Capitolo dodici

2.1K 357 82
                                    

JAMIE'S POV

Dopo l' episodio della settimana scorsa, abbiamo deciso di non parlarne più. Jasmine da allora non si è più fatta sentire ma, invece di darmi un senso di sollievo, la cosa mi spaventa. La conosco bene, fin troppo bene per sapere che, di sicuro, sta architettando qualcosa. 

Non ho la più pallida idea di cosa possa essere, ma di sicuro succederà. Lei è una persona testarda, e incredibilmente vendicativa; se si è messa in testa che mi rivuole, farà di tutto pur di farlo succedere.

 Io non voglio che accada. Amo troppo Luna per permettere di far accadere ciò. 

«Tra poco dovrò darti il benvenuto nel mondo dei maggiorenni, sei contenta?» chiedo a Luna, intenta a mettere i vestiti puliti nei cassetti. 

La guardo e... è così bella. I capelli biondi tenuti su da una matita, in una crocchia disordinata, gli occhi che, a mio parere, sembrano due perle, le guance lievemente arrossate, le labbra non troppo piene, piegate in una smorfia. 

«Non esattamente» mi risponde, mantenendo la stessa smorfia di prima. 

«Perché?» chiedo, pur sapendo già la risposta. 

Adesso mi dirà che si sente vecchia, ci scommetto. 

«Comincio a sentirmi decrepita, non è che mi verranno i capelli bianchi e le rughe?» fa eco ai miei pensieri, facendomi ridere. 

«Non credi che sia ancora un po' troppo presto per quelli?» le faccio notare, e lei scuote la testa. 

«E tu che ne sai?» ribatte lei, mettendosi a ridere. 

Tra poco è il suo compleanno, e devo trovare qualcosa di veramente bello, da regalarle. Per il mio, mi aveva preso una chitarra magnifica, e degli spartiti per il pianoforte. Non credo potesse trovare qualcosa di più bello, quindi devo riuscire a comprarle qualcosa che li eguagli. Ho solamente una settimana per pensarci. 

«Jamie» mi richiama, distogliendomi dai miei pensieri. La guardo con uno sguardo interrogativo.

«Non azzardarti a comprarmi un regalo, o è la volta buona in cui ti uccido» mi avverte, puntandomi un dito contro.

Mi diverte questa cosa. I miei pensieri sono sempre collegati alle sue parole, uniti in un legame di telepatia involontaria. 

«Sii veloce, almeno» le dico, e lei mi guarda stranita, non capendo. «Ad uccidermi, intendo. Non voglio provare troppo dolore» mi spiego meglio.

Non mi impedirà di farle un regalo, questo mai. 

«Guarda che parlo seriamente! Non voglio che ti disturbi a comprarmi nulla, hai già fatto abbastanza per me, ospitandomi qui, e tutto il resto» mi dice, facendomi un piccolo sorriso. 

«Non sprecare fiato per provar a convincermi. Non ci riuscirai, ti avverto» le dico, attirandola tra l mie braccia. Le poso un bacio sullo zigomo, poi uno sulle labbra. 

«E questo cosa dovrebbe essere, un tentativo di persuasione?» chiede, ancora appoggiata alle mie labbra. 

Nient'altro che teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora