Capitolo Quaranta: Apophis

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All’interno di un luogo oscuro, con tiepidi luci ad illuminare i corridoi e le stanze, Vex cammina con le mani in tasca e il cappuccio a coprire il suo capo.
Nella tasca tiene una serie di biglie nere, una delle quali è Amiba.
Il giovane demone entra nella propria stanza, dove tiene raccolto una serie innumerevole di anime prigioniere.

“Questa cosa è così noiosa….” Dichiara, mentre si getta sopra un puff colorato.

Vex in gesto di noia e stizza, lancia la sfera che rappresenta Amiba, concedendogli la sua forma di ameba e slime.
Amiba ritornato alla sua forma pseudo normale, si guarda intorno con terrore e angoscia.
Infatti fino a quando era una sfera, la sua mente era intrappolata in un luogo di tenebra assoluta.

“D-d-d-d-d-dove sono?” Si domanda lo slime, guardandosi attorno.

“Ti trovi a Sheol…” Risponde Vex, mentre osserva Amiba come se fosse una creatura fastidiosa e irritante. “E ti trovi al mio cospetto, ovvero il magnifico Vex!” Dice il ragazzino, che si atteggia a grande uomo.

“Con chi credi di parlare!? Io sono Amiba! Io sono….” Ma lo slime non finisce la frase, in quanto Vex in un gesto di rabbia e crudeltà lo avvolge con le proprie tenebre.

“Ora ascoltami sottospecie di slime!” Dice Vex, con occhi oscuri e inquietanti. “Non sei ancora morto, solamente perché non lo ritengo necessario. Io ho il potere di distruggerti definitivamente, e di scaraventare i frantumi della tua anima nel vuoto assoluto.
Quindi ora tu farai quanto ti dico, oppure ti annienterò è chiaro?”

“S-s-s-s-s-s-si……..” Gorgoglia Amiba, mentre soffoca all’interno di un miasma oscuro.

“Bene….” Dice il ragazzino, rilasciando lo slime. “Ora ascoltami bene, perché ho una cosa da affidarti…”

Nel frattempo mentre Vex spiega il suo piano a Amiba, il sacerdote supremo conferisce con il suo oscuro signore.
Il Grande Sacerdote è un uomo oscuro, con un abbigliamento consono al suo ruolo.
Il suo volto è nascosto da un grande copricapo, che rappresenta il volto del suo dio e signore, ovvero Apophis.

“Mio signore, mi avete chiamato?” Chiede il Grande Sacerdote.

“Il tempo è giunto…” Risponde una voce che si palesa dal vuoto infinito.
Una serie di occhi giganteschi appaiono, sagomando l’immagine di un serpente enorme ed infinito. “Il portavoce del caos è ormai giunto nel mondo, esso sarà il nostro araldo, colui che aprirà al caos la porta per la realtà! Non ci sarà più materia, non ci sarà più luce, non ci sarà più tenebra! Ci sarà soltanto il caos, uniforme, infinito, indefinito e invincibile!” Dichiara Apophis, incapace di mantenere una forma.

“Mi dica cosa c’è da fare, e sarà fatto mio signore…”
Risponde il Grande Sacerdote, inchinandosi rispettosamente.

“Richiama al tuo cospetto i quattro cavalieri dell’apocalisse! E’ tempo che le loro forze vengano scatenate, è tempo che la porta venga aperta!”
Dichiara Apophis, che con occhi traslucidi sogna il momento della sua vendetta.

“Certamente mio signore!” Risponde il Grande Sacerdote, con un sorriso malefico.

In pochi secondi viene suonato il corno dell’inferno, e quattro fiamme oscure si accendono in grandi ceri neri.
Nel centro della sala grande, dove il Grande Sacerdote professa la sua oscura messa e parola, arrivano i quattro grandi cavalieri del Caos.
Essi sono i servitori dell’apocalisse, Morte, Fame, Pestilenza e Miseria.
Quattro cavalieri neri, ammantati dalle armature forgiate con la magia più nera e oscura.

“Miei cavalieri! E’ giunto il tempo! Il nostro Dio ha parlato, e mi ha detto che è il momento tanto auspicato! Levatevi contro il mondo, e mostrate la fine a tutti! Il caos sta per giungere, e porterà la pace eterna!”

Hokuto no ken: Raoh's Gaiden "Lemuria" Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora