Capitolo 11

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Antonia

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Antonia

Sicilia ➳ Palermo.
Zona Centro.

Stamattina ho trascinato Romero in giro per i negozi. L'ho stressato purché non ritornasse nel suo ambiente. Il portabagagli del mio spasimante chiedeva pietà e giustamente mi sono fatta comprare tutto. Che lo tengo a fare il mio ammiratore se poi non sgancia un euro per me?

Adesso lo sto trascinando al decimo piano soltanto per pranzare. Potevamo prendere l'ascensore ma gli ho detto che soffro di claustrofobia. Cosa non vera.

Se scopre il bordello che abbiamo avuto in mente con Serkan mi prenderà a pizze le natiche.

Arriviamo al nono piano e si appoggia al muro del pianerottolo. Ansima e incrocia i miei occhi verdi come le olive.

«Che mi hai fatto oggi. Tutto quel shopping mi ha stremato e ora pure le scale per un pranzo del cazzo. Ti avrei cucinato io, un bel piatto di carbonara e stavi a posto.» mi dice e mi afferra il polso, attirandomi a sé. Mi porta poi la mano sul fondo schiena e mi annusa le labbra, «sento puzza di bruciato. Che mi stai nascondendo?»

«Niente. Volevo pranzare fuori. Ogni tanto mi piace fare la signora.» gli soffio sulla bocca e i nostri fiati si mescolano. Gli sfioro gli addominali da sopra la camicia art cobra che lo rende più affascinante, «riprendi fiato che mammina ha fame», gli dico e mi stacco. Mi giro e il mio sedere si scontra sul suo cavallo.

Romero mi sbatte le mani sulle natiche e io vado verso l'altra rampa, facendogli l'occhiolino. Attirato come una calamita mi segue. Non sto giocando con i suoi sentimenti perché anche io provo qualcosa per lui, nonostante faccio di tutto per farlo rosicare.

Non mi piace andare subito al sodo. Adoro farmi desiderare e Romero mi brama da quando? Un anno? O forse più? Ho perso il conto. Però nemmeno lui se lo tiene nei pantaloni, quindi perché dargli l'antipasto subito? Se davvero mi vuole deve sudare.

Arriviamo al decimo piano e ci incamminiamo verso la sala dove c'è una bella sinfonia e alcuni anziani stanno ballando. Romero mi prende il polso di nuovo e mi attira a sé ancora una volta.

Sbatto sui suoi addominali e appoggio la mano destra sulla sua spalla, mentre l'altra è unita alla sua.

«Lo sai che non me la bevo la storiella del "Niente. Volevo pranzare fuori. Ogni tanto mi piace fare la signora?" Chi vuoi prendere in giro?» dice e fa lui il primo passo. Mi fa indietreggiare, premendo il palmo sul mio fondo schiena, spingendomi più a sé, facendomi gemere, «è da stamattina che mi tieni alla larga dalla Zona Zen. Che succede?»

Balliamo questo tango senza mai perderci di vista. Se devo dirla tutta, sono molte le bugie. Come il mio cognome. Non faccio Romano, ma Morabito e mio padre gestisce un'agenzia governativa fuori controllo che recluta persone pronte a morire per dare loro una nuova possibilità, facendole diventare criminali addestrati.

𝐓𝐡𝐞 𝐌𝐞𝐝𝐣𝐚𝐲𝐬 ➳ ᴍᴀғɪᴏsɪ ʀɪʙᴇʟʟɪ [Primo Volume]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora