Capitolo quarantasei

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Ultimamente stava andando meglio, e quasi non mi ero più posta il problema.

Nelle ultime due settimane la avevo vista più felice, senza preoccupazioni, con una vita da portare avanti, e neanche un briciolo di tempo per pensare a ciò che va, o che potrebbe andare storto in futuro.

Era passata da un periodo nero, ad il più bello che potesse sperare di avere -o quasi. Ora, vedendola così, mi sembra di aver compiuto un passo indietro, uno di quei passi che non posso permettermi di compiere.

Non posso fare niente per cambiare tutto questo: tengo alla sua felicità più di quanto io tenga alla mia, e non mi stancherò mai di ripeterlo.

Quando decidi che una persona può restare al tuo fianco per il resto della vita, bisogna essere consapevoli del fatto che il legame con quel qualcuno diventerà così forte da riuscire ad accogliere un pezzo di cuore dell'altro all'interno del proprio.

Le prime volte in cui l'ho vista piangere per un dolore vero, è stato un po' come sentir pronunciare la propria sentenza di morte, ed è una cosa che non auguro a nessuno.

E non è vero che con il tempo ci si abitua, perché vederla soffrire su di me avrà sempre lo stesso effetto.

Ora non mi sembra come le altre volte, non è a quel punto, ma nel suo sguardo c'è lo stesso qualcosa che non va.

«Ma cosa... ? Come cazzo avete fatto a venire fino a qua?» chiede lei con sguardo confuso, non appena ci vede. Tenta di togliersi le lacrime in fretta, ma subito la fermo.

«Non parliamone ora, quel discorsetto lo faremo dopo» tronco l'argomento sul nascere, forse in un modo un po' brusco. «Che ti è successo?» chiedo più piano, questa volta, poggiandole una mano sulla spalla.

L'unica risposta che ricevo da lei è un sospiro. La vedo portare il busto in avanti, fino a riuscire a toccarsi le ginocchia con i gomiti. Serra le meni, una chiusa dentro all'altra, e poi vi appoggia sopra la fronte.

Osservo Mattia andare a sedersi a gambe incrociate, per terra, esattamente accanto a dove è seduta Luna. Da lì credo riesca a guardarla bene in faccia, nonostante i capelli che le ricadono davanti al viso.

«Allora, ce lo vuoi dire, pulce?» chiede subito dopo, con tono dolce e pacato.

«Sono... sono preoccupata per Jamie» ammette, sollevando di poco il volto. La sua voce rotta riesce ad insinuare un velo di timore anche dentro di me, e subito chiedo spiegazioni.

«Gli è successo qualcosa?» chiedo velocemente, con la voce un po' più alta.

Per quanto possa aver fatto il coglione, non posso non ammettere di volergli bene. Per un periodo ne ho fortemente dubitato, ma la sua voglia dii rimediare agli errori commessi, mi ha fatto dimenticare ogni sua colpa.

L'ho conosciuto abbastanza da aver capito che può essere un ragazzo d'oro e, se dovesse arrivare il momento in cui sarei costretta a cedere la "protezione" di Luna a qualcun altro, se quel qualcuno fosse lui non avrei obiezioni fa fare.

Certo, ha fatto una cazzata, ma nel frattempo le cose per lui sono cambiate davvero tanto, e sono sicura che abbia capito cosa vuol dire perdere chi si ama.

«No, sta bene, però... non so, mi è sembrato sconvolto» spiega, tornando a sedersi dritta.

«Sconvolto da cosa?» chiedo, impaziente di saperne di più.

«Leggi qui» dice lei, passandomi il portatile, nella cui schermata vi è una mail aperta.

«Dopo posso leggerla anche io?» chiede Mattia, e Luna annuisce in risposta.

Nient'altro che teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora