Capitolo Quarantasei: Viaggio E Riposo.

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La mente di Raoh spazia in uno strano stato di quiete e di riposo, come se fosse sospeso nel nulla.
I suoi ultimi ricordi sono quelli che riguardano la fine dello scontro con Aura, che dopo averla raccolta da terra sono stati attaccati da due nemici estremamente potenti.
L’attacco è stato rapido e imprevedibile, tanto che lo stesso Raoh non ha potuto fare nulla.

Quando il guerriero di Hokuto riapre gli occhi, si trova all’interno di un edificio in legno.
Il profumo che permea l’ambiente è un mix di sensazioni familiari e malinconiche. Il guerriero si ritrova all’interno di un letto futon, e indossa un kimono da uomo grigio.
Le sue ferite sono state curate e bendate, sebbene alcune di esse siano ancora fresche.

Il guerriero si alza in piedi, ed aprendo la piccola porticina in legno, si trova un giardino interno.
Ovunque regna il silenzio, e il posto sembra una tipica abitazione giapponese di antichi tempi.
Raoh prende a camminare lungo il corridoio interno, cercando risposte e soprattutto chi l’ha portato lì.

“Ma dove sono…?” Si domanda l’uomo, mentre si guarda intorno.

Ed ecco che davanti a lui appare una piccola bambina, che indossa un kimono rosso e porta una strana maschera completamente bianca.
La maschera non porta alcun lineamento, apparendo misteriosa e inquietante.
La bambina però non emana pericolo, anzi sembra essere divertita dalla presenza del guerriero.

“Dove sono?” Chiede Raoh, sperando di ottenere risposte.

Ma la bambina non risponde, e dopo aver fatto una dolce e sonora risata scappa via con una palla in mano.
Raoh si sente confuso, non tanto dal luogo, ma dal fatto che esso sembra dare una strana sensazione di nostalgia.
Il guerriero di Hokuto non ha l’impressione di esserci mai stato, eppure ha la sensazione di averlo fatto.

Raoh seguendo il corridoio arriva finalmente in una grande sala, dove sono disposte svariate statue.
Il guerriero di Hokuto ha come una rivelazione, in quanto le statue sono identiche sebbene in misura minore, a quelle che una volta esistevano nel tempio della Divina scuola di Hokuto dove per anni si era allenato.
Inoltre lungo le pareti ci sono i preconcetti principali della scuola, affissi come monito e insegnamento per chi entra.

“Buon giorno Raoh, è un piacere conoscerti…” Dice una voce, che lo attende al centro della stanza.

“Immagino che devo a voi la mia guarigione. Chi siete e perché lo avete fatto?” Chiede Raoh, sospettoso e circospetto.

“Risponderò a tutte le domande, ma per prima cosa prendiamo un pò di thè….”  Risponde l’uomo, invitando Raoh a sedersi davanti a lui.

Raoh osserva il piccolo tavolo per la cerimonia del tè, e alcuni ricordi di quando era adolescente gli ritornano.
Ovvero di quando suo padre e maestro Ryuken, cercò di insegnare l’arte della pazienza a Raoh e ai suoi fratelli.
Ma per quanto Raoh potesse emulare alla perfezione i movimenti, le procedure e il tocco, il risultato era sempre freddo e senz'anima.

Raoh si siede composto davanti all’uomo, che anch’esso porta una maschera, che però ha un volto dipinto.
L’uomo prende con estrema cura i componenti per il tè, per poi cominciare la lunga cerimonia.
La cerimonia è lunga, precisa ed infine perfetta. L’unico rumore che si echeggia è il suono di una canna di bambù che scandisce il tempo con l’acqua che scarica all’interno di un canale.

“Il thè è pronto!” Dichiara l’uomo, che abilmente lo offre al suo ospite.

“Vi ringrazio…” Dice con educazione Raoh, prendendo la tazza come gli è stato insegnato da Ryuken.

Dopo aver assaporato a lungo il thè, Raoh e il monaco misterioso si dedicano a una lunga e silenziosa meditazione.
Una piccola farfalla vola all’interno della abitazione, andando a fermarsi sul dito dell’uomo, che la fissa con estrema gentilezza.
Raoh osserva tutto quel posto, è le sue domande si accavallano una sopra l’altra.

Hokuto no ken: Raoh's Gaiden "Lemuria" Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora