Capitolo 9

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Falena

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Falena

Sicilia ➳ Palermo.
Zona Zen.

L'acqua che mi arriva in faccia mi fa risvegliare. Ansimo mentre quelle gocce trasparenti mi scivolano dal volto, ma anche da tutto il resto del corpo. Petar non mi ha nemmeno vestita, mi ha portata via con la canotta e il perizoma.

Lo guardo. È di fronte a me e non ha più la giacca e la camicia, ma una canottiera bianca che mette in evidenza i suoi muscoli pompati, specie quelli sulle braccia. Mi chiedo perché continuo a essere devota a Serkan se lui non se ne frega di me. Vorrei solo essere importante per lui e che smetta di farsi del male.

Voglio essere solo io la sua donna. Perché deve scoparsele tutte? Lo so che lo fa per rabbia e per sfogarsi, ma esistono altri sistemi per affrontare il dolore.

Non l'alcool, Falena. Mi rimprovera la mia coscienza, visto che faccio schifo anche io.

Siamo entrambi marci e forse abbiamo bisogno l'una dell'altro per guarire da noi stessi.

«Perché mi hai portata qui?» gli domando, scrutando questa camera sotterranea, che ha soltanto una finestra ed è pure rotta.

Entra il vento che mi fa tremare. Nonostante siamo a maggio il clima non è così afoso, e quasi spesso è nuvoloso.

«Perché così il tuo amato Serkan verrà qui.»

«Cosa ti fa credere che verrà qui?»

«Verrà. Ci tiene a te. Serkan non protegge nessuna, invece con te è stato fin troppo generoso.» risponde e si avvicina, sedendosi a cavalcioni su di me. Porta le braccia sullo schienale della sedia e i nostri occhi terribilmente identici si incontrano, «se ti mostri cazzuta forse lo conquisterai. Serkan le ragazze fragili se le mangia in un sol boccone».

Non posso dargli nemmeno una ginocchiata nei coglioni. Mi ha bloccata polsi e caviglie, posso solo guardarlo e mentre i nostri fiati si mescolano, Petar annusa il mio collo.

«Che f-fai?»

«Annuso la mia preda. Te la sei fatta una bella scopata con Paola e Serkan, eh?»

«A te cosa importa?»

«Mi importa. Serkan non doveva toccare Paola. Ora mi prendo io qualcosa di suo.» sussurra e mi stringe le guance, girandomi il viso dalla sua parte. Mi lecca le labbra e si allontana dopo avermi lasciato il volto bruscamente, come se fossi inutile.

Stringo i pugni e lo guardo. Si avvicina al tavolo alla mia destra e recupera il cellulare. Si mette davanti a me e mi scatta una foto che sicuramente manderà a Serkan.

«Avrei preferito di più che mi torturassi.» ammetto.

«E perché dovrei? Sei addestrata. Sarebbe inutile. Non sei così innocentina come vuoi far credere. Puoi sistemare tuo padre in un attimo, mi chiedo perché tu non l'abbia ancora fatto.»

𝐓𝐡𝐞 𝐌𝐞𝐝𝐣𝐚𝐲𝐬 ➳ ᴍᴀғɪᴏsɪ ʀɪʙᴇʟʟɪ [Primo Volume]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora