Capitolo Sessantasette: Te' E Vittoria

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Raoh e Ogai sono seduti l’uno di fronte all’altro, mentre sorseggiano con estrema calma e pace il loro tè verde.
Per circa ben tre ore, il maestro Ogai si era dimostrato anche un esperto maestro di cerimonie del tè giapponese.
Raoh aveva atteso con estrema pazienza che gli fosse versato la bevanda calda, mentre Vex stava letteralmente esplodendo dalla tensione e dalla noia.

“Ma che diavolo stiamo facendo!?” Urla Vex, che sbatte una mano sul pavimento fatto in paglia. “Noi dovremmo essere qua per combattere, non sorseggiare del tè!"

“Ma noi stiamo già combattendo…” Risponde calmo e pacato Raoh.

“Esatto mio caro Vex, la nostra battaglia è iniziata proprio tre ore fa, nell’esatto momento in cui vi siete seduti a bere il tè….”
Dichiara il maestro Ogai, con un piccolo sorriso mentre si gira la tazza tra le mani.

“Eh? Che cosa?” Si domanda Vex, che si sente perso e confuso.

“Vex, le battaglie di un guerriero non sono fatte soltanto di calci e pugni…” Dichiara Raoh, mentre sorseggia il tè, e fissa il maestro Ogai.
“Una battaglia quando incomincia? Quando scendono in campo i due contendenti? O quando essa viene partorita nelle menti dei guerrieri?”

“La verità mio caro Vex, è che la battaglia nasce nell’esatto momento che si forma la necessità di scontro.
Che sia una battaglia verbale, agonistica, sportiva o militare. Lo scontro è un evento inevitabile, che avviene quando due o più forze sono in contrasto per un motivo o per l’altro.
Ma la battaglia non deve essere per forza violenta, può essere anche fatta di attese, silenziosa, sfiancante e sfibrante…”
Spiega il maestro Ogai, mentre sorseggia ancora il suo tè verde.

“Certamente avete distrutto la mia pazienza!” Commenta il ragazzo, che ormai non ne può più di aspettare. “Perché non venite alle mani e basta? Non è più diretto e semplice?”

“Diretto e semplice per chi? Per te? Per me? O forse per Apophis?”
Chiede Raoh, che si rifiuta di essere parte delle macchinazioni di nessuno.

Vex rimane stizzito dalla sua risposta, non riuscendo mai a capire a fondo il guerriero di Hokuto.
Non sopportando ulteriormente quella situazione, il ragazzo si alza in piedi, pronto ad abbandonare la sala del tè.
Raoh però conosce l’esito di quella azione, e non può permettersi di perdere di già il ragazzo, almeno non ora.

“Siediti immediatamente Vex!” Gli intima Raoh, con voce autoritaria.

“Altrimenti cosa? Mi ucciderai con le tue mani?!” Gli risponde il ragazzo, in tono di sfida.

“Non io….” Dice enigmatico Raoh, che però sembra fissare qualcosa.
“Loro certamente…” Concludendo, asserendo alla presenza di qualcuno.

“Loro? Ma di che diavolo parli…” Dice Vex, percependo però la presenza di qualcuno.

Il ragazzo era talmente impegnato a essere frustrato, che non si era accorto della presenza di ombre nella stanza.
Esse non sembravano essere fisiche, quanto più una emanazione di quel luogo, parte stesse dell’edificio ma con una volontà propria.
Raoh e il maestro Ogai erano consapevole di loro fin dall’inizio, mentre Vex le aveva ignorate per tutto quel tempo.

“Che cosa sono queste ombre?” Domanda Vex, osservando queste cose che strisciano ovunque senza mai fermarsi.

“Sono quello che avete detto voi…” Risponde Ogai, mentre sorseggia il tè. “Ombre e nulla più…”

“Sono quello che resta dei guerrieri che hanno cercato di ottenere sempre più potere, per poi perdersi nel proprio ego e nelle proprie ambizioni.” Continua Raoh. “Sono il riflesso sbiadito, diluito e offuscato di esseri che forse una volta erano uomini e donne, ma che ormai sono diventati nulla di più che ombre.
La loro mente ormai è stata svuotata da ogni cosa, e non fanno altro che perseguire un solo desiderio…”

Hokuto no ken: Raoh's Gaiden "Lemuria" Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora