lo ha fatto decisamente di più. Non ci sto capendo assolutamente niente, o forse ci sto capendo anche troppo, più di quanto io possa sopportare in questo momento.

Non ha fatto un granché per censurare i dettagli, e comincio ad avere paura di ciò che la mia mente sta elaborando. Certo, per ora sono solamente congetture ai limiti dell'assurdo, e che per di più sembrano essere a dir poco impossibili. Ma non sono io a decidere cosa è possibile e cosa no; posso solo rimanere a guardare e ad aspettare, mentre vengo logorata a poco a poco dalla confusione.

Mentre leggevo, mi è sembrato di essermi catapultata per qualche istante nella sua testa, entrando a far parte di una mentalità che mi è davvero estranea, e non perché non sia la mia, ma semplicemente perché da delle piccole cose ho capito di essermi trovata "difronte" ad una persona diversa.

Il quest'arco di tempo in cui siamo rimasti separati abbiamo imparato a conoscere noi stessi, ma ho la vaga impressione che ora avremo bisogno di un periodo in cui potremo conoscere la "nuova faccia" dell'altro.

Qualcosa in me è cambiato, così come lo ha fatto anche qualcosa in lui. E tutto questo mi spaventa. È tutto un fottutissimo insieme di insensatezze che sta provando a terrorizzarmi a morte.

Sono sicura che non sia stato solo questa improvvisa situazione a cambiarlo, ma sono certa che sia stato di grande impatto anche ciò che si trova dall'altra parte.

Ma cosa può essere? Non posso ascoltare solamente la mia mente contorta, non voglio doverle dare ragione. Voglio sentir raccontare tutto quanto solamente da lui, anche se questo vuol dire rimanere nel dubbio per quello che sembra essere davvero troppo tempo.

Sono nervosa, lo ammetto. L'ansia mi sta logorando, sto andando totalmente fuori di testa. Vorrei addirittura strapparmi i capelli, così da riuscire a pensare a qualcos'altro per un po'.

Tutto ciò che ho attorno mi provoca un fastidio incalcolabile, e vorrei poter liberarmi di questo corpo per qualche istante, giusto per potermi ricordare cosa significa essere in pace con i propri pensieri.

Odio sentire il copriletto a contatto con la mia pelle, odio questo dannatissimo cappuccio che mi preme sul collo, odio addirittura gli spiragli di luce che trapelano dalle tende fino a posarsi sulle mie braccia.

Sto diventando pazza, forse? Non ne sarei affatto stupita.

Mi alzo in fretta dal letto e mi dirigo verso il bagno. Mi chiudo la porta alle spalle, apro l'acqua della vasca e abbasso le persiane. Non voglio avere nessun contatto con l'esterno, ma desidero solamente starmene al buio, in silenzio, senza che nessuno mi possa disturbare in alcun modo.

Mi libero di tutti i vestiti, li getto di lato, il più lontano da me possibile. Sciolgo la crocchia spettinata che porto sulla testa accompagnando ogni singolo gesto con tanta confusione e rabbia. Non so cosa mi abbia fatto infuriare, ma non sono certo in vena di trovare una risposta sensata proprio ora. Getto via anche l'elastico, non mi importa di quanto tempo dovrò impiegare dopo per cercarlo.

Quando sono in uno stato confusionale di questa portata, solitamente ho i miei metodi. Ma, dato che in questa situazione del cazzo non mi è permesso finire un pacchetto di sigarette in appena qualche ora, voglio ugualmente trovare il modo per allontanarmi da quella mail, e al momento questa è l'unica maniera che mi sia venuta in mente.

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