Capitolo 52

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Questa zona, Rancho Del Armeno non esiste a Palermo. Avevo bisogno di un posto a mia immagine per fare questa scena.

 Avevo bisogno di un posto a mia immagine per fare questa scena

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Emily

Sicilia ➳ Palermo.
Rancho del Armeno.

Sono in questo posto da ben tre anni e in questi tre anni non ho fatto altro che pensare ai miei figli, a quando me li hanno strappati dalle braccia e a quando avrei voluto stringerli di più.

Quel giorno, quando li ho messi al mondo, era esattamente il primo luglio 2020. I bambini tra pochi giorni dovrebbero compiere tre anni. Quanto vorrei abbracciarli di nuovo. È stata tutta colpa di Romina, e Nunzia ha anche partecipato ad allontanarmeli.

Ho avuto a che fare con due arpie. Nunzia mi ha sempre dato filo da torcere. Un giorno sono andata a bussare a casa di Joseph purché lui mi ascoltasse, non mi aveva creduta con la storia del "malocchio". Uscì la moglie che mi spinse a terra, dicendomi di andarmene.

Quando la mia fronte sbatté sul suolo vidi sfocato, come se per un istante mi avessero tolto la vista. Riuscivo a percepire l'odore del sangue che mi scendeva dal volto e quel "che Diavolo hai fatto!" Mi lasciò sorpresa.

Joseph venne in mio soccorso quel giorno. Mi portò in ospedale e si occupò di me. Dovevo rimanere sveglia e passammo l'intera giornata nella sua baita al fiume, lontana dalla sua dimora. Ormai non ero più la ragazza di Petar, mi aveva lasciata quando riuscii a ritrovarlo. Si era nascosto al bordello di Ambrosia La Bella e fu lei a dirmi che non voleva vedere nessuno, che stava bene così, da solo e senza legami.

Non insistetti più di tanto e me ne andai. Ormai il mio cuore era stato trafitto dall'uomo nero, colui che ci odiava. Mi ero innamorata perdutamente di Joseph, finché Romina non rovinò tutto.

Sono stata allontanata da due grandi amori che mi rendevano felice, invece adesso cos'ho? Niente. Neanche i miei bambini. Mi hanno tolto qualsiasi cosa, perfino la speranza.

La porta della mia stanza si apre e guardo il medico che mi segue da ben tre anni. Si crede che sia pazza, solo perché vedo delle cose non significa che sono una psicopatica.

«Ti trasferiscono. Ce la fai a stare buona senza ribellarti? Altrimenti dovrò sedarti.» mi dà una scelta.

Uscire da qui da drogata oppure con le buone intenzioni. Preferisco la seconda opzione.

«Starò buona.» lo assecondo e mi alzo. Il medico prende il borsone dal mio armadietto e ci infila dentro i miei inutilissimi vestiti.

Dei vestiti opachi e senza vita. Esattamente come la mia esistenza.

Appena finisce si mette la tracolla in spalla e mi appoggia una mano sulla schiena. Mi conduce fuori e percorriamo il corridoio arrivando all'uscita della clinica. Le porte ci vengono spalancate e alzo lo sguardo, scrutando, anche da questa distanza, un uomo sul tetto.

𝐓𝐡𝐞 𝐌𝐞𝐝𝐣𝐚𝐲𝐬 ➳ ᴍᴀғɪᴏsɪ ʀɪʙᴇʟʟɪ [Primo Volume]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora