Capitolo 47

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Antonia

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Antonia

Sicilia ➳ Palermo.
Isole delle Femmine.

Sono rimasta su quest'isola visto che volevo stare accanto a mio fratello, ma al momento l'ho lasciato solo con Adalgisa. Chiudo il battente della camera che Oranius gli ha dato per poter riposare e mi reco giù. Faccio le scale e arrivo in sala.

Uno di quegli esseri mi annusa il braccio. Lo lascio fare, basta che non mi morde perché potrei lanciargli contro qualche fattura.

Mi concentro su Oranius, sfoglia un libro. Non riesco a leggere il titolo. Appena solleva quegli occhi scuri su di me mi blocca perfino il respiro. Chiude il tomo e lo lancia sul tavolo delle provviste. All'impatto i bicchieri tremano.

Lui stende un po' i piedi e appoggia il gomito sinistro sul bracciolo. Si sfiora le labbra e poi accavalla la gamba, continuando a fissarmi, come se mi stesse studiando.

Il Virus non lo ha reso un "selvaggio" come tutti gli altri che non sanno nemmeno più parlare. È l'unico che riesce a fare un discorso serio, ma è pallido, come se fosse un vampiro.

«Dov'è mia sorella?» gli chiedo, avvicinandomi. Mi fermo davanti a lui, sperando di ottenere una risposta.

«Ben nascosta. Tranquilla, sa come divertirsi. Ha preso da te, ma è più pazza.» ammette, «hai intenzione di rimanere lì per il resto della tua inutile vita?» chiede e rimette il piede a terra. Stringe i braccioli e si alza, mostrandomi i suoi addominali che si intravedono al di là del kimono nero che si è messo prima.

I pantaloni sono di raso, come il kimono.

Avanza e una volta faccia a faccia mi sfiora la guancia sinistra con le nocche e ferma la mano sulla mia clavicola. Ascolta il mio battito cardiaco che al momento va rapido.

«Ho una stanza anche per te se vuoi riposare.» aggiunge.

«Basta che tieni le mani a posto.» gli dico, spostandogli il braccio, cosicché smetta di toccarmi.

Ci guardiamo negli occhi e lui alza sempre l'angolo della bocca, come se questa situazione lo diverte. Mi vuole mettere in difficoltà di proposito. È uno stronzo. Il Virus lo ha reso più infame.

Mi sorpassa e mi giro per seguirlo. Mi accompagna ai piani superiori e poi nella mia stanza. Osservo il letto a baldacchino con delle tende di seta bianche. Si muovono a causa del vento che entra dalla finestra e le fa scompigliare.

C'è un cassettone di fronte al letto e lo specchio sopra. L'armadio alla mia sinistra e vicino la porta finestra, a destra, c'è un baule con tanto di centro e un bel vaso d'oro.

Le lenzuola sono nere, anch'esse di seta.

«È la tua stanza, vero?»

«Già. Tranquilla, dormirò sulla poltrona.» dice. Chiude il battente e va a sedersi sulla poltrona. Mi avvicino al letto e tolgo le fondine dalle cosce.

𝐓𝐡𝐞 𝐌𝐞𝐝𝐣𝐚𝐲𝐬 ➳ ᴍᴀғɪᴏsɪ ʀɪʙᴇʟʟɪ [Primo Volume]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora